Software-Defined Storage: carenza di investimenti su Big Data, Object Storage e OpenStack

Una indagine DataCore evidenzia glia spetti critici del SDS e l'uso che le aziende ne fanno per gestire asset e infrastruttura di storage

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a cura di Giuseppe Saccardi

DataCore ha annunciato i risultati della quinta edizione della sua indagine annuale sullo Stato del Software-Defined Storage (SDS). Il sondaggio 2015 ha analizzato l'influenza dell'SDS sulle organizzazioni di tutto il mondo, raccogliendo informazioni dall'esperienza di 477 professionisti IT che stanno utilizzando o valutando l'SDS con l'obiettivo di superare le criticità legate allo storage dei dati.

L'indagine ha anche sondato il tema dei livelli di spesa legati ai temi caldi del momento, come i Big Data, l'Object Storage e OpenStack. Inaspettatamente, i dati hanno evidenziato che nel 2015 i finanziamenti stanziati per queste voci sono stati bassissimi. 

Driver pe rl'adozione di SDS

I driver che guidano l'adozione del SDS

D'altro canto, il report di quest'anno rivela numerosi elementi a favore dell'implementazione del Software-Defined Storage. Il 52 per cento degli interpellati si aspetta che l'SDS possa allungare la vita utile degli asset di storage già presenti in azienda e garantire il funzionamento dell'attuale infrastruttura di storage anche in futuro, integrando facilmente eventuali nuove tecnologie.

Quasi metà delle persone che hanno risposto al sondaggio cerca nell'SDS la possibilità di non essere vincolata a uno specifico produttore di storage, abbassando così i costi dell'hardware scegliendo tra fornitori diversi. Operativamente, gli interpellati vedono l'SDS come un modo per semplificare la gestione di dispositivi di storage di tipo diverso automatizzando le operazioni più frequenti o complesse.

Si tratta di risultati notevolmente diversi dal passato, perché oggi l'indagine mostra un chiaro incremento nella percezione dei benefici economici generati dal ricorso all'SDS (riduzione delle spese in conto capitale), che vanno ad aggiungersi ai risparmi sulle spese operative già evidenziati negli scorsi anni.

Tra i risultati sorprende, osserva DataCore,  anche il fatto che nonostante la penetrazione complessiva sia in crescita, nel 28 per cento dei casi la tecnologia flash è completamente assente, e che il 16 per cento di chi vi ha fatto ricorso dichiari di non avere raggiunto i miglioramenti prestazionali auspicati in termini di accelerazione applicativa.

Interessante notare, inoltre, che il 21 per cento degli intervistati ha indicato come gli attesissimi sistemi iper-convergenti non abbiano offerto i risultati previsti o non si siano integrati al meglio nelle infrastrutture esistenti.

Va detto, però, che il Software-Defined Storage e la virtualizzazione dello storage sono considerati ora come necessità urgenti, con il 72 per cento delle organizzazioni che sta facendo quest'anno importanti investimenti su queste tecnologie. L'81 per cento prevede livelli analoghi di investimento su tecnologie di Software-Defined Storage da incorporare in server per SAN/SAN virtuali e soluzioni di storage convergente.

"I dati rivelano che molte organizzazioni si stanno allontanando dalle funzionalità per lo storage legate ad hardware specifico, realizzando risparmi su Capex e Opex. Tutto questo è possibile grazie alla mancanza di vincoli con hardware particolari e al fatto di non essere costretti ad acquistare tutto da zero quando si modernizza l'infrastruttura di storage. Il Software-Defined Storage e il software per la virtualizzazione dello storage, offrono tutte le funzionalità che il mercato oggi richiede, come la disponibilità continua, prestazioni superiori e maggiore efficienza. Questi benefici reali valgono molto di più negli investimenti 2015 di qualunque altra futura promessa di tecnologie e startup che devono ancora essere confermate", ha osservato George Teixeira, Presidente e CEO di DataCore.