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Blackbox: Eredità Furiosa, la recensione del capitolo finale

Eredità Furiosa è l'ultimo capitolo di Blackbox, serie a fumetti steampunk made in Italy che dimostra di avere accolto in modo perfetto le suggestioni del genere

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a cura di Manuel Enrico

In sintesi

Eredità Furiosa è l'ultimo capitolo di Blackbox, serie a fumetti steampunk made in Italy che dimostra di avere accolto in modo perfetto le suggestioni del genere

Definire lo steampunk non è così semplice come si può pensare. Banalmente ci si potrebbe limitare a identificarlo come una versione distopica della nostra realtà in cui l’elettricità non ha avuto un ruolo essenziale all’interno dell’evoluzione sociale, lasciando che tutta la base tecnologica fosse spinta dalla potenza del vapore. Una necessità che ha portato ad uno stile preciso dal punto di vista tecnico, accompagnato da una visione sociale che si appoggia a concetti come il Victorian compromise e si affida ad ambientazioni che ricordano l’Inghilterra vittoriana. Graficamente questa è l’impostazione, ma lo steampunk di alto spessore si concentra anche su un’analisi sociale profonda, come accaduto per Blackbox, serie a fumetti italiana che si è recentemente conclusa con il suo ultimo capitolo, Eredità Furiosa.

Nel panorama fumettistico nostrano, lo steampunk ha avuto poca rappresentanza. Pur essendo un filone narrativo intrigante, spesso di è visto come declinazione di altre serie, quasi un what if…? puramente estetico che si è premurato di offrire variazioni sul tema, come accaduto in celebri collane fantascientifiche del calibro di Nathan Never. A invertire questa tendenza, oltre al citato Blackbox, si sono succeduti produzioni che hanno colto gran parte delle suggestioni del genere, come The Steams di Noise Press o il Romanzo a Fumetti Bonelliano I Pionieri dell’ignoto.

Blackbox: lo steampunk allo stato puro

Leggendo Blackbox, però, si ha una visione precisa e, forse, più autentica della connotazione più pura dello steampunk. La serie creata da Giuseppe Grossi, infatti, non si limita ad appoggiarsi al semplice impatto grafico offerto da questa ambientazione, ma ne accoglie pienamente le caratteristiche strutturali per renderle l’ossatura di una vicenda umana profonda e spietata.

Ecronia è una città stato caratterizzata da una rigida disciplina, spiccatamente utilitaristica e in cui ogni cittadino ha un ruolo. Non esiste il libero arbitrio, tutto viene deciso a priori, tramite una selezione di mestieri e ruoli che inizia dall’infanzia, quando tramite un’opera di ingegneria sociale i bambini e gli adolescenti vengono testati all’interno di una dinamica che pur avendo un’apparenza ludica nasconde una precisa mira: creare cittadini produttivi e forti.

Una necessità per Ecronia, che periodicamente affronta una sorta di ricambio generazionale, nella forma di uno spietato scontro tra adulti e adolescenti, in cui maestri e allievi si confrontano per dimostrare chi sia degno di esser un figlio prediletto di Ecronia. Una visione della società decisamente cinica e spietata, che però trova un suo fondamento nell’ambientazione di Blackbox, una struttura che ci riporta all’essenza dello steampunk.

Non è sufficiente, dicevamo, inserire la presenza di ingranaggi giganti e sbuffi di fumo a caso per definire un progetto steampunk, serve una caratterizzazione morale e sociale che riceva le suggestioni del genere e le rielabori, sotto ogni aspetto.

In Blackbox, a ben vedere, la tecnologia a vapore è presente ma con una certa parsimonia. Il concept meccanico tipico dell’ambientazione non viene trattato come un elemento ingombrante sulla pagina, rendendolo il solo indice di una storia steampunk. Al contrario, viene altresì piegato alle esigenze della trama, da orpello di arricchimento visivo diventa un ingranaggio essenziale ma non univoco per dare concretezza a questo universo.

Vivere e morire a Ecronia

Nei cinque volumi che compongono Blackbox (i quattro albi Futura Memoria, Innocenza Meccanica, Eterna Ribellione e Eredità Furiosa, più lo spin off L’Alleggeritore) è il tono complessivo dell’opera che conferisce al titolo la liceità di definirsi un buon fumetto steampunk. Le vite cupe e astiose dei personaggi, caratterizzate da perdite e sofferenza, trovano un’eco in una colorazione altrettanto oscuro, caratterizzata da sfumature acide e a tratti violente che fanno da eco a questa vicenda familiare complessa e struggente. Grossi, da buon conoscitore di cinema, sa bene come un ottimo modo di trasmettere il fascino di un’ambientazione è il mostrare l’influenza che questa esercita in un microcosmo come l’ambito familiare, e non a caso ci rende partecipi del dramma di una realtà domestica ingabbiata da queste rigide regole sociali, in cui viene sacrificata l’essenza stessa dell’emotività umana, avvilita ma non sopita, in cerca di una scintilla di calore e umanità che consenta ai protagonisti di ritrovare la voglia di alzare la testa e dire un semplice basta.

Questa rinascita dei protagonisti passa attraverso i rituali che animano Ecronia, che sono raccontati all’interno dei quattro volumi principali di Blackbox con una sensibilità e un rispetto dei tempi narrativi esemplari. L’onnipresente Progetto E.L.I.A., la ciclica lotta tra allievi e maestri e lo struggente Giorno della Leggerezza sono elementi narrativi potenti, veicolano e al contempo motivano in modo egregio l’intenso tessuto emotivo della serie, rendendo i personaggi al contempo vittime e artefici della storia narrata.

Il merito di Grossi è di aver saputo trovare una chiave di lettura dello steampunk che vada oltre un aspetto puramente estetico, appellandosi invece alla sua anima narrativa. Imbastire una struttura sociale così complessa e articolata non è semplice, riuscire a concepire un evento così dissonante come il Giorno della Leggerezza è un tocco di classe: una ricorrenza che pare inneggiare ad una delle caratteristiche più iconiche dell’infanzia mentre in realtà ne celebra la fine con una cerimonia brutale.

In questa apparente dissonanza si concentra l’essenza di Blackbox. L’ambientazione creata da Grossi non si sottrare alla responsabilità di offrire ai lettori una storia adulta, narrata senza artifici ma con una stratificazione emotiva viva e facilmente interpretabile. Una costruzione che ha spinto gli autori ad andare oltre i previsti tre volumi, perché come accade ai grandi racconti alla fine la storia si impone, spinge in altre direzioni ed è giusto assecondarla, dandole il giusto spazio. Che si tratti di un altro capitolo o un albo spin-off come L’alleggeritore, in cui la presenza marginale dei protagonisti principali viene bilanciata da un ritratto di questa città inquieta visto da un diverso punto di vista, ma comunque perfettamente in continuità con quanto precedentemente delineato.

Segnali di stile

Senza nulla togliere all’ottimo lavoro di Grossi in fase di world building, Blackbox ha potuto imporsi come uno steampunk di buon livello grazie a un team artistico che ha saputo cogliere le sfumature del mondo di Grossi dando loro un’ottima rappresentazione su carta. Monno, Scipioni e Tallarico si sono alternati sulle pagine di Blackbox, ognuno portando il proprio talento rimanendo comunque fedeli a un’impostazione di narrazione visiva che non perde mai la propria unicità.

Se Monno inaugura la serie con un tratto dotato di una compostezza e staticità perfetta per trasmettere l’oppressiva dimensione urbana di Ecronia, tocca a Scipioni dare corpo alle tensioni violente e represse di questa società, impostando i due albi centrali di Blackbox in modo da mostrare una dinamicità rabbiosa ed esalata da primi piani intensi dei personaggi, spesso ispirati a grandi attori di cui Scipioni riproduce con incredibile accuratezza le inconfondibili mimiche. Tallarico conclude la saga con Eredità furiosa, titolo che trova perfetta interpretazione visiva nelle sue tavole, al contempo frenetiche e capaci di trasmettere un’emotività complessa.

Parte integrante di questo cast artistico è Gaetano Longo. Autore delle belle copertine di Blackbox, che compongono un unico affresco di questo mondo, Longo è anche colorista della serie, una funzione essenziale di questo lungo racconto, che viene svolta con un certosino lavoro di sfumature e tonalità che siano un’eco della realtà opprimente e acida di Ecronia. Non pago, Longo è anche autore dell’albo spin-off, L’Alleggeritore, dove offre un’ottima prova con un emozionate disegno in bianco e nero.

Giunta al termine, la saga di Blackbox si dimostra come un progetto editoriale sentito e profondamente curato, una storia steampunk che ha visto la luce grazie a Hyppostyle Publishing, ennesima dimostrazione di come le storie di spessore hanno bisogno di realtà editoriali che diano loro fiducia.

Voto Recensione di Blackbox: Eredità Furiosa