Oracle "La Digital Transformation è un percorso, non un Big Bang"

Per governare la trasformazione digitale che attraverserà le aziende da qui a cinque anni, Oracle propone una ricetta basata su processi rivisitati in chiave cloud e un data center capace di offrire tutta la capacità computazione richiesta dai nuovi carichi di lavoro

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a cura di Claudia Rossi

"Stiamo vivendo un periodo di profonda trasformazione, in cui il digitale sta cambiando radicalmente le nostre abitudini, obbligando le aziende all'elaborazione di nuovi modelli di business più orientati ai servizi" esordisce così Fabio Spolentini, country leader e vp Technology di Oracle Italia, per spiegare l'impatto dirompente di una Digital Transformation che riguarda tutti e che da qui a cinque anni modificherà completamente lo scenario di mercato.

Fabio Spolentini - country leader e vp Technology di Oracle Italia

"Purtroppo oggi il senso d'urgenza relativo all'elaborazione di una strategia in grado di traghettare le imprese verso il Digital business, ossia verso l'uso di tecnologie digitali capaci di introdurre innovazioni di prodotto, di servizio e di processo, è ancora troppo poco diffuso, soprattutto in Italia" sottolinea il manager, presentando i dati di un'indagine elaborata dal Mit Sloan Management in collaborazione con Capgemini, secondo cui a livello mondiale solo il 27% degli executive ritiene che la Digital Disruption sia una questione di sopravvivenza.

"Eppure la trasformazione digitale sarà inevitabile - prosegue il manager - e per le aziende che intendono continuare a operare sul mercato è fondamentale mettere a punto già da oggi una strategia che identifichi un percorso: la Digital Transformation, infatti, non è un Big Bang, ma un journey".

E il primo passo per definire questo journey è capire il valore che risiede nei propri dati. Nel digitale, infatti, il business si gioca tutto sui servizi e per essere certi di offrire quelli giusti occorre affrontare il tema dei Big Data, aprendo nuovi canali con cui raccogliere sempre più informazioni da analizzare attraverso le risorse corrette.

"Ancora una volta un tema difficile a livello italiano - prosegue Spolentini -. Secondo Capgemini, infatti, a livello mondiale il 46% delle aziende investe in Digital skill, ma nelle imprese del nostro Paese quasi nessun Ceo può avvalersi di un Data Scientist per conoscere il valore dei dati che ha a sua disposizione".

Occorre, dunque, lavorare ancora allo sviluppo delle competenze: per questo Oracle ha recentemente promosso in collaborazione con la Luiss Business School, la scuola di alta formazione manageriale dell’Università Luiss, il Master in Big Data Analytics, un master universitario di II livello che si propone di formare figure professionali specializzate nell’analisi delle enormi quantità di dati oggi a disposizione delle aziende.

Per affrontare il tema dei dati occorre naturalmente disporre anche dell'infrastruttura adatta. "Nell'era del Digital Business il data center rappresenta un elemento abilitante che non deve essere solo performante e sempre disponibile, ma anche capace di gestire workload poco predicibili" sottolinea Spolentini, chiarendo come Oracle abbia costruito la propria offerta su queste stesse caratteristiche, portando sul mercato uno stack completo, best of breed, open e dalle performance estreme.

Emanuele Ratti - country leader della divisione Systems di Oracle Italia

"La Digital Trasformation impatta pesantemente sulla distribuzione dei workload e sulle capacità computazionali dei data center - precisa Emanuele Ratti, country leader della divisione Systems di Oracle Italia -. Se da una parte si riduce il carico transazionale, dall'altra carichi come il content serving e l’archiving crescono esponenzialmente. Questo ribilanciamento dei pesi avviene parallelamente alla richiesta di una pesante riduzione dei costi, che nel 2017 registrerà addirittura un calo del 38%", una quota di budget che la virtualizzazione non è in grado di assorbire.

"A tutto questo Oracle risponde con un percorso evolutivo indirizzato alla semplificazione - prosegue Ratti -, puntellato da abilitatori come la Oracle 3 Tier Architecture, la Oracle Virtual Network, le Virtual Computing Appliance, l'Enterprise cloud, ma soprattutto i Sistemi ingegnerizzati".

Ma la ricetta di Oracle per governare la Digital Transformation non si ferma qui. Passa anche dai processi, che secondo il vendor devono essere necessariamente rivisitati in chiave social, mobile e cloud. "Il cloud è fondamentale per un business digitale poiché è in grado di abbattere la complessità, è veloce, flessibile e standardizza i processi - precisa Spolentini -: non si può pensare di sviluppare un nuovo business usando le applicazioni tradizionali".

Più che un salto tecnologico, il cloud deve quindi essere inteso come vero e proprio abilitatore di business, capace di accelerare l’innovazione liberando budget e ridisegnando i processi in chiave moderna.

Giovanni Ravasio - country leader Applications di Oracle Italia

"Ma soprattutto riduce il time to market per il provisioning dei servizi, aprendo alle aziende la possibilità di fare test in pochi giorni e senza spese enormi" chiarisce Giovanni Ravasio, country leader Applications di Oracle Italia. Anche per questo si stanno moltiplicando sul mercato le esperienze degli utenti, che in Oracle trovano da questo mese un full cloud accessibile a tutti, anche da parte di realtà medio-piccole.

"In questo ambito i partner rappresentano per noi un fattore critico di successo - conclude Ravasio -, per questo mettiamo a loro disposizione tutti gli strumenti indispensabili per cogliere le opportunità che il mercato sta già offrendo, incluso un marketplace cui possono accedere senza fee e che garantisce loro una visibilità a livello mondiale".