Una piattaforma che unifica l'accesso ai dati

Sistemi proprietari, soluzioni di fascia alta, architetture obsolete possono essere superate con il software defined storage aperto, sfruttando macchine x86 standard e a basso costo.

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a cura di Gaetano Di Blasio

Red Hat ha dunque impostato il proprio storage server con l'obiettivo di unificare l'accesso ai dati, per qualsiasi applicazione e/o database. "Una piattaforma che eviti la creazione di isole applicative e che permetta di spostare i dati dal cloud al data center e viceversa", ci spiega il manager di Red Hat.

Appoggiarsi al cloud è un modo per risparmiare sull'acquisto di spazio, ma è necessario poter gestire anche i dati sulle nuvole in maniera integrata.

Serve inoltre scalabilità e questo obiettivo è stato una delle ragioni principali che nel 2009 hanno portato Red Hat a comprare Gluster, con la tecnologia della quale consentono di realizzare tale architettura, basandola su hardware standard x86.

"Nulla di 'scombussolante', perché non si può rivoluzionare l'infrastruttura", afferma Sternagl, chiarendo che la piattaforma storage di Red Hat s'integra con l'esistente, aggiungendo nuove possibilità.

La tecnologia abilitante è Red Hat OpenStack, che permette di avere un pool di servizi storage standard.

In questo modo, spiega il manager, è possibile avere i dati in un unico pool storage, ma potendovi accedere e analizzarli separatamente: "Puoi farci girare un'applicazione Hadoop, per esempio, o un qualsiasi applicativo, senza dover aggiungere ulteriori elementi infrastrutturali dedicati".