Protezione dei dati: il nuovo regolamento UE solleva dubbi nelle aziende italiane

Una ricerca, commissionata da Trend Micro ad aprile 2014 a Vanson Bourne evidenzia come il 72% degli IT decision maker italiani mostra dimestichezza con la nuova normativa, ma solo il 41% crede in una sua efficace riuscita.

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a cura di Riccardo Florio

Arriva la nuova normativa UE per la protezione dati che punta al rafforzamento della tutela della privacy online e gli italiani si dimostrano aggiornati per il 72% rispetto a una media europea del 64%. 

Un dato confortante per il know how aziendale ma al qual fa contraltare che solo il 41% crede in una sua reale efficacia. Per la maggioranza, infatti, le nuove regole non impediranno alle organizzazioni di continuare a raccogliere dati illegalmente e la percentuale si abbassa ulteriormente se si affrontano le questioni pratiche: solo il 18% sembra conoscere il percorso per arrivare a soddisfare in pieno la normativa in sostanziale linea con la media europea del 19%.

Sono alcuni dei risultati principali emersi da una ricerca commissionata da Trend Micro a Vanson Bourne, che ha coinvolto 850 decision maker IT in tutta Europa. 

Le sanzioni in caso di infrazioni al regolamento UE possono arrivare a 100 milioni di euro o al 5% del fatturato globale. 

Per il 47% del campione italiano, il periodo realistico che servirebbe a un'azienda per essere completamente in linea con le nuove normative è di 1-2 anni.

"Le aziende italiane dimostrano una buona dimestichezza rispetto alla media europea, ma con la ratificazione delle nuove normative prevista per quest'anno c'è ancora molto lavoro da fare – ha affermato Gastone Nencini, Country Manager Trend Micro Italia -. Ogni azienda dovrebbe avviare un processo di compliance per soddisfare i nuovi requisiti sulla protezione dei dati, non solo per le possibili sanzioni di natura economica, ma per aumentare il livello di sicurezza di tutti."

La ricerca è disponibile registrandosi al seguente LINK