Tassa sul digitale? Confindustria contro Confindustria

Lo chiamano "equo compenso per copia privata", ma sul decreto del ministro Dario Franceschini è battaglia a colpi di comunicati tra Confindustria Cultura e Confindustria Digitale: è una tassa! No, non lo è! Intanto AltroConsumo annuncia ricorso al TAR.

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a cura di Pino Bruno

Lo chiamano "equo compenso per copia privata", ma tanto equo non sembra, visto che Confindustria Cultura e Confindustria Digitale sono profondamente divise sulla valutazione del decreto del Governo che innalza tutte le tariffe applicate ai dispositivi elettronici capaci di effettuare copie audio e video.

Così  il presidente di Confindustria Digitale, Elio Catania, dice che l'aumento del compenso per copia privata (la royalty da pagare per l'utilizzo di contenuti protetti da copyright)  è "non solo una misura del tutto ingiustificata rispetto agli attuali trend tecnologici e di consumo, ma anche un segnale in contrasto con l'esigenza di favorire l'innovazione digitale nel Paese".  Elio Catania  aggiunge che "l'aumento graverà inevitabilmente sulla dinamica dei prezzi, irrigidendo, per esempio, la politica delle offerte e degli sconti".

Confindustria contro Confindustria

Sul fronte opposto c'è il presidente di Confindustria Cultura Italia, Marco Polillo, che si schiera senza se e senza ma dalla parte del ministro Dario Franceschini. "E’ una falsa rappresentazione quella che vede l’equo compenso come una tassa sull’innovazione e nemica dei giovani consumatori di tecnologie digitali – tuona Polillo - l’adeguamento del compenso, peraltro a standard meno elevati di Paesi leader nella produzione di contenuti come Francia e Germania, è un processo in atto in molti Stati membri. Prima dell’Italia  hanno adattato il compenso a smartphone e tablet, oltre ai già citati Francia e Germania, anche Austria, Olanda, Belgio e Svezia”.

Confindustria Cultura nega anche che il compenso possa andare a rimpinguare il bilancio della Siae: "La società – conclude Polillo - ha solo un mandato per legge di incassare tale compenso ma l’intera somma viene poi ripartita agli aventi diritto, ovvero autori, editori, artisti e imprese del settore, direttamente o tramite altre collecting”.

Insomma, è una tassa oppure no?

Mentre le due anime di Confindustria duellano pubblicamente, Altroconsumo ha deciso di ricorrere al TAR del Lazio per bloccare l'aumento dell'equo compenso. "Gli aumenti – dice l'associazione - non sono giustificati né dai dati di utilizzo di dispositivi mobili in Italia, scenario in evoluzione stabile, né da un semplice e forzato confronto con quanto accade in Francia e Germania: la misura è anacronistica, già minoritaria in Europa - in Spagna è stata abolita di recente - dove sta scomparendo di pari passo con l'evoluzione dei modelli di business e di condivisione dei contenuti online".