Tre quarti delle imprese italiane vuole investire nella formazione

Una nuova ricerca ha indagato i progetti delle imprese italiane nell’ambito della formazione e della riqualificazione del personale.

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a cura di Dario Orlandi

Il Centro Studi Tagliacarne ha pubblicato i risultati di un’indagine condotta su un campione di 4.000 imprese dei settori manifatturiero e dei servizi, con un numero di addetti compreso tra 5 e 499 addetti, per indagare i temi relativi alla gestione e alla crescita del capitale umano.

Dall’analisi emerge come investire nella formazione del personale comporti numerosi vantaggi per le imprese, come accelerare la ripresa produttiva e migliorare l'efficacia degli investimenti in green e digitale.

Secondo i dati, il 30,7% delle aziende che investono in attività formative nel triennio 2022-2024 prevede di superare i livelli produttivi pre-Covid, rispetto al 12,3% di quelle che non lo faranno. Inoltre, l'effetto del “capitale umano” è determinante per migliorare i risultati degli investimenti nelle transizioni ecologiche e digitali.

Vantaggi nella produzione

Il 46,5% delle aziende che accompagnano tali investimenti con attività formative prevede un miglioramento dei risultati produttivi nel 2023 rispetto al 2019, contro il 21% di quelle che non pianificano alcuna formazione.

Tuttavia, nel triennio 2022-2024, la quota di imprese che investono nella formazione del personale è leggermente diminuita rispetto al periodo pre-Covid (75,2% contro il 78,6% del 2017-2019).

Naturalmente, come sempre accade in questo genere di rilevazioni, il dato può essere letto anche in un’altra chiave: le aziende che non sono ancora riuscite a ritornare ai livelli produttivi pre-Covid non hanno le risorse per investire nella formazione del personale e nella cosiddetta twin transition.

Gaetano Fausto Esposito, direttore generale del Centro Studi Tagliacarne, ha commentato: “L'atteggiamento delle imprese sui temi della crescita del capitale umano si è molto evoluto. Fino a pochi anni fa le aziende, in particolare quelle più piccole, non consideravano questo un elemento centrale per lo sviluppo e la formazione era più che altro relegata ad aspetti connessi al funzionamento degli impianti”.

“L’adozione delle tecnologie 4.0 e green ha invece fatto emergere la stretta complementarità tra crescita del capitale umano e politiche di investimento, in particolare per quanto riguarda le implicazioni di ordine organizzativo aziendale”, ha proseguito Esposito.

Effetto Pnrr

Il 75,2% delle imprese italiane intende investire nella formazione del personale tra il 2022 e il 2024, con una percentuale più alta (79,3%) per le imprese guidate da giovani e più bassa (73%) per quelle femminili.

Le imprese del Mezzogiorno e del Nord-est appaiono più sensibili alla formazione con una percentuale del 77%, rispetto al resto del paese. La formazione più richiesta è l'up-skilling (96,9%), seguita dal re-skilling (81%), dall'intrapreneurship (58,2%), dalle innovazioni di processo e di prodotto (58,2%) e dalla formazione manageriale (47,1%).

Quest'ultima sembra avere un maggiore impatto sulle aspettative di crescita delle aziende: il 31,8% delle imprese che investono nella formazione manageriale prevede di superare i livelli pre-Covid nel 2023, contro il 22,2% di quelle che non fanno tale investimento.

Le imprese italiane che si sono attivate nel 2022 per utilizzare le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) sono fortemente propense ad effettuare investimenti formativi, con l'89,4% che intende formare il proprio personale tra il 2022 e il 2024 per sfruttare al meglio i vantaggi del PNRR.

Il 37,6% di queste aziende investirà in formazione per la prima volta, una quota significativamente superiore a quella relativa alle imprese che non si sono attivate lo scorso anno sul PNRR (meno del 20%).