Wi-Fi libero ma a rischio dell'esercente

Il Ceo di Guglielmo, Giovanni Guerri, ritiene esista un certo caos normativo relativo alle reti wireless pubbliche che possa frenare il loro utilizzo e soprattutto il mercato

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a cura di Gaetano Di Blasio

Il Wi-Fi non ha mai avuto vita facile in Italia, sin da quando, nei primi anni '90 cominciarono a essere disponibili i primi access point e anche dopo che nel '95 fu concesso l'utilizzo delle frequenze nella banda da 2,4 GHz.

Anni fa si praticava il warchalking, segnalando tramite appositi simboli tracciati con il gesso la presenza nell'area di una connessione Wi-Fi libera

Oggi il problema è rappresentato dal noto Decreto Pisanu (D.L. 144/05), che obbliga i gestori degli hot spot pubblici a identificare gli utenti che accedono alla rete, e da una sentenza dell'Autorità Garante della Privacy, che di fatto, sembra abrogarlo. Soprattutto, la notizia di questa sentenza continua a rimbalzare, in particolare sul Web, diffondendo la convinzione che sia concesso lasciare gli accessi Wi-Fi completamente aperti, senza alcuna responsabilità.

Non è così ed è bene sottolineare che nel nostro codice una sentenza non fa legge: "A mio avviso in Italia c'è un caos legislativo e di conseguenza interpretativo riguardo il WiFi pubblico accentuato ultimamente dalla notizia che il Garante della Privacy ha confermato che i gestori non hanno alcuna responsabilità circa la navigazione in Internet effettuata dagli utenti - afferma Giovanni Guerri, CEO e Presidente di Guglielmo -. Va chiarito in modo molto netto che tutte le attività online ricadono sotto la responsabilità del proprietario dell’impianto, come accade in qualsiasi altro paese del mondo. La comunicazione senza fili è regolata dalle norme ordinarie, dal codice delle comunicazioni elettroniche e dalle norme dell’AGCOM quindi il Garante della Privacy non ha alcun potere decisionale in un campo che non è di sua competenza ".

Sia chiaro, lasciare aperta una rete è lecito, ma se un utente dovesse utilizzare la connessione per commettere atti illeciti, l'esercente potrebbe risponderne di fronte al giudice. La disponibilità di connessione Wi-Fi in spazi pubblici è senz'altro utile e sarebbe bello poterne disporre in tutta Italia, alimentando l'erogazione di servizi innovativi. Le problematiche di sicurezza sono però tante e non trascurabili: piccole e medie imprese vengono sempre più spesso derubate della loro proprietà intellettuale, quei brevetti che costituiscono il loro asset più prezioso. Spesso non se ne accorgono neanche. I rischi legate agli attacchi perpetrati attraverso Internet sono in continua crescita e troppo spesso sottovalutati. Abbiamo recentemente pubblicato un articolo sugli attacchi DDoS, che spesso sfruttano le reti Wi-Fi non protette botnet, e potrebbe bastare questo per consigliare a imporre una protezione. Maggiore sicurezza non significa necessariamente minor privacy, perché i log potrebbero rimanere crittografati e consultabili solo in caso di necessità a fini investigativi.

Il proprietario dell'impianto è potenzialmente responsabile verso terzi e deve tutelarsi, dotandosi di un sistema di autenticazione e di registrazione degli utenti, anche se concede l'accesso gratuitamente. Ovviamente questo comporta però dei costi e potrebbe frenare il mercato. Uno di tali costi è l'onere di gestione e qui si spiega la 'preoccupazione' di Guerri, il cui suggerimento per gli esercenti, pur se interessato, è condivisibile ed è di affidare la propria rete Wi-Fi, soprattutto se destinata all’accesso pubblico, alle società che operano in questo settore a livello professionale, come Guglielmo.