In Italia mancano le competenze digitali

Presentati i dati 2015 dell'Osservatorio delle competenze digitali: l'offerta di figure professionali non soddisfa le necessità delle aziende

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a cura di Paola Saccardi

Nel nostro Paese mancano le figure professionali con le competenze digitali che servono alle aziende. È quello che ha dimostrato lo studio condotto dalle principali associazioni ICT (AICA, Assinform, Assintel e Assinter Italia) e promosso dall'Agenzia per l'Italia Digitale (AgID) grazie alle attività dell'Osservatorio Digitale. La domanda delle aziende non è soddisfatta dall'offerta di figure professionali adeguate a causa della mancanza di una strategia che coinvolga in modo più sinergico formazione e imprese.

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Da una parte i risultati dello studio dell'Osservatorio delle Competenze Digitali indicano che aziende e Pubblica Amministrazione sono altamente consapevoli (80-90% dei rispondenti) dell'impatto della "digital transformation" e della necessità di adeguare le competenze digitali ai nuovi trend del settore (mobile, digitalizzazione di flussi e processi, business analytics, IoT, cloud computing, evoluzioni Web, pagamenti elettronici). Dall'altra il livello di copertura delle competenze (definite sulla base del sistema europeo e-Competence Framework), misurato come simultanea presenza di tutte le componenti necessarie, varia dal 73% delle aziende ICT al 67% delle società in house delle Regioni e Province Autonome al 48% delle aziende utenti, per poi scendere al 41% nella PA Centrale e al 37% nella PA Locale. 

I profili più ricercati nelle aziende ICT, invece, sono il Security Specialist, l'Enterprise Architect, il Business Analyst. Nelle aziende utenti e nella PA sono il CIO, il Security Manager, il Database Administrator e il Digital Media Specialist, l'Enterprise Architect, il Business Information Manager, l'ICT Consultant e il Business Analyst. 

Sempre dallo studio condotto emerge che i canali più utilizzati per il reclutamento sono per le aziende ICT il network personale-professionale (70% circa delle aziende interpellate), mentre per le aziende utenti sono le società di ricerca e selezione (più del 50% delle aziende utenti) e nella PA si ricorre soprattutto al concorso pubblico (100% della PA Centrale e oltre l'80% della PA Locale). 

A livello di formazione le lauree più accreditate per avere le competenze digitali richieste dal mercato sono Informatica/Scienza dell'Informazione, insieme ad altri indirizzi di Ingegneria. L'apprezzamento si attesta intorno all'80% degli intervistati. Per l'80% delle aziende informatiche risulta inoltre fondamentale un sistema di certificazione delle competenze tecniche. 

Un aspetto che invece riguarda l'andamento del mercato è quello delle retribuzioni del settore ICT che risultano più basse rispetto alla media generale. Sono in particolare i livelli decisionali a subire maggiormente questo calo (dirigenti -1,2%, quadri -2,9%), mentre se la cavano meglio gli impiegati (+3,6%). Nel 2014 c'è stato qualche segnale di miglioramento: la retribuzione media nel 64% dei casi è stata superiore all'1%; nel 24% un calo tra l'1% e il 5%; nel 12% dei casi nessuna variazione sensibile. 

Infine, per quanto riguarda il rapporto formazione e mondo del lavoro, lo studio rivela che il 60% delle aziende (ICT e utenti) e degli Enti ha rapporti continuativi con il mondo accademico, al fine di accedere alle risorse già formate per attività di stage, nonché di supporto a tesi di laurea sperimentali. Non sembra, invece, sufficiente la percentuale di realtà che partecipa ai comitati di indirizzo dei corsi di studio. Per esempio i rapporti con gli Istituti Tecnici/Istituti di Istruzione Secondaria sono scarsi: solo il 27,3% delle aziende ICT e il 22% di aziende utenti ed Enti Pubblici li dichiarano.

Ancora a dimostrazione che manca un piano strategico e congiunto in grado di favorire una collaborazione continuativa tra le imprese e il sistema formativo per creare le competenze necessarie a sostenere la crescita economica  del Paese.