HPE Aruba: l'adozione NaaS punta al +41%

In risposta all’emergenza Covid-19, si cercano sempre più infrastrutture agili e automatizzate per gli ambienti di lavoro ibridi

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a cura di Antonino Caffo

In risposta alla pandemia, secondo una ricerca di Aruba, società di Hewlett Packard Enterprise, nei paesi EMEA i responsabili IT hanno aumentato gli investimenti a favore di tecnologie di rete basate su cloud e su AI nel definire i piani di ripresa del business.

È quanto emerge dalla nuova ricerca "Preparing for the post-pandemic workplace": i responsabili IT sono impegnati a rendere operativa una forza lavoro altamente distribuita e a gestire la diffusione di un workplace ibrido – un ambiente in cui le persone hanno bisogno di spostarsi per lavorare nei campus, a casa e in giro – e stanno valutando come evolvere le proprie infrastrutture di rete e abbandonare gli investimenti di capitale a favore di soluzioni che possano essere consumate "as a service".

La percentuale media di servizi IT consumati su abbonamento è destinata ad accelerare fino al 41% nei prossimi due anni, passando dal 29% del totale di oggi al 41% del 2022, mentre le aziende che consumano la maggioranza (oltre il 50%) delle proprie soluzioni IT in modalità ‘as a service’ aumenteranno di circa il 74% nello stesso arco temporale.

«Di fronte alla diffusione di un workplace ibrido, ai responsabili IT è chiesto di garantire un delicato equilibrio tra flessibilità, sicurezza e convenienza economica all'edge» ha detto Morten Illum, Vice President di Aruba, società Hewlett Packard Enterprise.

«Il workplace è cambiato in modo significativo e per poter supportare le nuove norme come il distanziamento sociale e le esperienze contactless, gli uffici devono essere dotati di una tecnologia che garantisca connettività, sicurezza e supporto a livello enterprise».

«È sempre più evidente come, per sostenere queste nuove esigenze in uno scenario finanziario difficile, i responsabili IT siano attirati dai vantaggi economici e dai minori rischi offerti da un modello su abbonamento».

La ricerca, che ha coinvolto 2.400 ITDM di oltre 20 Paesi e di otto settori economici, analizza come hanno risposto alle esigenze dell'IT e del business a seguito del Covid-19, sulle decisioni di investimento e sui modelli di consumo attualmente considerati. «Poiché le necessità di clienti e dipendenti sono cambiate così profondamente negli ultimi mesi, non sorprende che i responsabili IT cerchino soluzioni più flessibili» prosegue Illum.

«L'esigenza di agilità e flessibilità nella gestione della rete non è mai stata tanto sentita e ora è fondamentale garantire che le aziende riducano la complessità della rete per offrire agli utenti un’esperienza sicura e senza interruzioni».

«La pandemia ha indotto molte organizzazioni a ripensare i propri investimenti nell'infrastruttura IT per creare modelli di business agili, adattabili e adatti allo scopo. Sebbene la pandemia abbia avuto un evidente impatto negativo sui progetti in corso, la ricerca suggerisce che essa potrà anche catalizzare gli investimenti a medio termine per dare impulso alle tecnologie di rete parallelamente a un passaggio verso modelli di consumo più flessibili che limitino l'immobilizzo di capitale».