Avatar di Tom's Hardware

a cura di Tom's Hardware

Non si può parlare dell'anime Akira senza prima parlare dell'Akira manga. È il manga più celebre di Katsuhiro Otomo, grazie al quale l'autore ha raggiunto vette di grandissima popolarità, non solo in Giappone, ma anche in Occidente.

Akira nasce sulle pagine di Young Magazine (della casa editrice Kodansha) nel dicembre del 1982; si tratta di una lunga e complessa storia di fantascienza ambientata nella Neo-Tokyo del 2019, ricostruita dopo un nuovo conflitto mondiale. Giovani motociclisti sbandati, rivolte cittadine, gruppi sovversivi ed esperimenti segreti condotti dall'esercito sono gli ingredienti base di questo fortunato titolo condito con forti dosi di dinamismo e spettacolari distruzioni.

2d5adeb8aacefff9e3ef204b56ab5e4e[1]

Dal testo forse troppo allungato, Akira rimane comunque un'opera di alto livello per la qualità del disegno e per il grande affresco che riesce a creare, mostrando, sullo sfondo di un futuro cupo e caotico, le vicende di moltissimi personaggi senza che nessuno in particolare sia il vero protagonista, neanche l'Akira del titolo.

Inizialmente tradotto negli Stati Uniti (per conto della Epic, divisione della Marvel Comics Group) nella versione colorizzata da Steve Oliff, Akira si è poi diffuso in molti paesi europei (Francia, Italia, Spagna, Inghilterra), rilanciando il fumetto nipponico e fungendo da testa di ponte per la successiva invasione di molti altri manga. Un successo tanto grande rese quasi ovvia la realizzazione di un film, di cui ci occupiamo oggi.