Cybereason , Ransomware Report 2022: il vero costo per le attività

Dal nuovo studio di Cybereason emerge che le organizzazioni pagano più volte il riscatto

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a cura di Antonino Caffo

Cybereason ha rilasciato i risultati del suo secondo report annuale sul ransomware, che aiuta a comprendere meglio il reale impatto sulle organizzazioni in un anno di attacchi senza precedenti.

Lo studio Ransomware Report 2022: il vero costo per le attività, condotto su 1.456 professionisti della cybersecurity a livello globale, rivela che il 73% delle organizzazioni ha subìto almeno un attacco ransomware negli ultimi 24 mesi, con un aumento del 33% rispetto al report del 2021 (che aveva registrato una percentuale del 55%).

Dall’indagine emerge ancora una volta che "pagare non paga", poiché l'80% delle organizzazioni che hanno pagato il riscatto sono state colpite dal ransomware una seconda volta, con il 68% che ha affermato che il secondo attacco è arrivato meno di un mese dopo il precedente e gli attori delle minacce hanno chiesto un importo di riscatto più elevato.

Quasi il 7% delle organizzazioni ha pagato un terzo riscatto e l'1% ammette di aver pagato quattro volte. In Italia, ad essere colpite una seconda volta sono state il 56% delle 100 aziende intervistate: il 36% ha pagato il secondo riscatto, che nel 78% dei casi è risultato più alto rispetto al primo riscatto.

E quali sono state le perdite più ingenti? Tra le aziende italiane, il 42% è stato costretto a chiudere del tutto o temporaneamente la propria attività, il 38% è dovuto passare ai licenziamenti. Interessante lo spaccato che chiarisce qual era l’interesse degli attaccanti.

Le gang ransomware che hanno colpito le aziende italiane erano interessate per lo più ai dati dei clienti (50%), alle credenziali degli account (39%), alle informazioni di identificazione personale (28%) e alla proprietà intellettuale e ai segreti industriali (21%).

La percentuale più alta di aziende che hanno una assicurazione cyber che copre da attacchi ransomware è dell’Italia (97%), piuttosto comprensibile per il fatto che il nostro è tra i primi Paesi più colpiti al mondo da questo tipo di attacchi. Dal report emerge infatti che l’89% di aziende italiane intervistate è stata attaccata negli ultimi 24 mesi, preceduta solo da Giappone (94%) e Sudafrica (90%).

Il Ransomware Report 2022 ha inoltre rivelato che tra le organizzazioni che hanno deciso di pagare il riscatto per riottenere l'accesso ai propri sistemi crittografati, il 54% ha riferito che alcuni o tutti i dati sono stati danneggiati durante il processo di recupero, rispetto al 46% nel 2021, con un aumento del 17% anno su anno.

Questi risultati avvalorano la tesi per cui non conviene pagare gli attaccanti ransomware: le organizzazioni dovrebbero invece concentrarsi su strategie di rilevamento e prevenzione delle minacce per porre fine agli attacchi ransomware nelle prime fasi, prima che i sistemi e i dati critici vengano messi a rischio.

"Gli attacchi ransomware sono eventi traumatici e quando le gang ransomware attaccano una seconda, terza o quarta volta nel giro di poche settimane, possono mettere in ginocchio un'organizzazione intera. Implementare soluzioni anti-ransomware efficaci è più facile a dirsi che a farsi e gli hacker lo sanno".

"Dopo essere state colpite per la prima volta da un attacco ransomware, le organizzazioni hanno bisogno di tempo per valutare la propria posizione di sicurezza, determinare quali sono gli strumenti giusti da implementare e, quindi, trovare il budget per pagarli. Le gang ransomware lo sanno ed è il motivo principale per cui colpiscono di nuovo rapidamente", ha affermato Lior Div, CEO e co-fondatore di Cybereason.