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a cura di Antonino Caffo

L’innovazione aperta è tra i metodi più efficaci per realizzare innovazione nelle imprese. SMAU ha stilato un utile vademecum per tutte quelle imprese che vogliono avvicinarsi al mondo delle startup attraverso il modello di co-innovazione e cooperazione. Lo ha fatto con il supporto di corporate del calibro di A2A, Sirti, Simonelli Group, Deloitte e Ferrovie dello Stato, sia grandi che piccole o medie, di rispondere più rapidamente ai cambiamenti del mercato amplificando i progressi, condividendo i risultati e aumentando la creatività.

Seppure però quello dell’Open Innovation sia un modello universale, non sempre però le aziende riescono ad utilizzare nel modo più appropriato idee nate da dipendenti, collaboratori, ricercatori o startup per innovarsi, a causa per esempio di una eccessiva complessità gestionale e organizzativa o di una mancanza di competenze adeguate. Questo genera spesso una rinuncia ad applicare un modello che, invece, è in grado di costituire una leva per la crescita dell’impresa e un trampolino di lancio per la startup.

Oggi l’Open Innovation è una dinamica ampiamente utilizzata in tutto il mondo. Anche in Italia, stando alle più recenti rilevazioni, circa il 75% delle grandi imprese hanno adottato questo approccio, sebbene con modalità diverse da caso a caso. Ma quali sono i fattori che portano a una strategia di innovazione collaborativa di successo, per far sì che un’azienda possa introdurre nel proprio modello di business nuove attività disponibili sul mercato volte a promuovere ed accelerare i processi di sviluppo?

Smau ha stilato un utile vademecum per tutte quelle imprese che vogliono avvicinarsi al mondo delle startup attraverso il modello di co-innovazione e cooperazione. Lo ha fatto con il supporto di corporate del calibro di A2A, Sirti, Simonelli Group, Deloitte e Ferrovie dello Stato.

Lavorare con il Procurement Manager

Stare dietro alla burocrazia delle grandi aziende non è quasi mai facile per una startup. Operazioni come il contratto di stipula della collaborazione o l’erogazione dei fondi necessari allo sviluppo ma anche il solo reperimento delle risorse, vengono spesso bloccate dai rigidi sistemi di molte multinazionali, allungando di mesi l’inizio della collaborazione.

Un ottimo esempio ci viene fornito da A2A, la multiutility italiana dei settori ambiente, energia, reti e tecnologie per le città intelligenti, che ha messo a punto una metodologia per snellire l’iter interno di accreditamento per una startup.

Diffondere la cultura dell’innovazione con le Risorse Umane

Il gap comunicazionale tra più piani di una stessa impresa si ritrova, molto spesso, anche nel modello di co-innovazione, che sia con un nuovo partner o una startup. Human Resources Manager e Corporate Communication Specialist, giocano il ruolo di ambasciatori della comunicazione, fungendo da ponte per accelerare i processi e infondere a tutti i livelli aziendali la cultura dell’innovazione, per permettere a tutte le aree, nel momento del bisogno, di collaborare direttamente con la startup.

Senza questo tipo di cultura, sia l’azienda che la startup si ritroveranno a fronteggiare dinamiche lunghe e macchinose, soprattutto burocratiche. La cultura aziendale dell’Open Innovation, quindi, dovrebbe iniziare proprio dalle Risorse Umane non solo perché la collaborazione con la startup offre la possibilità di trasmettere ai dipendenti la cultura dell’imprenditorialità, ma soprattutto per farli entrare con maggiore consapevolezza nei processi aziendali.

Favorire il dialogo tra corporate e startup con le esperienze dell’Innovation Manager

Quello che l’Open Innovation porterà all’azienda, dalla presenza in nuovi segmenti di mercato ai progetti in cui impiegare tempo e risorse, non è solo una questione che coinvolge l’Innovation Manager e la sua business unit.

Favorire il passaggio di idee e strategie di innovazione a più piani aziendali permette di risolvere più rapidamente i problemi e di trovare soluzioni con maggiore consapevolezza, coinvolgendo anche le aree strategiche della corporate. Questo permette inoltre alla startup di seguire gli standard e le linee di azione dell’azienda, consentendo a entrambi i team di crescere anche con partner meno strutturati, ma che vogliono imparare dall’esperienza delle corporate.

Disegnare una roadmap e saper cambiare strada, quando serve

Se è vero che la startup permette alla corporate di ridisegnare modelli, sviluppare nuovi prodotti o servizi e inserirsi in segmenti di mercato mai esplorati, viceversa l’impresa porta grosse opportunità alla startup, dai nuovi clienti a nuove risorse per far crescere l’organizzazione. Ciò che accomuna entrambe, però, è la visione strategica del percorso iniziato insieme, verso lo stesso obiettivo.

Il primo passo per correre insieme e superare le difficoltà burocratiche, legali e contrattuali sopra descritte, è sicuramente quello di fare chiarezza delle priorità strategiche, fissando degli obiettivi chiari ma flessibili, che favoriscano la collaborazione. Tra i punti presentati da Deloitte nell’ultimo tavolo di lavoro organizzato da Smau, si è parlato anche di trovare il giusto timing per lavorare insieme.

Il ruolo strategico di facilitatori e acceleratori per facilitare il networking

Apertura al dialogo, ricerca dei punti di contatto e condivisione di situazioni comuni per costruire progettualità congiunte: sono solo alcuni dei vantaggi per le aziende e le startup che partecipano a iniziative e occasioni di confronto promossi da facilitatori e abilitatori.

Il ruolo degli acceleratori d’innovazione non solo facilita la conoscenza e il networking, ma diventa un canale che permette a qualsiasi partner di essere percepito sul mercato come innovatore dei processi e di essere inserito in un ecosistema che favorisce lo scambio di competenze e di know how per avviare nuove collaborazioni.

A promuovere l’impegno di piattaforme di incontro sono realtà come il Ministero dello Sviluppo Economico, che attraverso Invitalia dallo scorso 24 giugno ha aperto l’incentivo Smart Money per le startup innovative che vogliono avvalersi dei servizi specialistici di incubatori, acceleratori, organismi di ricerca e innovation hub, per definire il loro progetto imprenditoriale e prepararsi al lancio sul mercato.