Dynabook: la pandemia ridefinisce il ruolo dei team IT

Secondo l'azienda, la diffusione dell’home working ha messo i reparti dinanzi a nuove sfide per gestire ecosistemi ibridi

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a cura di Antonino Caffo

Prima della crisi pandemica, l'IT era parte essenziale in qualsiasi azienda. I dipendenti, dotati di tecnologie più connesse che mai, potevano contare sul ruolo dei reparti IT in locale.

Secondo Dynabook, questa è stata la tendenza fino a quando non è scoppiata la pandemia Covid-19. La maggior parte delle aziende era, infatti, equipaggiata per supportare un numero ridotto di lavoratori da remoto e solo in pochi avevano previsto il successivo aumento dei dipendenti in home working.

Durante la pandemia, i team IT hanno dovuto sostenere un flusso considerevole di richieste di supporto da parte degli utenti e le aziende hanno dovuto fare ancora più affidamento sui dipartimenti informatici, declinandoli però da remoto.

«Questa situazione rappresenta un’ulteriore sfida per il reparto IT. Avere dipendenti che lavorano in ufficio e altri da casa crea un ecosistema IT ibrido, rendendo necessaria la riorganizzazione delle risorse informatiche in ambienti on-premise e cloud, nonché la definizione delle policy di Bring Your Own Device» ha dichiarato Massimo Arioli, Business Unit Director Italy di Dynabook Europe GmbH.

«Gestire questo nuovo ecosistema significa che lo spazio d’azione dei team IT va oltre la struttura digitale, devono infatti garantire a ciascun dipendente la disponibilità delle risorse informatiche, indipendentemente da dove si trovino».

Durante la pandemia, i dipartimenti informatici hanno dovuto lavorare duramente per mantenere un'infrastruttura di rete sicura e affidabile e far fronte all'aumento della domanda.

Dato che si continuerà a lavorare da remoto, i team IT potrebbero aver bisogno di iniziare un processo di rafforzamento e re-skilling dei dipendenti in-house per soddisfare queste esigenze. Tuttavia, questa è solo una parte della soluzione. È fondamentale evitare perdite di produttività ed economiche a causa dei problemi di connettività.

«Questo riguarda anche i dispositivi dei dipendenti, quindi i manager IT che investono nel nuovo hardware per equipaggiare la forza lavoro dovrebbero considerare i device dotati delle più recenti funzionalità WiFi e Bluetooth e di sufficienti connessioni periferiche, come le porte HDMI e USB».

«Oggi è fondamentale avere anche una videocamera affidabile, audio di qualità e ventole silenziose, visto il crescente utilizzo delle soluzioni di videoconferenza» ha aggiunto Arioli.

La sicurezza rimane una questione chiave per l’IT. Ora che i dati sono fuori dal controllo dell'azienda, aumenta il rischio che vengano compromessi o persi. Il BYOD non è un concetto completamente nuovo, però la sua importanza è notevolmente aumentata durante la pandemia.

In questo contesto è cresciuto il numero di dipendenti che tenta di accedere in remoto alle reti aziendali e ai dati potenzialmente sensibili utilizzando i propri dispositivi. Con una strategia BYOD, i team IT hanno poco controllo.

Questa situazione ha spinto i responsabili IT a coordinarsi con i team di sicurezza informatica e a diventare esperti di cybersecurity per stare al passo con le potenziali minacce.

Molti hanno dovuto rapidamente ampliare il proprio team e aumentare gli investimenti in tecnologie per la protezione dei dati aziendali e dei dipendenti.

«Queste soluzioni di gestione dei dispositivi mobili, progettate per garantire la sicurezza sia dei dati sia dei dispositivi aziendali, sono spesso integrate nei prodotti e hanno un costo aggiuntivo minimo o addirittura nullo».

«Per proteggere il dispositivo stesso, sono utili gli strumenti biometrici come ad esempio il lettore di impronte digitali. Anche altre soluzioni come Zero Client possono offrire un supporto fondamentale, in questo caso per esempio memorizzando le informazioni sensibili su un sistema centrale basato sul cloud. Così, se un dispositivo viene perso o rubato, i dati rimangono al sicuro» ha concluso Massimo Arioli.