Avatar di Antonino Caffo

a cura di Antonino Caffo

Il Porta Vendite Pubbliche è una piattaforma dove il Ministero della Giustizia carica i documenti relativi a procedimenti di espropriazione forzata. Il brutto della questione è che questi finiscono sul cosiddetto PvP senza alcuna forma di anonimizzazione.

Basterebbe infatti una ricerca in chiaro su Google per dare risultati che puntano proprio al sito, facilmente raggiungibili e lesivi di ogni basilare forma di privacy dei cittadini. I nomi e cognomi delle inserzioni di vendita sono dunque visibili da chiunque, un bel problema.

La questione è che per molti dei file non sono stati rimossi i dati personali dei connazionali sottoposti a procedura esecutiva. Per altri, gli stratagemmi sono creativi ma poco funzionali: carattere bianco impostato da Word o un'evidenziatura in nero, raggirabile semplicemente passando con il mouse sopra i testi camuffati. Nomi, indirizzi, codici fiscali e recapiti sono ben lontani dal concetto di crittografia.

Ovviamente Google è in grado di leggere l’intero contenuto del testo, pure se colorato in bianco, per poi indicizzarlo. Mentre i più "scaltri" possono scaricare i file, convertirli, e poi rendere in chiaro quando trasformato in altri colori.

La notizia è divenuta pubblica dopo che l’avvocato Enrico Ferraris ha avviato un esposto all’Autorità garante per la protezione dei dati personali. Nella sua comunicazione, il professionista segnala che “la diffusione è tutt’ora in corso e va avanti da alcuni anni, a seconda della data di pubblicazione dei singoli annunci e relativi allegati (i primi presenti sul PVP risalgono alla seconda metà del 2017, mentre sui siti dei Gestori delle Vendite e su quelli autorizzati alla pubblicità si trovano documenti pubblicati antecedentemente)”.

Dalla segnalazione di febbraio, i file sono ancora lì disponibili, in chiaro anzi, "oscurati" come nemmeno un bambino farebbe.