Avengers: Age of Ultron, Google deve aiutare a trovare il pirata cattivo

Un giudice ha ordinato a Google di rivelare informazioni utili per individuare la persona che ha svelato il trailer di Avengers: Age of Ultron.

Avatar di Valerio Porcu

a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Google dovrà aiutare Marvel a cercare la persona che ha fatto trapelare il trailer esteso di "Avengers: Age of Ultron". A ordinarlo è una corte californiana, che soddisfa così la richiesta dello storico editore di fumetti, oggi proprietà di Disney.

Il trailer era stato mostrato in occasione dell'evento Marvel dedicato alla programmazione dei prossimi anni, ma avrebbe dovuto raggiungere il pubblico solo nei giorni successivi - abbinato alla serie Agents of S.H.I.E.L.D. Qualcosa però è andato storto e una copia non autorizzata è comparsa online dopo poche ore, spingendo Marvel a pubblicare la versione ufficiale.

The Avengers: Age of Ultron

Avengers: Age of Ultron

Marvel ha quindi ottenuto che un giudice ordinasse a Google di produrre tutte le informazioni rilevanti del caso - il video è stato pubblicato su Google Drive, che è appunto proprietà di Google. Rifiutata invece la seconda richiesta di Marvel, che voleva accesso diretto ai server di Google per esaminare le informazioni.

È quindi caccia all'uomo per John Gazelle, pseudonimo dietro a cui si nasconde il misterioso pirata. Difficile dire se arriveranno a scoprire di che si tratta, anche perché nel migliore dei casi Marvel otterrà un indirizzo IP - e probabilmente Gazelle ha preso qualche precauzione per evitare che basti questa informazione per risalire alla sua vera identità. Sempre che Google non si opponga formalmente all'ordine del giudice.

The Avengers The Avengers
Thor The Dark World Thor The Dark World
Captain America: The Winter Soldier Captain America: The Winter Soldier

Che alla Marvel siano infastiditi d'altra parte è comprensibile, anche perché da più parti si è sollevato il sospetto che il "leaker" sia qualcuno interno all'azienda - di certo è in corso anche un'indagine a riguardo. È curioso comunque che la corte abbia deciso, questa volta, di spalleggiare l'azienda andando contro ai diritti di privacy individuale. Hanno fatto bene?