Logitech fotografa lo stato dell’arte del lavoro ibrido

Una ricerca condotta da Frost & Sullivan a livello globale sottolinea l’aumento degli investimenti in strumenti di collaborazione

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a cura di Antonino Caffo

Complice la pandemia e la diffusione dello smart working, il paradigma lavorativo diventa sempre più ibrido, ovvero una commistione di esperienze fisiche e virtuali che devono incontrarsi a prescindere da vincoli di spazio e di orario. Il lavoro ibrido mette al centro la persona e le permette di definire i luoghi in cui vivere l’esperienza: ufficio, casa, viaggio, biblioteca, coworking e molto altro.

Se questo fosse lo scenario del lavoro futuro, qual è la situazione attuale? Come si stanno muovendo le imprese e quali sfide stanno affrontando? Per rispondere a queste domande, Logitech ha reso noto lo studio condotto con il supporto della società Frost & Sullivan “Progetta soluzioni di collaborazione personale per la forza lavoro ibrida di oggi”, dal quale è emersa una fotografia dei cambiamenti occorsi nei mesi della pandemia e in cui si evidenziano le esigenze odierne dei dipendenti e le sfide degli IT manager, su cui incombe la responsabilità di abilitare il nuovo paradigma.

In termini generali, l’indagine rileva un’importante accelerazione degli investimenti in strumenti di collaborazione a livello globale. Emerge infatti che il 57% del campione preso in esame lo ha già fatto, mentre il restante 35% prevede di farlo nei prossimi due anni.

Questo testimonia non solo l’impegno delle imprese a supportare la forza lavoro ibrida, ma anche che i mezzi tecnologici – piattaforme e dispositivi hardware – non siano ancora perfettamente adeguati allo scopo. Tra le sfide da affrontare e vincere, il 65% degli IT manager cita quelle relative alla sicurezza dei dati, ma senza dimenticare lo scarso engagement dei dipendenti (56%), che si ripercuote su produttività ed efficienza.

“La situazione del mercato e la congiuntura economica e sociale che si è venuta a creare nel periodo post pandemia hanno accelerato la naturale evoluzione della Video Collaboration. È un settore nel quale abbiamo iniziato ad investire da alcuni anni e dove siamo riusciti a conquistare in breve tempo la leadership di mercato mondiale”, afferma Davide Bevilacqua, Head of Enterprise Italy di Logitech.

Per supportare un mondo che cambia, i responsabili IT e i dipendenti hanno bisogno di piattaforme di collaboration ma anche di tutto l’hardware a supporto, che comprende webcam personali, auricolari e cuffie con microfono.

Per gli IT manager, in particolare, è fondamentale ridurre la complessità di gestione dei dispositivi usati dai dipendenti e vogliono un pannello di controllo unificato, visibilità e sicurezza per dati e applicazioni. Per questo scalabilità, accessibilità, sicurezza e il modello a servizio tipici del cloud rappresentano un supporto adeguato a tali esigenze.

Nel post pandemia si è verificato un forte incremento (+350%) nell’uso del video come modalità di comunicazione. Per le aziende, diviene quindi necessaria la fornitura di prodotti pratici, semplici da usare e di qualità, che favoriscano la produttività quotidiana.

Secondo la ricerca, durante la pandemia il 56% delle aziende ha distribuito soluzioni per videoconferenze desktop a tutti i dipendenti, il 52% sistemi client voce e di Unified Communications e il 51% ha fornito cuffie con microfono.

Gli utenti finali, dal canto loro, chiedono strumenti di livello professionale, in grado di migliorare il comfort e di condividere facilmente audio, video e altri contenuti. Dispositivi che siano plug and play, ma che garantiscano anche un’ottima qualità della voce e del video durante le ormai onnipresenti video-call.

Non si dimentichi, infatti, che il 26% dei responsabili IT identifica con la facilità d’uso e la qualità le due principali caratteristiche assenti nelle attuali soluzioni di videoconferenza.

La ricerca parla chiaro, il lavoro da remoto non verrà meno. È significativo infatti che il 93% degli intervistati prevede che circa un quarto dei dipendenti possa continuare a lavorare da casa. Da questo scaturisce una conseguente revisione degli spazi aziendali (il 37% delle imprese li ridurrà) e un aumento per il 36% delle aree di condivisione (sale riunioni). Il 28% invece lavorerà completamente da remoto, a testimonianza di una trasformazione epocale che cambierà per sempre la concezione dell’esperienza lavorativa.

Il trend di crescita della modalità smart working ibrida è confermato anche dallo studio condotto a novembre 2021 dall’Osservatorio del Politecnico di Milano[1] dal quale è emerso che saranno 4,38 milioni i lavoratori che opereranno almeno in parte da remoto e questa norma sarà introdotta nell’89% delle grandi aziende, nel 62% delle PA e nel 35% delle PMI.

In ciascuna realtà il file rouge sarà quello di ristrutturare gli spazi di lavoro in modo da trovare il miglior equilibrio fra lavoro in ufficio e a distanza, con l’obiettivo di mantenere i benefici che sono stati messi in luce sia da dipendenti che dai datori di lavoro in termini di efficacia, efficienza e work life balance.