American Horror Story - Double Feature: Red Tide, la recensione

American Horror Story - Double Feature: Red Tide, la recensione dei primi sei episodi della decima stagione di AHS, in onda su Disney+.

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a cura di Rossana Barbagallo

Ryan Murphy e Brad Falchuk colpiscono ancora e portano avanti il loro progetto di successo che da diversi anni terrorizza il pubblico televisivo: American Horror Story, serie TV recentemente entrata a far parte del catalogo Disney+, giunta adesso alla sua decima stagione dopo il debutto degli episodi spin-off. La serie antologica, che di volta in volta ha seguito trame diverse raccontando l’orrore attraverso varie chiavi di lettura, si sdoppia stavolta in due narrazioni differenti sebbene legate dal comune denominatore del sangue e del terrore. Abbiamo visto la prima parte di questa nuova stagione, non a caso dal titolo American Horror Story - Double Feature, in onda sulla piattaforma streaming dal 20 ottobre. Ecco quindi la nostra recensione di American Horror Story - Double Feature: Red Tide ovvero la prima “metà” di questa decima stagione composta da 6 episodi.

American Horror Story - Double Feature: Red Tide, un’onda rosso sangue

Doris Gardner (Lily Rabe) viene invitata a trascorrere tre mesi in una casa di Provincetown, all'estremità di Cape Cod, insieme a tutta la famiglia, in cambio dei suoi servizi da interior designer per rinnovare gli interni dell'edificio. L’abitazione si trova in una tranquilla località marittima e rappresenta il luogo ideale per il marito, Harry (Finn Wittrock) per lavorare alla sua nuova sceneggiatura. Insieme a essi, la figlia di 9 anni Alma (Ryan Kiera Armstrong), prodigio del violino. Raggiunta Provincetown, tuttavia, la famiglia si rende conto fin da subito che non si tratta di un tranquillo villaggio di mare: inquietanti individui pallidi inseguono i componenti della famiglia, con l’intenzione di aggredirli, e addirittura uno di essi fa irruzione in casa.

Mentre la paura di una nuova aggressione si fa largo tra i Gardner, Harry combatte anche contro la sua mancata ispirazione, che lo rende incapace di scrivere alcunché. La soluzione arriva però ben presto da Austin Sommers (Evan Peters) e Belle Noir (Frances Conroy), due autori che bazzicano Provincetown nel periodo invernale. I due scrittori offrono infatti a Harry delle strane pillole nere, con la promessa che esse saranno in grado di far affiorare il suo talento e rendendolo più prolifico di quanto sia mai stato in tutta la sua vita. Il prezzo da pagare per ottenere un successo smisurato? L’impellente e insaziabile necessità di nutrirsi di sangue.

Nuovi orrori americani

Una tradizione consolidata, quella di American Horror Story, di addentrarsi nelle cavità più oscure dei motivi horror classici per rimaneggiarli e adattarli alle ombre della società e della natura umana. Questo ha permesso alla serie TV, stagione dopo stagione, di far aderire l’orrore a quanto di più spaventoso possa celare l’uomo se posto di fronte alle sue pulsioni profonde e alle tentazioni della società, calando di volta in volta i propri protagonisti in situazioni sempre diverse. Stavolta, i personaggi di American Horror Story - Double Feature, sono dunque impegnati a destreggiarsi all'interno di una trama che solo in apparenza tratta una storia di vampirismo. È vero, in essa troviamo ciò che parlando di vampirismo spaventa di più: i morsi ferini e i denti acuminati, individui pallidi dal cranio rasato che appaiono come una progenie di Nosferatu, la fame insaziabile che porta chi ne è affetto a sfamarsi con brutalità anche quando meno ce lo si aspetterebbe.

Questa American Horror Story - Double Feature: Red Tide morde nell'animo in tutti i sensi mostrandoci quanto i protagonisti, e per estensione la media umana, siano capaci degli orrori più abietti per sfamare la propria fame, che non è meramente rivolta verso il sangue. Red Tide è più una storia di dipendenza, non dal sangue in senso lato o dagli stupefacenti in quello metaforico, ma dalla sensazione di potere e di realizzazione individuale che il successo comporta. E il contesto non poteva essere più adatto di quello attuale, fatto di film e serie TV, intrattenimento, la necessità di produrre e fruire contenuti sempre nuovi. La storia fa sua allora tutta una sequela di termini chiave: Netflix, stagione, episodio pilota, sceneggiatura, talento.

Talvolta va a scomodare anche nomi noti che nel contesto stonano come degli accenni di parodia, come Quentin Tarantino o Joaquin Phoenix. Nel complessivo però American Horror Story - Double Feature: Red Tide sfrutta i 6 episodi per terrorizzare il pubblico colpendolo dove più fa male, e ci riesce bene. Il suo è un lavoro autoreferenziale che mette in ballo tanto la fame di successo che il talento autoriale comporta quanto la fame di contenuti che il pubblico dimostra verso di esso (i pallidi ne incarnano bene la rappresentazione). Ci si spinge qui, dunque, anche nel campo della moralità. Quanti pezzi si è disposti a perdere della propria coscienza nella scalata verso il dominio dell'intrattenimento?

Red Tide mostra che la risposta può non piacerci ed è il suo lato vincente, riuscendo a determinare il vero terrore in noi attraverso questa metafora. A questo proposito, l'episodio che più sconvolge e può essere definito il meglio riuscito di questa prima metà della stagione è il penultimo, ovvero Manipolazione, in cui l'interpretazione di Sarah Paulson (nei panni della senzatetto "Tubercolosi Karen", che rifiuta lo stato delle cose a Provincetown) è da manuale, scavando dei solchi profondi nell'animo e nella nostra idea di moralità.

American Horror Story - Double Feature: ancora un po' di pro e contro

I veterani di American Horror Story apprezzeranno sicuramente questa decima stagione non solo per le sue implicazioni critiche e riflessive sulla nostra società, ma anche per il ritorno di vecchie conoscenze, ormai volti noti della serie TV di Ryan Murphy e Brad Falchuk: parliamo di Evan Peters, Denis O'Hare, Lily Rabe, Sarah Paulson, Billie Lourd, Finn Wittrock e Frances Conroy. Tra essi, troviamo anche un nome "nuovo", ovvero Macaulay Culkin. La resa di ciascun interprete è ottima, riuscendo sempre a tenere fede al proprio personaggio senza eccedere. Il plauso va anche alla giovanissima Ryan Kiera Armstrong, nei panni di Alma, che riesce a polarizzare una buona fetta di repulsione verso il suo personaggio. 

Tuttavia questi primi 6 episodi della stagione peccano spesso di "arroganza", lasciando nelle mani dei protagonisti il compito di coprire quei buchi di trama che purtroppo vengono a galla quasi immediatamente: gli abitanti di Provincetown che miracolosamente riescono a non farsi divorare dai pallidi a ogni piè sospinto; un chimico che distribuisce le sue magiche pillole nere con scopi tanto fumosi da apparire zoppicanti; e non ultimo, lanterne rosse che vengono accese fuori da ogni abitazione per motivi che non vengono mai esplicitati (se non forse meramente per creare un'atmosfera horror).

Red Tide vuole davvero far sorgere in noi l'orrore (soprattutto lo sgomento e l'inquietudine), ma spesso si perde in un bicchiere d'acqua, con elementi davvero troppo poco credibili che sfiorano il parodistico e battute che dovrebbero essere ironiche ma risultano ridicole e fuori contesto, quando inserite in momenti che dovrebbero invece esaltare la tensione. Ci sono, insomma, diversi alti e bassi in American Horror Story - Double Feature: Red Tide e sequenze che, più che intrattenere, lasciano smarriti e con un grosso "meh" sulle labbra. Riusciamo comunque a raggiungere un buon voto, grazie a due carte che vengono giocate piuttosto bene a nostro parere: la fotografia e le ispirazioni ad altre opere.

https://youtu.be/nK2gVZ5Cj30

La prima ritrae una cittadina grigia e spoglia, spesso deserta, con dettagli sulla spiaggia e sull'oceano colore del metallo e visuali dall'alto capaci di accrescere in noi il senso di inquietudine. Sono soprattutto le immagini della spiaggia che risultano ben fatte, sempre in diurna, con colorazioni grigiastre che accentuano il contrasto di quei pochi, ma intensi momenti in cui ci pensa il sangue delle vittime a colorare la sabbia e le onde. Vi abbiamo trovato inoltre delle ispirazioni sottili, ma presenti come chiare fonti per un'opera nuova: lo Shining di Stephen King, con il protagonista scrittore in difficoltà nel trovare la sua ispirazione e per questo più incline a sconfinare nella follia contro la sua famiglia; e La Maschera di Innsmouth di Howard Phillips Lovecraft, con una cittadina marittima in cui gli abitanti sono uniti in un unico, spaventoso segreto che li rende pari a creature mostruose.

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