Tassa GAFA in Francia a partire dal 2019? Google, Apple, Facebook e Amazon costrette a pagare 500 milioni di euro

Il Ministro delle Finanze francese Bruno Le Maire oggi ha dichiarato che la tassa su Google, Apple, Facebook e Amazon scatterà dal 2019. Si stimano entrate fiscali per 500 milioni di euro.

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a cura di Dario D'Elia

"Mi sono dato fino a marzo per raggiungere un accordo sulla tassa europea per i colossi digitali", aveva dichiarato una decina di giorni fa il Ministro delle Finanze francese Bruno Le Maire durante un'intervista su France 2. "Se gli stati europei non si prendono le loro responsabilità tassando GAFA (Google, Apple, Facebook e Amazon, NdR.), noi lo faremo a livello nazionale nel 2019".

Oggi però, il Ministro ha deciso di anticipare i tempi al primo gennaio 2019 poiché un accordo fiscale unanime a livello comunitario sembra lontano. La proposta di tassare i servizi digitali in tutti i 28 stati membri, sebbene supportata anche dalla Germania, si è scontrata con il parere negativo dell'Irlanda che è convinta sia più corretto attende le indicazioni dell'OCSE. Non di meno Dublino pensa che si metterebbero a rischio i rapporti commerciali con gli Stati Uniti. In realtà come tutti ben sanno l'Irlanda è uno dei paesi che ha maggiormente sfruttato gli accordi fiscali con queste aziende, godendo del privilegio di ospitare i loro quartier generali e fornendo parzialmente forza lavoro. Senza contare ovviamente le entrate fiscali locali.

La Francia si appresta a introdurre da gennaio una tassa sui colossi digitali che riguarderà non solo i servizi digitali, la pubblicità online e delle piattaforme ma anche la rivendita di dati personali. La prospettiva per le casse dello Stato è di incamerare circa 500 milioni di euro.

Il nuovo meccanismo fiscale potrebbe essere incluso nella legge "Pacte", che è un piano di azione dedicato alla crescita già approvato in prima lettura dalla Assemblée nationale e che dovrebbe essere votato dal Senato all'inizio del 2019. "È una possibilità, non l'unica", ha sottolineato il Ministro.

Ad ogni modo proseguirà l'attività di pressione nei confronti della Commissione UE per ottenere in primavera l'ok a una norma comunitaria, che comunque nella migliore delle ipotesi dovrebbe essere recepita entro il 2021.