Sicurezza ambientale e controllo dell'identità sono aspetto critici per le aziende. Il problema che però un CIO si trova ad affrontare, e a dover risolvere, è che la semplice identificazione basata su smart card o password, oltre a complicare la vita perché le card possono essere smarrite e le password devono essere complesse, modificate di frequente, eccetera, espongono comunque a furti, frodi o, per le card, a una loro duplicazione.
E' un problema che ha portato a sviluppare tecnologie che percorrono altre strade, quelle della identificazione biometrica. Con queste tecnologie non ci si deve più preoccupare di dove si è scritta la password o lasciata la smart card, perchè i relativi dati li portiamo sempre con noi e sono l'impronta digitale, la conformazione dell'iride o la configurazione venosa della mano.
Come funziona il riconoscimento venoso di PalmSecure
In pratica, la biometria è la nuova frontiera della sicurezza e della protezione dell'identità, perché non può essere dimenticata ne tantomeno trafugata. In particolare, osserva Fujitsu, l'identificazione venosa della mano rappresenta al momento la punta avanzata tra le tecnologie per una identificazione sicura.
Ad esempio, osserva, test in field hanno evidenziato come il riconoscimento venoso sia di 5 ordini di grandezza più sicuro del riconoscimento facciale, 3 del pattern vocale, 2 del riconoscimento delle impronte digitali e migliore persino del riconoscimento della retina.
Come opera il riconoscimento venoso e quali sono le sue possibilità di applicazione è illustrato in un approfondito documento che ne espone i concetti e le tecnologie che lo implementano.
Le tecnologie che Fujitsu ha sviluppato in proposito sono state inglobate in una soluzione, PalmSecure, che è disponibile sia in modalità stand alone per l'accesso ad esempio ad aree riservate come i data center, che inglobata in ATM, cash despencer o alcune delle sue famiglie di notebook. Ma i casi di possibile utilizzo sono moltissimi ed è una tecnologia che, evidenzia, ha alle spalle un lunghissimo periodo di positivo utilizzo in field, che per alcuni settori arriva a sei anni.