Agent Elvis, recensione: Elvis e uno scimpanzé contro i comunisti e i Doors

Il Re è su Netflix con Agent Elvis, una folle serie animata per adulti irriverente, carica d'azione e super stilosa.

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a cura di Domenico Bottalico

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Elvis è un mito, una leggenda, una icona che ha influenzato tutta la cultura pop da diversi punti di vista e a più livelli. È stato protagonista di numerosi pellicole direttamente, l'ultima in ordine di tempo l'ottimo biopic Elvis firmato da Baz Lurhman, o indirettamente, come lo spassoso Bubba Ho-Tep - Il Re è Qui con Bruce Campbell, ma effettivamente nel novero di queste opere mancava una serie animata. Netflix e Sony Animation Pictures colmano il vuoto con questa irriverente Agent Elvis, serie animata per adulti sviluppata da Priscilla Prestley con John Eddie e Mike Arnold. Le animazioni sono firmate dal candidato all'Oscar Robert Valley mentre parte del character design è firmato dallo stilista John Varvatos.

A prestare la voce al Re c'è il grande Matthew McConaughey che si unisce ad un cast vocale in cui spiccano Kaitlin Olson, Johnny Knoxville, Niecy Nash, Tom Kenny e Don Cheadle arricchitto, nel corso delle 10 puntate da 20 minuti circa che compongono la prima di stagione, da una miriade di divertenti cammei. La premessa di Agent Elvis è semplice e folle: e se Elvis diventasse un agente di una misteriosa agenzia di controspionaggio nota come TCB?

Elvis: un Re del Rock che vuole combattere il crimine

Elvis: re del rock'n'roll di giorno, aspirante vigilante fra un concerto e l'altro. Anche se l'energica manager Bertie cerca di limitare questo attività collaterale del Re, Elvis non si lascia sfuggire l'occasione di combattere il crimine con i suoi fidati sidekicks Bobby Ray (doppiato da Johnny Knoxville e ispirato al vero amico di Elvis, Bobby Darin) e lo scimpazé Scatter. Quando però il Re viene preso di mira da Charles Manson e dalla sua setta, entra in gioco l'agente CeCe Ryder che ha il compito di proteggerlo ma per conto di chi? Non si può tenere nascosto molto al Re a cui infatti viene rivelata l'esistenza di una agenzia nota come TCB i cui agenti sono solo ed esclusivamente personaggi storici famosi. Pur riluttante Elvis accetta di entrare a far parte dell'agenzia in cambio dell'accesso ai suoi incredibili gadget tecnologici realizzati da un folle Howard Hughes.

Per conto del TCB e del suo misterioso Commander (doppiato da Don Cheadle, il War Machine del Marvel Cinematic Universe) Elvis e CeCe si mettono sulle tracce di una misteriosa arma sonica che li porta in giro per il mondo, dall'Algeria al cospetto delle Black Panther fino al Vietnam, tuttavia qualcosa turba il Re: dei flashback terribili che lo riportano all'epoca del suo arruolamento nell'esercito. Cosa hanno a che fare Timothy F. Leary, il famoso avvista associato all'uso di droghe allucinogene, e il TCB con tutto questo? Elvis si scopre così al centro di una cospirazione molto più grande ma non più grande di lui: il Re infatti deciderà di salvare comunque il mondo quando la misteriosa organizzazione rivale del TCB cercherà di sfruttare il suo famoso concerto via satellite dalle Hawaii proprio per sfruttare usare l'arma sonica.

Agent Elvis: una idea talmente folle e pop da funzionare

Quella di Agent Elvis è davvero una idea folle davvero se non fosse che Priscilla Presley, John Eddie e Mike Arnold scavano a fondo nel mito del Re rileggendo in chiave ironica e divertente alcune manie e leggende legate al Re come la sua passione per il kung-fu o quella di voler diventare una agente sottocopertua per la CIA. Fatti realmente accaduti, mito, finzione e narrazione si fondono in una manciata di episodi ricchi d'azione, citazionismo senza limiti e situazioni surreali.

Trovando sempre il giusto compromesso fra un plot neanche troppo complesso, che pesca a piene mani delle più classiche e fracassone spy story a-là James Bond, e un umorismo ben bilanciato fra social commentary e battute a sfondo socio-politico o sessuale mai ridondanti. Per impostazione e intenzioni quindi la serie si candida a raccogliere il testimone della mitica Archer avendo, fra l'altro, dalla sua due assi non da poco ovvero un protagonista che non ha bisogno di ulteriore costruzione, un Elvis in versione animata che trasuda confidenza, e la sua musica insieme ai suoi concerti che fanno da ideale filo conduttore delle vicende.

Pur concendosi qualche passaggio più autoreferenziale negli ultimi due episodi, Agent Elvis funziona molto bene e, pur giocandosi molto bene tutte le sue carte, non pare aver esaurito la sua verve come dimostra il cliffhanger finale che lascia aperte diverse possibilità per una seconda stagione ancora più folle.

Dal punto di vista tecnico è d'uopo subito sottolineare l'ottimo lavoro in fase di animazione con transizioni pulite, numero dei frame mediamente alto e diverse accortezze registiche, come per esempio la scelta di stringere il ratio dell'inquadratura simulando il 70 millimetri delle pellicole d'azione anni 70, che esaltano il 2D impreziosito da un character design che non punta al realismo quanto ad una stilizzazione che evidenzi il carattere cool dei personaggi. Menzione a parte per le curatissime animazioni di Elvis la cui mimica viene ricostruita minuziosamente e ovviamente al doppiaggio di Matthew McConaughey che rende il Re ancora più cool e sexy donandogli anche una punta di ironia che rende il personaggio più empatico, basti ascoltare la sua invettiva contro Jim Morrison e i suoi Doors.

Per tutti ma...

Seppur è evidente l'influenza di altre serie animate del medesimo target, la già citata Archer una su tutti, Agent Elvis si lascia guardare tutto d'un fiato complici sceneggiature mai uguali a sé stesse, una realizzazione tecnica davvero sopra la media e più in generale un buon bilanciamento fra le varie componenti narrative (citazionismo, ironia, plot, meta commento). Non serve essere fan di Elvis per apprezzare la serie animata tuttavia la conoscenza della vita e di particolari aneddoti sulla vita del Re e più in generale una buona conoscenza della cultura americana a tutto tondo aiutano ad apprezzare appieno fatti, situazioni e citazioni che costituiscono la spina dorsale della serie animata. Nota a margine, quasi scontata, è caldamente consigliata la visione in lingua originale.