Animeland, i cartoni giapponesi e la cultura italiana

Arrivati negli anni settanta, i cartoni giapponesi hanno segnato più di una generazione. Un'influenza culturale che non ha mai smesso di crescere, come oggi si può vedere dal crescente fenomeno del cosplay.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

retrocultQuesta settimana Retrocult apre una piccola parentesi per segnalarvi un prodotto che non appartiene alla narrativa fantastica, e non è nemmeno precedente al 2010. È però in un certo senso un parente di questa Rubrica: si tratta di Animeland, documentario diretto da Francesco Chiatante e dedicato agli anime.

Animeland è uno sguardo molto specifico ai cartoni animati giapponesi. Chiatante infatti guarda al fenomeno cercando di esplorare e di mostrarci cosa sono stati gli anime in Italia. Quando sono arrivati, che impressione fecero ai tempi, quanto è profondo il segno che hanno lasciato, che cosa rappresentano oggi. Uno sguardo ampio che include tutti, le serie "popolari" e i prodotti d'autore come Totoro, La Città Incantata o Akira.

Qualcuno di voi potrebbe anche averlo già visto: Animeland infatti al momento sta facendo una sua tourné per i festival italiani e internazionali. Tra gli appuntamenti ci sono stati Lucca Comics&Games, Roma Fiction Fest, Festival Nerd di Foggia, San Beach Comix di San Benedetto del Tronto. C'è persino una tappa in Uruguay al Montevideo Comics.

Animeland   Foto   Maurizio Nichetti

Il documentario è il montaggio di una serie di interviste ad alcuni personaggi di spicco della cultura italiana e internazionale. Vale la pena citare Paola Cortellesi, Valerio Mastandrea, Masami Suda, Tokidoki, Maurizio Nichetti, Caparezza, Shinya Tsukamoto, Yoichi Takahashi, il Premio Oscar Michel Gondry, Yoshiko Watanabe, Vincenzo Mollica, Fausto Brizzi e i Kappa Boys. Ci sono anche anche il giornalista Luca Raffaelli, che in un certo modo tiene le fila del racconto, il sociologo Marco Pellitteri, il saggista come Fabio Bartoli.

Ascoltare gli intervistati è un po' tornare all'infanzia per chi, come l'autore di questo articolo, ha più o meno la loro età e ha visto arrivare i primi anime in Italia - li guardavi tutti, che fosse Candy Candy o Atlas UFO Robot. E guardando Animeland capisci in che modo (anche) i cartoni giapponesi li hanno resi le persone e i personaggi che sono oggi. In qualche caso è un effetto che risulta ovvio dalle opere - vedi Caparezza - mentre in altri scopri qualcosa che era più o meno insospettabile, come si potrebbe dire nel caso di Valerio Mastrandrea o Paola Cortellesi.

Il Cosplay

Il documentario arriva poi a tempi e fenomeni più recenti, mostrando allo spettatore diversi minuti (forse troppi) dedicati al fenomeno del cosplay. La passione del mascheramento e dell'immedesimazione è ormai una realtà evidente anche in Italia, e non esiste festival dove non se ne veda almeno qualcuno.

Animeland   Foto   Caparezza

Non è una "semplice" carnevalata. O meglio, lo è nel senso nobile del carnevale. Mettere una maschera per diventare qualcun altro, per fare ciò che normalmente non faresti, per accedere e vivere in un mondo a cui non appartieni e a cui non puoi appartenere. I cosplayer in effetti sono quelli che più di tutti rappresentano il Carnevale come dovrebbe essere, nel loro mettere in scena una masquerade profonda e simbolica all'insegna dell'edonismo più puro.

A ragion veduta, dunque, il regista dedica molto tempo a questo aspetto, lasciando agli intervistati il tempo di esprimere il proprio punto di vista a riguardo.  "La cosa che assolutamente non volevano era essere considerati vestiti da Carnevale", racconta Maurizio Nichetti. "Ho avuto la sensazione che fossero persone molto poco dialoganti, molto chiuse in un loro mondo in un loro ruolo. Al massimo ti parlavano come il personaggio di cui erano vestiti.

Animeland   Dipinto GOLDRAKE in libreria

Non ti parlavano come uno che era vestito da. E questo mi ha fatto impressione. In quel momento lui era il personaggio". La distanza tra cosplayer e mestiere dell'attore non potrebbe essere più grande, per quanto il cosplay sia ancora relativamente giovane in Italia - con notevoli differenze rispetto al cosplay come viene fatto e interpretato in Giappone.

Animeland è stato presentato nel 2015 e sta ancora saltellando da un festival all'altro. Se avete l'occasione di vederlo non perdetela, perché sulla futura distribuzione non ci sono certezze. Entro un anno al massimo dovrebbe diventare accessibile, in un modo o nell'altro, ma non è il caso di metterci la mano sul fuoco. Come curatore di Retrocult rivolgo un appello a regista e produzione affinché più persone possibile possano vederlo.

Animeland   Totoro

È un documentario che si lascia guardare dolcemente, che scorre con una certa fluidità. Qualche passaggio risulta un po' ridondante e in sala di montaggio si poteva senz'altro usare un po' di più la forbice. Simile l'impressione per l'accompagnamento musicale; non si ferma mai ma nemmeno riesce mai a sottolineare le immagini, finendo per essere un orpello inutile nel migliore dei casi, fastidioso nel peggiore. Piccoli difetti del tutto tollerabili, in ogni caso, e senz'altro innocenti errori di gioventù per un regista che vale la pena di tenere d'occhio.

retrocult

Retrocult è la rubrica di Tom's Hardware dedicata alla Fantascienza e al Fantastico del passato. C'è un'opera precedente al 2010 che vorresti vedere in questa serie di articoli? Faccelo sapere nei commenti oppure scrivi a retrocult@tomshw.it.


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