Questione di generazioni

Una ricerca di Vodafone evidenzia lo stato di adozione e percezione dello Smart Working e il suo impatto sulla produttività aziendale. I dati per l'Italia

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a cura di Giuseppe Saccardi

Uno scontro generazionale

La ricerca evidenzia, e la cosa non stupisce di certo, differenze significative tra gli approcci dei diversi paesi rispetto al lavoro flessibile. Il Regno Unito è ad esempio in pole position per quanto concerne la fiducia tra datori di lavoro e dipendenti. Solo l'8% dei datori di lavoro ha manifestato timori in merito a una diminuzione dell'impegno da parte dei propri dipendenti nel caso vengano implementate politiche di lavoro flessibile.

Per quanto concerne le procedure sulla sicurezza è invece interessante notare che il 52% dei dipendenti tedeschi intervistati ha rivelato di non essere a conoscenza delle politiche di sicurezza della propria azienda in merito al lavoro flessibile, contro il 23% dei lavoratori indiani. Passando invece alle modalità di svolgimento, il 71% dei lavoratori spagnoli intervistati usa il proprio smartphone per lavorare in modo flessibile fuori dal posto di lavoro rispetto al 38% nel Regno Unito e al 27% in Germania.

Vodafone   smart work  5   i risultati ottenuti da chi  ha avviato progetti

I risultati della ricerca

Lo studio rivela notevoli differenze generazionali. In primis, il fatto che i giovani tendono a utilizzare le tecnologie che abilitano il lavoro da remoto, tra cui i servizi cloud, di messaggistica avanzata e video conferenza, spontaneamente e senza problemi. Ne consegue che per il 72% dei giovani tra i 18-24 anni (la Z Generation o poco oltre) il lavoro flessibile migliorerebbe la qualità del loro lavoro. Diversamente, tra gli intervistati oltre i 55 anni (in pratica i nati negli anni sessanta) questa percentuale scende al 38%.

La situazione in Italia: una rosa con qualche spina

Venendo all'Italia, il 40% dei lavoratori italiani coinvolti nel sondaggio non ha ancora adottato politiche di lavoro flessibile, le quali sono state invece utilizzate dal 31% dei lavoratori, posizionando l'Italia al penultimo posto tra tutti i Paesi coinvolti nella ricerca, seguita solo da Hong Kong (22%).

Interrogati rispetto alla scarsa adozione di politiche di lavoro flessibile, il 38% degli intervistati risponde che esse non si conciliano con il proprio ruolo, il 43% preferisce l'attuale organizzazione, mentre il 9% pensa che potrebbe influire negativamente sulla propria carriera. Sono di certo  risposte che devono far riflettere riguardano la percezione che i dipendenti hanno della propria organizzazione.

Alla domanda "se fosse chiesto alla propria azienda di lavorare in modo più flessibile", il 34% dei dipendenti ritiene che i vertici rifiuterebbero la richiesta, il 25% accetterebbe ma con alcuni dubbi e solo il 16% lo adotterebbe senza riserve.

Vodafone   smart work   2   il framework pe rgestir eil cambiamento

I punti chiave per gestire il cambiamento

Infine, il 39% ammette di non aver scelto spontaneamente di utilizzare modalità di lavoro flessibile ma perché richiesto dall'azienda, mentre il 72% degli intervistati ritiene che questa modalità abbia ampio margine di miglioramento.

Il part-time (36%) e l'orario flessibile (37%) sono le opzioni maggiormente utilizzate dai lavoratori, seguite dalla possibilità di lavorare in altri luoghi, come per esempio da casa (22%). Il 42% degli intervistati dichiara di adottare regolarmente il lavoro flessibile e il 34% lavora da casa alcune volte durante la settimana, mentre il 21% lo fa una volta ogni due settimane.

Interessante notare che per il 54% degli intervistati, un miglior equilibrio tra vita privata e lavorativa è preferibile a un maggior guadagno (50%) nel momento in cui si è alla ricerca di nuove opportunità. Sia le aziende che i lavoratori, dunque, riconoscono i benefici offerti dal lavoro flessibile: per l'80% dei lavoratori migliora la propria vita personale e per il 91% dei datori di lavoro ha effetti positivi sull'azienda.

Il 42% sceglie il lavoro flessibile per migliorare l'equilibrio tra la propria vita privata e quella lavorativa: in particolare, il 32% degli intervistati lo ritiene un vantaggio per occuparsi meglio della famiglia mentre solo l'8%, a pari merito, lo sceglie per evitare la routine, ridurre i costi degli spostamenti lavorando quando e dove preferisce.

Il 42% dei lavoratori che già beneficiano del lavoro flessibile ha riscontrato un miglioramento dell'equilibrio tra vita personale e lavorativa: un miglioramento che si riflette sulla produttività, dal momento che l'84% delle aziende ha registrato un incremento della produttività dei lavoratori.

Per quanto riguarda i benefici generati dal lavoro flessibile, secondo il 47% degli intervistati esso produce effetti mediamente positivi sulla propria vita. Il 48% vede invece un miglioramento per l'azienda, mentre il 60% considera il lavoro flessibile come un'opportunità sia per il business che per i dipendenti. La qualità del lavoro prodotto (59%), la soddisfazione (69%), le relazioni con i propri colleghi (56%), amici e familiari (76%), la felicità personale (75%) sono tra gli aspetti più menzionati nell'indagare i benefici del lavoro flessibile.

Lo smartphone personale si riconferma il dispositivo più usato da chi lavora fuori dall'ufficio (58%), seguito dal PC desktop (27%) e dal notebook personale (23%). Da evidenziare invece che solo al 14% degli intervistati viene fornito lo smartphone aziendale (una percentuale che sale al 18% nel caso del notebook). Nota positiva: gli italiani risultano mediamente più tecnologici dei propri colleghi tedeschi e inglesi: il 40% utilizza soluzioni di audio e web conferencing senza problemi, il 38% di video conferencing e l'80% controlla regolarmente la mail da smartphone.