SoftLayer: cloud italiano con IBM

Posti di lavoro e sviluppo delle infrastrutture tecnologiche del Paese: questi i primi vantaggi portati dalla costruzione di un nuovo data center in Italia, citati nelle anticipazioni in un'intervista a Wired.

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a cura di Gaetano Di Blasio

I data center sono le "centrali elettriche del futuro", afferma Enrico Cereda, Vice President Global Technology Services di IBM Italia, in un'intervista a Wired.it, rimarcando il ruolo di Big Blue nello sviluppo tecnologico del nostro Paese e anticipando la prossima espansione di SoftLayer.

Il cloud provider acquistato da IBM lo scorso anno, dunque, investirà milioni di euro nel nostro Paese per costruire un data center che comporterà un importante ritorno per l'occupazione diretta e indiretta.

Costruire un Data Center, infatti, significa spingere in modo deciso lo sviluppo delle infrastrutture tecnologiche in Italia, con le conseguenze positive che tutti possiamo immaginare nella creazione di nuovi posti di lavoro.

Enrico Cereda, responsabile GTS di IBM Italia

"Gli effetti positivi – dice tra l'altro Cereda nella intervista rilasciata alla rivista - sono diversi. Innanzitutto avere un Data Center è fondamentale per fugare tutti quei dubbi che, talvolta, le aziende hanno rispetto all'esportazione dei propri dati".

"Un altro risvolto positivo - è che porteremo lavoro in Italia: oggi la mia divisione, la Global Technology Services, inserisce 50 neolaureati ogni trimestre. Questo significa acquisire competenze ed esperienze fondamentali in prospettiva futura", afferma sempre Cereda.

Questi rimarca quanto Ibm stia puntando sull'Italia: "Questo Data Center è la testimonianza che siamo riusciti a trasmettere un messaggio importante alla corporation: l'Italia è un Paese che nei prossimi anni ripartirà soprattutto dalla tecnologia. Noi ci crediamo fortemente e, con questo investimento, hanno dimostrato di crederci anche ad Armonk, dove si trova il nostro headquarter".

Il momento positivo dell'Italia nella considerazione del management di Armonk è confermato anche dalla recente acquisizione, da parte di IBM, di una società italiana, CrossIdeas (vedi: "Sicurezza: IBM Identity Intelligence con CrossIdeas"), specializzata nel campo della sicurezza, che in prospettiva è un pilastro fondamentale del cloud.

Sempre il manager italiano, sottolinea anche come il cloud sia uno dei settori primari su cui investire per la crescita, non solo per le grandi ma anche per le piccole e medie imprese.

Secondo i responsabili di IBM, nel giro di quattro o cinque anni le imprese italiane, anche quelle piccole e medie, avranno trasferito le loro infrastrutture informatiche sul cloud. I dati e le informazioni non risiederanno più su server e su storage di proprietà delle singole aziende, ma saranno custoditi e resi disponibili da Data Center "pubblici".

Questi potrebbero essere ovunque nel mondo, ma la legge sulla Privacy pone dei limiti. Ecco perché in IBM tengono a sottolineare l'importanza di questo investimento, che consentirà a tali dati e informazioni di risiedere in Italia.

Il tema non è semplicemente tecnologico: la discussione sulla "indipendenza informatica" dell'Italia comincia a essere intavolato anche in sede governativa. Dovrebbe altresì preoccupare che l'attuale infrastruttura informatica è praticamente tutta in mano a operatori privati, molti dei quali facenti capo a società straniere.

Secondo quanto comunicato nel caso specifico, il nuovo Data Center che IBM si appresta a realizzare sarà anche un asset importante che la corporation americana metterà a disposizione di partner e clienti per sviluppare nuovi servizi.