Cybersecurity per lo Smart Working

Marco Urciuoli, Country Manager di Check Point Software Italia, ci parla di come mantenere in sicurezza i dati aziendali delocalizzando le varie attività.

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a cura di Giacomo Todeschini

Editor

Gli ultimi mesi hanno sdoganato lo smart working, rendendolo una modalità di lavoro imprescindibile per tantissime aziende, che hanno così anche aumentato la propria produttività. Ma come è possibile
mantenere in sicurezza i dati e le informazioni aziendali delocalizzando le varie attività?

A intervenire sull’argomento, in questa puntata di Imprenditori in Video per Social Video Marketing con Manabe Repici, è Marco Urciuoli, Country Manager di Check Point Software Italia, azienda israeliana produttrice di prodotti e servizi per aumentare la sicurezza informatica.

Marco Urciuoli, prima di entrare in Check Point Software nel 2011, ha lavorato per numerosi altri player del settore, come ad esempio Reply e Micro Trend, riuscendo così a consolidare le proprie conoscenze in materia di cybersecurity e a diventare un vero esperto.

Grazie alla sua grande esperienza in materia, Marco Urciuoli ci racconta la grande importanza della sicurezza informatica e come applicare i suoi principi al telelavoro, mostrandoci i rischi a cui si può andare incontro con questa modalità di lavoro. 

Sicurezza informatica e cybersecurity

Marco Urciuoli lavora nel settore della cybersecurity da oltre 20 anni, dopo aver iniziato come sistemista e, prima di diventare Country Manager di Check Point Software, ricoperto i ruoli di account manager e direttore commerciale.

Un percorso che gli ha permesso di fare esperienza nel settore enterprise, dove per Check Point Software si occupa di definire e impostare le strategie della società, assicurandosi che vengano eseguite nel modo corretto.

Ma cosa si intende esattamente per cybersecurity? Come affermato da Marco Urciuoli a Manabe Repici, si tratta di un sottoinsieme della sicurezza informatica. Mentre quest’ultima è l’insieme di tutti i prodotti, i procedimenti e le procedure messe in atto per mitigare i rischi informatici, la cybersecurity comprende “solamente” tutti quei prodotti messi a disposizione dai vari vendor per tale scopo.

Si tratta di un campo estremamente attuale, a causa soprattutto dello smart working. Il lavoro da casa è infatti oramai diventato una realtà per tantissime persone, che si ritrovano ora ad affrontare le proprie mansioni direttamente dalla propria abitazione.

Il passaggio allo smart working è stato ed è un processo che non riguarda solo i dipendenti, ma anche le aziende stesse. Aziende che, almeno in Italia, non erano tutte esattamente pronte a questo cambio di paradigma.

Marco Urciuoli, durante le consulenze negli ultimi mesi, ha trovato un tessuto imprenditoriale estremamente variegato. Tra aziende già pronte, che hanno basato fin dal principio la loro operatività sul cloud, ad altre sprovviste addirittura di VPN, gli interventi necessari per favorire l’adozione dello smart working sono stati spesso e volentieri complessi.

L’eliminazione del perimetro aziendale ha ad esempio reso obsoleti alcuni elementi di cybersecurity, rendendone necessari degli altri. I dispositivi privati dei dipendenti devono ora essere messi in sicurezza e bisogna anche fare appello al buon senso dei collaboratori.

Mentre smartphone e notebook possono infatti essere protetti, è possibile che, facendo una riunione in una sala di casa con altri dispositivi smart come una TV, il pericolo arrivi da questi e comprometta i dati e le informazioni presenti negli altri dispositivi. 

Come difendersi

Ma se un lavoratore partisse da zero con lo smartworking, quali sarebbero i consigli da seguire per assicurarsi una buona sicurezza? Come dichiarato da Marco Urciuoli a Manabe Repici, i passi da fare in tale situazione sono i seguenti:

  • Lavorare solo dopo essersi collegati a una VPN aziendale;
  • Aggiornare tutti i sistemi e dispositivi, assicurandosi del loro livello di sicurezza. Questo vale sia per i device aziendali che per quelli propri;
  • Creare un ambiente di lavoro in casa completamente sicuro, senza possibilità di contaminazione e attacchi esterni, come visto in precedenza ad esempio per la Smart TV;
  • Valutare tutte le possibilità di rischio presenti nelle varie situazioni e assicurarsi di avere buon senso;
  • Proteggere al meglio la propria identità: può sembrare un consiglio banale, ma è necessario utilizzare password complesse e sempre diverse.

Un aspetto che Marco Urciuoli ha voluto sottolineare a Manabe Repici durante Imprenditori in Video è poi quello relativo al fatto che è possibile ricevere attacchi da criminali più o meno esperti, per cui servono sistemi di protezione differenti.

Anche in tal senso a intervenire è il buon senso, con il consiglio di Marco Urciuoli che è quello di cercare di non farsi notare, non parlando ad esempio del proprio lavoro in luoghi pubblici, per evitare di farsi notare da “professionisti sospetti”.

La sicurezza informatica è quindi un ambito composto, oltre che di software e procedure, per buona parte da buon senso e dalla consapevolezza dei rischi. Il consiglio per le aziende, soprattutto ora che lo smart working è presente praticamente ovunque, è quello di fare awareness sull’argomento, spingendo per sensibilizzarne l’importanza al proprio interno.

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