Il rinnovamento tecnologico delle aziende passa per il canale

Un'indagine di Colt rivela che il 72% delle aziende europee intervistate pensa di avere un deficit tecnologico che dovrà colmare nei prossimi due anni. Il canale avrà un ruolo fondamentale in questo processo

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a cura di Paola Saccardi

Per mantenersi al passo con la concorrenza e far crescere il proprio business le aziende non possono esimersi dall'innovazione tecnologica che offre gli strumenti necessari per raggiungere gli obiettivi prefissati.

Tuttavia molte aziende vivono un vero e proprio gap tecnologico, o deficit, tra la tecnologia che potrebbe aiutarle e la reale infrastruttura di cui dispongono perché non viene dedicato abbastanza budget al rinnovamento.

Colt Technology Services ha commissionato una ricerca proprio per indagare quanto pesa questa situazione sulle aziende e ha scoperto che il deficit tecnologico riguarda quasi tre quarti (il 72%) delle aziende europee intervistate. 

La ricerca è stata condotta a livello europeo in Gran Bretagna, Francia, Paesi Bassi, Belgio, Svizzera, Spagna e Germania oltre che in Italia, dove sono stati intervistati 107 responsabili italiani di sistemi informativi per determinare in che modo le aziende supportano il proprio business e se l'infrastruttura tecnologica di cui dispongono è in grado di sostenere gli obiettivi futuri, tenendo in considerazione anche la necessaria flessibilità aziendale.

Dalle risposte dei CIO è emerso che il 73% delle aziende italiane ritiene di subire un deficit tecnologico in cui l’infrastruttura tecnologica esistente non è adatta a fornire servizi flessibili per soddisfare i propri clienti. Il Paese che si sente meno impreparato da questo punto di vista è la Spagna, con il 62% delle imprese che dichiara essere di fronte a un deficit tecnologico, rispetto all’81% dichiarato, per esempio, dalle imprese tedesche. 

Secondo i due terzi ( il 66%) delle aziende europee intervistate sarà il canale ad avere in futuro un ruolo importante nel colmare questo gap tecnologico. Tanto che dalla ricerca emerge che i rivenditori sono già percepiti dal 76% delle aziende come partner piuttosto che come semplici fornitori di tecnologia.

Altro dato interessante è che il 63% degli intervistati vede benefici nel modello di fornitore unico che offre una gamma di diversi servizi IT e opzioni infrastrutturali. Questo si traduce in nuove opportunità per i consulenti IT e i reseller a valore (VAR) che decideranno di offrire un portafoglio completo di soluzioni, piuttosto che singoli servizi ai clienti.

Tra l'altro emerge anche che la maggior parte delle aziende europee ritiene che la propria infrastruttura dovrà essere aggiornata nei prossimi due anni per soddisfare le future esigenze di business. Aggiornamento che riguarderà i servizi voce e comunicazioni (88%), l’infrastruttura del data center (90%) e le infrastrutture di rete (85%).

Il canale avrà quindi un ruolo importante in questa fase di ammodernamento delle imprese europee, le quali, a detta dei CIO intervistati, stimano che se entro un anno scarso ( 260 giorni in Italia e 289 giorni di media in Europa) le aziende non effettueranno investimenti per colmare questo deficit tecnologico, non saranno più in grado di soddisfare i propri bisogni futuri e restare competitive.

Difatti soltanto il 23% dei CIO italiani crede che l’infrastruttura attuale sia idonea a sviluppi futuri, mentre la media europea è del 26% con un picco del 34% per il Regno Unito.

La strada verso la modernizzazione dell'azienda passa secondo il 64% dei CIO italiani per la semplificazione dell'infrastruttura tecnologica, mentre per poco più della metà di loro (il 56%) il successo dell’azienda è legato all’innovazione di prodotto o servizio.

In conclusione, dalla ricerca di Colt è emerso che in futuro le aziende si orienteranno più verso l'acquisto di servizi, in particolare inseguendo una maggiore flessibilità nel modello di business e negli accordi commerciali con i fornitori, con una ricerca nella semplificazione dei processi nell'ottica di una migrazione verso il cloud.