Lo sviluppo dei 40 Gbps

Dimostrata la fattibilità di un cavo in rame in grado di supportare 40 Gbps su distanze fino a 30 metri e oltre. Giampiero Sforte, responsabile di Commescope in Italia, Grecia e Cipro, ci illustra i vantaggi del cablaggio del futuro.

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a cura di Gaetano Di Blasio

Lo sviluppo dei 40 Gbps

Si può fare dunque. Un risultato importante, perché, "qualsiasi applicazione inizia a diffondersi in maniera significativa, nel momento in cui è disponibile a basso costo o, in questo caso, quando sarà accessibile su rame", come ci spiega Sforte, che aggiunge: "Sta avvenendo per il 10 Gbps e avverrà per i 40, che oggi sono limitati a brevissime distanze, in pratica solo per estensioni del backplane o, al massimo fino a 7 metri, all'interno del rack con impiego di transceveir".

Per distanze maggiori, oggi si deve passare alla fibra ottica, molto più costosa, ma tra "qualche anno il cablaggio categoria 8 comincerà a diffondersi", sostiene Sforte. Tempi di standardizzazione permettendo, perché Commscope sarà pronta con i prodotti qualche tempo prima, forse per fine anno o per l'inizio del 2014.

Al momento ci sono due gruppi al lavoro sullo standard, con approcci differenti presso ISO ed EIA/TIA e visioni diverse sulla gamma di frequenza da impiegare: da 16 MHz a 2 GHz, la prima, limitata a 2GHz, la seconda.

Come accennato, l'azienda ha una certa esperienza di standard in quest'ambito, a partire dal primo cablaggio strutturato, inventato nel 1985, o dal cavo categoria 3 del 1991.

La dimostrazione effettuata, in realtà, ha già superato i limiti che si prevede saranno inseriti nelle specifiche normative. L'IEEE aveva infatti fissato a 30 metri la distanza da coprire, ma in una dimostrazione per l'EIA/TIA, i tecnici di Commscope sono arrivati a 50 metri.

Gli obiettivi principali, peraltro, erano altri due: utilizzo di un cavo a 4 coppie e di un connettore RJ45. "Questo per garantire la retro-compatibilità e salvaguardare gli attuali investimenti in macchine da 10 Gbps, mentre si installa un'infrastruttura pronta per i 40", ci spiega Sforte, continuando: "L'IEEE vede l'applicabilità all'interno del data center, dove serve superare il limite dei 7 metri, consentendo di supportare applicazioni 'end of row' o anche 'middle row', senza dover inserire troppi apparati: in altre parole, pochi salti e ottimizzazione in termini di numero di porte e concentrazione delle stesse".

Tornano alla mente i tempi in cui andavano installati i repeiter per installare una LAN e si comprende l'aspettativa per un'infrastruttura che dovrà supportare l'enorme e complesso traffico previsto nei data center del prossimo futuro, dove 'suoneranno le orchestre del cloud', con applicazioni in movimento (e non solo all'interno di un unico data center).

Attese che Commscope conta di non deludere e, per questo, collabora con tutto l'ecosistema attorno ai 40 Gbps, compresi gli ISV (Independent Software Vendor), affinché i nuovi sistemi siano in grado di supportare quanto desiderato o, meglio, per convergere verso una soluzione efficace e funzionale.

A tal riguardo, Sforte ricorda l'impegno della società, che "punta a prestazioni di fascia alta, per garantire all'utente finale ritorni in termini di produttività, grazie a canali di comunicazione esenti da errori e per assicurare il supporto degli sviluppi futuri". Perché, continua il manager, il cablaggio, una volta installato, ci si aspetti duri molto di più dei dispositivi di rete: almeno due o tre generazioni degli stessi deve 'reggerli'.

Da questo punto di vista, il cavo categoria 8 presenta importanti vantaggi, ci spiega sempre il manager italiano, perché permette di realizzare schede di rete a costi molto più bassi, con frequenze che abbattono i consumi, candidandosi anche al ruolo di standard de facto. Mentre altre soluzioni possono porre problemi realizzativi ai produttori di transceiver e di NIC (Network Interface Card).