Due anni alla nuova era "only mobile"

Con l'ultimo Insight dedicato all'Enterprise Mobility, NextValue traccia la via di un fenomeno veloce che porterà le aziende a "fare cose nuove in modi nuovi" dopo mesi e mesi trascorsi semplicemente a riformulare i processi per renderli mobile

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a cura di Claudia Rossi

Nessuna impresa può permettersi di arrivare ultima nella gara verso l'Enterprise Mobility. Una corsa veloce che secondo Alfredo Gatti, managing partner di NextValue, raggiungerà un importante traguardo tra soli due anni.

"Con il 2013 - ha commentato - è aumentato lo sforzo di trasformazione delle applicazioni aziendali, una fase che cederà presto il passo alla riformulazione dei processi in mobilità. Seguirà entro due anni una nuova era "only mobile": fino ad allora avremo solo fatto le stesse cose in modo diverso, da allora in poi faremo cose nuove in modo nuovo. Occorrerà una visione più ampia, in grado di ridisegnare le esperienze dei clienti e dei collaboratori, oltre alla capacità di gestire più strumenti e di scambiare in modo continuo idee con il mercato". 

A offrire l'occasione di sintesi sull'evoluzione del mondo mobile è stata la presentazione dell'ultimo Insight realizzato da NextValue, che ha approfondito il tema dell'Enterprise Mobility intervistando 160 Cio e It manager di grandi aziende italiane (un segmento di mercato che conta circa 1.000 realtà e contribuisce per il 68% sulla spesa It del nostro Paese). "Il 59% del panel - ha sottolineato Gatti - dispone già di una strategia mobile, sviluppata per poter cogliere tutte le opportunità che la mobility è in grado di offrire e che tutto sommato sembrano vincere sui tanti rischi da correre". 

Alfredo Gatti - managing partner di NextValue

Opportunità come una maggiore efficienza (52% degli  intervistati), una superiore produttività aziendale (50%), migliori relazioni con i clienti (27%) e la possibilità di ampliare il mercato di riferimento (16%) sembrano, infatti,  far valere la pena di affrontare i rischi legati alla sicurezza dell'informazione (32% degli intervistati) e a tecnologie e soluzioni ritenute ancora immature (11%). A fronte di ciò i Cio continuano comunque a vedere nella mobility più ostacoli che vantaggi.

"Se è vero  - precisa Gatti - che la mobilità è in grado di rispondere a nuove esigenze di business (57% degli intervistati - ndr), migliorare l'efficienza (46% - ndr) e la soddisfazione dei clienti (37% - ndr), essa pone anche numerosi ostacoli da superare come la disomogeneità nella gestione dei device (68% degli intervistati - ndr),  il costo (61% - ndr), la sicurezza dei dispositivi (43% - ndr), la carenza di policy (32% - ndr) e la mancanza di applicazioni verticali (24% - ndr)". 

Ostacoli, tuttavia, che i Cio dovranno imparare a superare, se è vero che nella metà delle aziende intervistate il budget a disposizione della mobility è in aumento e che è tutto nelle loro mani (82% dei casi). Incredibile che ad oggi solo il 29% delle grandi imprese del panel dichiari di disporre di Kpi per misurare le iniziative in quest'area, i cui dispositivi sono supportati totalmente in outsourcing solo nel 20% dei casi. 

"Un dato interessante - commenta Gatti - è poi emerso per quanto riguarda il Bring your own device. Infatti, il 43% delle aziende interpellate non permette ad alcun dipendente l'utilizzo di dispositivi personali per lavoro. Il Byod è quindi un fenomeno lontano. Da noi le organizzazioni preferiscono affrontare il problema ragionando con i telco, sfruttando strumenti come il leasing". 

In lenta crescita è invece la diffusione delle Enterprise mobile application, presenti già nel 70% dei contesti, anche se nel 57% dei casi con meno di cinque App.  "Siamo agli albori di questo trend - precisa Gatti -, soprattutto se si considera che fatto 100 il portafoglio applicativo di un'azienda le Enterprise mobile application pesano oggi solo per il 6%". La loro destinazione d'uso è rivolta soprattutto verso l'interno e dello sviluppo si conferma ancora una volta responsabile il reparto It.