Basquiat -About Life: raccontare l'artista attraverso i suoi mostri

Nicola Pesce Editore porta in libreria Basquiat - About Life, un volume breve ma intenso, che ripercorre la vita di Jean-Michel Basquiat all'ombra dei suoi tormentati mostri. 

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a cura di Raffaele Giasi

Senior Editor

Parlare di Basquiat come artista non è semplice, e non deve esserlo stato nemmeno per Gabriele Benefico e Fabrizio Liuzzi, duo di autori tarantini che per Nicola Pesce Editore porta in libreria “Basquiat - About Life”, volume in bianco nero e rosso che ripercorre parte della vita dell'omonimo artista americano, vera e propria icona, insieme a Keith Haring, del movimento del graffitismo e, come Haring, morto semplicemente troppo giovane.

Raccontare Basquiat, si diceva, non deve essere semplice. Benefico e Liuzzi, dunque, più che sulla tipica biografia a fumetti, hanno optato per un racconto più intimo, che porta il lettore alla scoperta di un Basquiat non solo ritratto come un narcisistico amante della bella vita della scena artistica dell'epoca (animata per altro dal fermento pop portato da Warhol, di cui pure Basquiat fu buon amico), ma anche e soprattutto come una figura tormentata. Tormentata dalla sua vita, dal suo passato, e dai suoi "mostri", che sembrano albergare non solo i suoi dipinti, ma anche l'anticamera dei suoi pensieri.

È il 12 agosto del 1988, è il giorno in cui Basquiat si sparerà in vena quell'ultima, letale, dose di eroina che lo porterà alla morte. Il suo corpo verrà trovato nudo in un cassonetto, come “scherzo” di chiusura di una vita consegnata allo sfascio, ed alla parte più tossica della cultura pop dell'epoca. Distrutto dalla mondanità, il Basquiat raccontato nel volume è in qualche modo al di sopra dell'orrore della realtà, tanto da salutare il lettore con un sorriso quasi compiaciuto, sereno, come se la morte lo avesse portato via con consapevole lucidità.

In quell'attimo, il duo di autori porta il lettore indietro nel tempo, in una sospensione dello stesso, che permetterà all'artista di percorrere una lunga carrellata sui fatti della sua vita. Dalla nascita della tag “SAMO”, creata insieme ad Al Diaz per le strade di New York, sino alla consacrazione come re dell'arte di strada. Nel mezzo un cammino di amori, amicizie ed esposizioni, segnato e scandito non dai fallimenti lavorativi, del tutto assenti nel volume, ma da quelli sociali, umani ed emotivi.

Il sacrificio dei rapporti, e la consapevolezza di aver spesso fallito dal punto di vista affettivo, portano Basquiat a raggiungere una morte dolce, serena, in pace con sé stesso. Difficile dire se il racconto percorra quelli che potrebbero essere stati gli ultimi, reali, pensieri di un artista, all'epoca, molto tormentato, reo di una disintossicazione mai del tutto avvenuta, ed avvelenato dall'abuso di droghe pesanti, tuttavia nella sua sintesi narrativa e, soprattutto, nella bellezza espressiva delle sue tavole, il volume funziona.

Raccontare Basquiat attraverso i suoi mostri, ed esplorare i fatti della sua vita come conseguenza dell'ultimo incontro con il suo mostro più grande è quasi poetico. È una poesia urbana, di strada, come quella che potrebbe raccontare un brano hip hop, uno dei numerosi che gli autori hanno inserito all'interno dell'opera per dare senso, spessore, e contesto tanto al racconto quanto al clima metropolitano dell'epoca. Funziona, si fa apprezzare, e lascia spazio a poche incertezze.

Certamente rappresentare Basquiat con tanta asciuttezza è un pericolo, ma è azzeccata la scelta di demandare gran parte del lavoro al disegno, alla rappresentazione delle opere dell'artista, alle contorte allucinazioni dei suoi lavori che. Il mix visivo è avvolgente e trainante per la lettura, mescolando il tratto realistico del disegno di Benefico, alle l'influenza delle pennellate di Basquiat: surreali, "urbane", percorse dalle influenze che, dall'Anatomia di Grey alla strada ne hanno segnato lo stile, e ne hanno definito il successo. Il tutto si fonde in linee schizzate, taglienti, frenetiche, che nel mix di rappresentazioni realistiche dei volti, e le mostruose alterazioni escogitate dallo stesso artista, rendono efficacemente l'idea di quello che poteva essere lo stato allucinato di Basquiat sotto l'influsso dell'abuso di eroina.

Un intreccio mistico e intimo, che sembra sempre sul punto di esplodere, ma che invece resta sui passi di una sorta di viaggio dantesco, in un inferno ermetico e personale, in cui si mescolano passato e presente in una amara consapevolezza: SAMO è morto, ed è morto per l'arte e nel culto dell'arte.

Se volete scoprire qualcosa in più su Basquiat, vi consigliamo di dare un'occhiata al libro "Warhol on Basquiat", che racconta l'artista anche attraverso la tormentata amicizia con Andy Warhol, con tanto di diverse foto ad opera dello stesso Warhol.