Indagine InfoJobs: l'importanza della formazione anche in pandemia

Il 52,3% delle aziende ha risposto al lockdown trasformando i corsi in e-learning, mentre per la ripresa il 63% riprenderà il piano formativo mantenendo struttura e investimenti pianificati

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a cura di Antonino Caffo

Per prepararsi alla Fase 2, l’Italia ha cercato sin dallo scoppio dell’emergenza dovuta al Covid-19, soluzioni e modi per superare gli ostacoli e la formazione ha ricoperto ancora una volta un ruolo importante, nonostante le difficoltà e le necessità di riprogrammare tempi, modi e contenuti. Per capire come sia stata affrontata e gestita la formazione e prospettare scenari futuri sul tema, InfoJobs ha realizzato una nuova indagine, interrogando aziende e dipendenti.

Il 52% delle aziende intervistate, ha dichiarato di aver offerto ai propri dipendenti corsi online, mentre il 48% afferma di aver trasformato i corsi previsti in forma online, dimostrando una pronta capacità di adeguamento alle necessità contingenti, mentre il 20% aveva già consolidato un sistema di e-learning prima della pandemia.

Il 16% delle aziende ha invece attivato ex-novo opportunità su competenze hard e soft per permettere ai dipendenti di investire sulla formazione, nonostante la situazione del paese. Chi non ha proposto corsi per il personale (48% delle aziende intervistate), imputa la causa alla chiusura forzata per l’emergenza Covid-19 (32,5%), o perché prediligono il contatto di persona della formazione tradizionale (25,6%), oppure perché non hanno attive politiche di formazione aziendale (21%).

Anche per i lavoratori l’acquisizione di nuove competenze è importante. A fronte di un 83,6% dei lavoratori intervistati che dichiara di non aver ricevuto proposte di formazione dall’azienda, sono molti i lavoratori che hanno deciso di approfittare di questo “tempo sospeso” per investire autonomamente in formazione (55%), per migliorare le proprie competenze tecniche (20%), per potenziale le proprie soft skills (19,6%) ma anche semplicemente per approfondire passioni e interessi (15%). Il restante 45% dei lavoratori invece non ha usufruito di corsi di formazione, principalmente per la mancanza di tempo.

La fruizione di un percorso di apprendimento da remoto è stata una soluzione necessaria durante il lockdown e ha dato spunto a una riflessione sul futuro della modalità di formazione, in presenza oppure online. Oltre il 55% delle aziende è propenso ad adottare formazione a distanza, perché considerata più efficace (25%), più conveniente (20%) e, dato interessante, la preferita dai dipendenti (11%).

L’e-learning ha quindi trovato nell’emergenza la grande opportunità di farsi conoscere e “testare” in maniera massiccia, tuttavia la modalità di apprendimento in presenza rimane al centro delle preferenze di un buon 36,5% delle aziende italiane, mentre una piccola parte (8,5%) non investirà più. Non a caso, in occasione dell’Indagine InfoJobs sui trend del mercato del lavoro 2020 condotta a gennaio 2020, il 27% delle aziende affermava che la formazione continua e tailor-made fosse un aspetto chiave per restare al passo con i tempi ed evolversi in linea con le rinnovate esigenze aziendali, creando nuove figure professionali specifiche che non esistono sul mercato e che possono essere formate solo on the job.

Questo aspetto viene ulteriormente confermato dalle imprese come fondamentale anche post Covid-19, perché il focus della formazione futura sarà soprattutto sul reskilling (20%) ovvero la riqualificazione del personale finalizzata ad adattare le risorse interne alle diverse attività e necessità di business.

Anche i dipendenti, come le aziende, preferiscono l’e-learning rispetto alla formazione tradizionale: 55% vs 44%. Per i più legati al concetto di presenza, sono vincenti fattori quali il confronto con gli altri (12,8%), il contatto umano (16%) e l’efficacia (15,6%). I più propensi alla modalità a distanza, invece, ravvisano in essa soprattutto la possibilità di usufruire dei corsi in ogni momento (32,6%) e la comodità di evitare gli spostamenti (19%).

Alle aziende, i lavoratori per la formazione post emergenza chiedono innanzitutto un piano personalizzato per un percorso di crescita professionale (56%), un potenziamento di investimenti (21%) ma anche la possibilità di essere coinvolti attivamente nella scelta (13,3%).

Filippo Saini, Head of Job di InfoJobs ha dichiarato: «La lezione del lockdown ha messo alla prova le aziende sulla propria capacità di ripensare all’organizzazione aziendale, alle competenze necessarie e alle skill nelle quali investire. È positivo il fatto che il 63% delle aziende voglia continuare a investire in formazione e il 23,3% sia pronto a dare ancora più spazio al miglioramento delle competenze interne, vedendo in esse un valore determinante per il business».