Serranova, la startup che mira a portare l'orto nello Spazio

Coltivazione più veloce ma 'naturale' capace anche di far crescere le piante in situazioni estreme

Avatar di Antonino Caffo

a cura di Antonino Caffo

Cosa hanno in comune la coltivazione di piante e di ortaggi e la tecnologia? O meglio: come si possono coniugare questi due termini in uno scenario di innovazione concreta?

Serranova nasce da un'idea molto innovativa applicata alle serre. Non ha niente a che vedere con le coltivazioni tradizionali, tipo idroponica o aeroponica, che utilizzano l'aria e l'acqua per immettere della chimica, non sempre metabolizzata dalle piante, ma sfrutta un principio diverso per far crescere le piante. La sperimentazione è iniziata almeno sei anni fa, però nel 2019 Serranova ha partecipato al Flor Mart, vincendo la sezione sulla migliore startup green italiana.

Qual è l’innovazione delle serre proposte da Serranova? «L’innovazione è nell'uso della fotoluminescenza» ci dice Stefano Chiocchini, ideatore e fondatore di Serranova» che è data dalle terre rare che esistono in natura, che sono come delle spugne, assorbono la luce e poi la rilasciano, come energia luminosa».

La scoperta della tecnologia è arrivata casualmente: Chiocchini, disegnando una lampada per bambini, con un telo di silicone che aveva terra all’interno, ha utilizzato una luminescenza fucsia, che riemette la luce che assorbe, in un range ben preciso, tale da far crescere le piante fino a tre volte il normale e cinque volte più veloci.

All’interno delle serre, quando c’è il sole la luminescenza arriva dal sole che penetra dalle finestre; quando cala, vengono accesi i led che fanno crescere le piante fino a mezzanotte, con una fonte di energia che è equiparata al sole di mezzogiorno. Il consumo è bassissimo: un decimo quello che si ha in una serra tradizionale, sfruttando peraltro fonti rinnovabili. Nelle serre, a prescindere dalla stagione, gli ortaggi crescono, seppur con un ciclo naturale, velocizzando l’assorbimento della luce, senza utilizzare chimica.

«Un’insalata nella serra di Serranova cresce, in media, in 18 giorni invece dei 75 richiesti con metodi odierni, non sempre naturali. Oggi, la startup produce tre tipologie di serre, due outdoor, una 3x3 e una 3x6, che contengono 480 o 950 pianta in vaso».

«E poi una da indoor, 60x120, quasi un doppio frigorifero. I nostri clienti potrebbero essere la signora che non ha il pollice verde, che vuole la garanzia di risultato, oppure chi si è stancato di avere un orto e di avere a che fare con i cambiamenti climatici estremi odierni”. Rispettivamente, il modello per l’esterno ha un prezzo che parte da 15 mila euro e arriva a 35 mila euro. La indoor invece costa 6.900 euro. Costi che possono essere dimezzati grazie ai benefici fiscali.

Serranova è stata selezionata anche tra le startup partecipanti al premio del Compasso d’Oro, il premio di design più importante al mondo, gestito e ideato dall’ADI, Associazione Design Industriale italiana, che si traduce anche in un museo a Milano.

Il motivo è che le serre sono anche un oggetto di arredo, tale che, di notte, la luminescenza restituisce un effetto molto bello nell’ambiente. Lo spettro va tra i 400 e i 700 nanometri, un range abbastanza ampio che permette di stimolare le piante, e che resta visibile seppur non fastidioso.

La startup ha partecipato al Bootcamp di Assisi, dove ha suscitato parecchio interesse anche dal settore della ristorazione e dell’horeca, che potrebbero beneficiare di un ottenimento degli ortaggi a km zero, praticamente in cucina.

Un processo di coltivazione ‘spaziale’

Una volta ottenuta la serra, l’utente deve solo svuotare i semini nei ‘pod’, i piccoli contenitori che ospitano substrati selezionati a concime a lento rilascio. Ovviamente, Serranova ha condotto delle analisi specifiche per verificare che il risultato finale sia conforme agli alimenti che si trovano in giro, con il risultato che spesso va anche oltre la qualità dei prodotti provenienti dalle serre più diffuse.

«Un nostro obiettivo è anche quello di arrivare nello Spazio. Un anno fa, siamo stati contattati dalla NASA perché, come sappiamo, sulla Stazione Spaziale Internazionale sono già live alcuni progetti di coltivazione in assenza di gravità. Il nostro vantaggio, rispetto agli esperimenti attuali, è che possiamo utilizzare un monte minore di acqua e questo, in situazioni estreme come nello Spazio, diviene fondamentale».

Inoltre, Serranova ha integrato la serra con un’app proprietaria, per smartphone e tablet, che non solo invia notifiche ma agisce anche per aprire il lucernario, se troppo caldo, e irriga le piante quando ne hanno bisogno. «Grazie ad un algoritmo inserito, i parametri vengono mantenuti sempre nello stato migliore, così da permettere anche ai non esperti di beneficiare sin da subito dell’installazione. In futuro, sfrutteremo anche di più l’intelligenza artificiale per riconoscere quando un ortaggio è pronto per essere colto, cucinato e mangiato».

Serranova si è appoggiata, all’inizio, ad Area Science Park, l’incubatore di startup di Trieste. A gennaio 2020, ha partecipato al CES di Las Vegas, un trampolino di lancio per molte idee innovative italiane.