Luci e ombre del Social Business: 4 miti da sfatare

Richard Hughes, direttore della Strategia Sociale presso BroadVision, sfata quattro convinzioni che creano false aspettative sull'utilizzo delle emergenti modalità di organizzazione del lavoro e relativi strumenti informatici a supporto.

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a cura di Gaetano Di Blasio

Anche recentemente abbiamo avuto modo di esaltare le opportunità offerte dal social business, cioè dall'impiego di soluzioni improntate al social networking all'interno dell'azienda.

Analisti e operatori del settore sono tutti concordi nell'affermare che il social business aumenta la collaborazione e accresce la produttività.

Citiamo, in particolare, lo studio del McKinsey Global Institute risalente al luglio 2012, secondo il quale "le tecnologie sociali utilizzate all'interno dell'azienda sono potenzialmente due volte più efficaci rispetto alle attività sui social media rivolte verso l'esterno, e che inoltre possono migliorare del 20-25% la produttività dei cosiddetti Knowledge Workers", stando a quanto riporta Richard Hughes, direttore della Strategia Sociale presso BroadVision.

Richard Hughes, direttore Strategia Sociale di Broadvision

Negli Stati Uniti, però, dopo la prima fase d'esaltazione si sono moltiplicati i casi d'insuccesso e sono cominciate le critiche, come evidenzia lo stesso Hughes, che però ha pronta la spiegazione: "Nel ciclo di vita delle nuove tecnologie punti di vista contrastanti sono all'ordine del giorno".

Più precisamente, Hughes ricorda che Gartner descrive accuratamente questo fenomeno nel suo modello chiamato "hype cycle". Questo nel ciclo di vita delle tecnologie emergenti esiste una prima fase in cui l'elemento di innovazione tecnologica spinge all'adozione (technology trigger).

Successivamente, "si verifica un rapido picco generato da forti aspettative spesso esagerate (peak of inflated expectations), per poi ridiscendere altrettanto bruscamente quando si realizza che i benefici promessi erano 'gonfiati' o quanto meno difficili da raggiungere (trough of disillusionment), continua Hughes.

Il manager sottolinea che "nell'hype cycle, dopo questo periodo di disincanto vengono le fasi più significative (slope of enlightenment e plateau of productivity)".

È quindi il momento di focalizzarsi, perché "finalmente l'uso abituale della tecnologia inizia a dare veri risultati di business".

Questo momento di pragmatismo può essere raggiunto rapidamente, imparando a riconoscere le prime due fasi e a non farsi "distrarre" da innamoramento e disincanto.

Hughes identifica quattro aspetti relativi all'impiego del social business in azienda che rappresentano, a suo dire, altrettanti miti da sfatare per superare in un 'balzo' le prime due fasi dell'hype cycle.

Li descriviamo nelle prossime pagine.