Var Group: ai veri vantaggi della trasformazione digitale si arriva solo digitalizzando l'anima

Si è svolto a Riccione l’annuale evento del system integrator Var Group, che ha avuto per tema la Digital Soul, lo sviluppo di un’anima digitale per le imprese italiane.

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a cura di Dario Orlandi

Oltre 1.400 partecipanti hanno affollato il palazzo dei congressi di Riccione per partecipare all’evento annuale organizzato dal system integrator Var Group, con due giorni di incontri e testimonianze che quest’anno vertevano intorno al concetto di Digital Soul, l’anima digitale delle aziende di ogni settore.

Il digitale e la digitalizzazione offrono infatti a ogni impresa opportunità di competitività e innovazione che possono e devono essere sfruttate per proiettarne il business in una nuova era.

Sul palco si sono alternati rappresentanti di molte aziende del settore Ict e voci autorevoli nel mondo dell’innovazione, con sessioni plenarie e panel tematici che hanno offerto ai presenti testimonianze, casi di successo e analisi di scenario ricche e approfondite.

Introducendo le sessioni, Francesca Moriani, Ceo di Var Group, ha dichiarato: “Fare business oggi significa essere digitali. Le piattaforme digitali devono essere considerate come un mezzo, un fattore abilitante tramite il quale si deve trovare la spinta per migliorare, ripensare i propri processi e renderli più efficienti.”

Anche quest’anno l’evento è stato moderato dal volto televisivo Victoria Cabello, che ha fatto gli onori di casa durante le sessioni plenarie, accogliendo molti di ospiti di alto livello. Il primo ospite invitato sul palco è stato il Vicepresidente di Confindustria con delega al digitale Agostino Santoni, che ha delineato i contorni di una transizione inevitabile per aprire un periodo di crescita e trasformazione per tutte le aziende.

Per la prima volta, non a caso, anche Confindustria ha deciso di assegnare deleghe per il digitale e la transizione ecologica, due punti cardine dei programmi di evoluzione tracciati sia in ambito italiano, sia a livello internazionale.

I lavoratori del digitale sono una leva fondamentale per la trasformazione del Paese, che sta investendo molto (e ancor più farà nel prossimo futuro) creando infrastrutture necessarie per offrire a tutte le aziende nuove opportunità.

Il settore IT ha sempre pensato al Paese come a una Piattaforma Digitale, ma secondo Santoni ora la sfida è quella di integrare e federare tutte le reti per creare un’infrastruttura digitale coesa al servizio di tutte le aziende. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ha stanziato 48 miliardi per la transizione digitale, uno dei capitoli di spesa più corposi insieme a quello dedicato alla transizione ecologica.

Per raggiungere questi ambiziosi obbiettivi è necessario aggiornare le competenze degli addetti, anche grazie a programmi di formazione mirati, perché associare digitale e sostenibilità è essenziale per il futuro dell’intero Paese e delle aziende che vi operano.

Le istituzioni si sono mosse con attenzione e rapidità, come dimostra anche la creazione dell’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale, ma il lavoro da compiere è ancora molto e bisognerà compiere uno sforzo ulteriore per portare a termine il percorso intrapreso.

Le testimonianze delle aziende

Sul palco sono poi saliti i rappresentanti di molte aziende, tra cui Poltrona Frau, Salesforce e Siemens, che hanno portato testimonianze sull’implementazione della transizione digitale, sottolineando sia le opportunità sia i problemi insiti in questa evoluzione.

Fattori comuni in tutte le analisi sono stati la sottolineatura delle grandi opportunità offerte dalla transizione digitale non soltanto per garantire una maggiore efficienza dei processi, ma anche per aprire nuove opportunità di business e garantire alle aziende una maggiore agilità, preziosa per adattarsi a un contesto in continua evoluzione.

Ma questa transizione non è soltanto un’opportunità: al contrario, è un requisito necessario per restare competitivi e sopravvivere, e quindi è essenziale cogliere l’occasione; ora la fase pionieristica è stata superata, le tecnologie ci sono e sono disponibili anche competenze, esperienze e business case che consentono di affrontare il passaggio al digitale in maniera rapida e sicura.

Grandi consensi ha ottenuto, infine, l’intervento di Andrea Pontremoli, ora Ceo dell’azienda automobilistica Dallara dopo lunghi trascorsi in Ibm, dove è arrivato a ricoprire il ruolo di Amministratore Delegato.

Pontremoli ha concentrato l’attenzione sul concetto di innovazione, sul significato di questo aspetto in un’azienda d’avanguardia come Dallara e sulle opportunità offerte dalla digitalizzazione, che consente di “sbagliare molto, velocemente e in modo economico”.

A conclusione del suo intervento, Pontremoli ha lanciato alla platea un invito e una sfida, ribaltare la prospettiva senza focalizzarsi sull’aspetto tecnologico: “Pensate che la tecnologia esista: cosa volete fare?”. L’invito è quello di concentrarsi sulle proprie idee e sul proprio business, affidandosi ai fornitori tecnologici per svilupparli e creare nuovi scenari.

L’arrivo della generazione Z

La seconda giornata ha avuto come tema portante la generazione Z, vista sia come nuova platea di potenziali clienti per le aziende, sia come fucina di talenti da integrare all’interno delle organizzazioni. Secondo la definizione più accettata, generazione Z indica i nati nella prima decade del ventunesimo secolo, anche se spesso si allarga la platea aggiungendo due o tre anni sia all’inizio sia alla fine del periodo.

La generazione Z è la prima a essere nativa digitale, ossia nata dopo l’avvento di Internet; sono quindi stati esposti fin dall’infanzia alle tecnologie più moderne e ai nuovi mezzi di comunicazione, come i social media.

Le analisi e le testimonianze del panel hanno sottolineato che l’approccio a questa generazione richiede uno sforzo significativo da parte delle aziende, che devono rinunciare al tradizionale modello di clienti-consumatori per proporre una comunicazione più autentica e integrata, ricca di stimoli e senza barriere. Molto importanti sono aspetti come la sostenibilità, molto più sentita nelle nuove generazioni rispetto al passato, e la personalizzazione, dell’esperienza così come del prodotto.

La generazione Z, grazie alle competenze quasi “istintive” nella gestione del digitale, è anche una formidabile risorsa da inserire all’interno delle aziende per sfruttarne il talento e le capacità di rapportarsi con la tecnologia. Bisogna quindi saper offrire formazione a ogni livello per costruire una base tecnica su cui far crescere le figure professionali del presente e del futuro.

Bisogna poi garantire un ambiente stimolante all’interno delle aziende, per consentire a questi nuovi talenti di portare all’interno tutto il loro potenziale; anche perché, come è emerso chiaramente dagli interventi del panel, le nuove generazioni non hanno un senso di appartenenza sviluppato nei confronti del datore di lavoro: oltre ad attrarre i talenti bisogna quindi offrire loro una struttura che li convinca a rimanere.