I privilegi del capostipite

Dove si parla di: coperte elettriche, carote indigeste e luoghi comuni duri a morire.

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a cura di Tom's Hardware

La pellicola di Nyby-Hawks, abbiamo visto, è qualcosa di più di uno dei tanti case­recci reperti della suddetta Golden Age. Del resto, è privilegio di ogni capostipite che si rispetti preannunciare - e spesso supe­rare in anticipo - i tic e i cliché più grossolani dei suoi discendenti. Guardate il personaggio di Nikki Nicholson: interpretata dalla splendida e compianta Margareth Sheridan (scomparsa, a soli 55 anni, nel 1982): è una donna indipendente e ironica, sessualmente autogestita e capace di sfottere apertamente il protagonista, battendolo per altro su un terreno che è da sempre appannaggio dell'Uomo Vero: l'abuso alcolico.

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Determinata come la Lana Turner de Il fuorilegge (Frank Tuttle, 1942) e briosa come l'Eterna Fidanzatina Doris Day, non si esaurisce però in nessuna delle due; è l'eroina di un'America che racconta ancora se stessa come Terra delle Opportunità, luogo di pro­gresso ed eman­cipa­zione, anche femminile. Le Scream Queen che l'hanno preceduta (la Fay Wray di King Kong, per citare la più nota) e quelle che la seguiranno - da Julie Adams a Gloria Talbott - sono state e saranno decisamente più addomesticate, per lo più svenevoli prede erotiche, maneg­giate come borsoni da palestra tanto dal Mostro quanto dal Fidan­zato di turno. Insomma, forse Nikki non è ancora una El­len Ripley (di fatto, la sua presenza nel film è definita da pochi minuti sulla scena e, quando la parola passerà alle armi, verrà messa rapi­­da­men­te da parte), ma non è neppure una bambola gonfia­bile da Baywatch.

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La guerra dei sessi, però, è solo un tratto in un disegno più ampio. Il dialogo fitto, serratissimo e costruito con perizia maniacale dallo sceneggiatore Charles Lederer (si dice con la complicità del grande Ben Hecht e dello stesso Hawks), mette in luce un'altra battaglia - assai più complessa di quella, scontata, che oppone gli umani al Carotone Vampiro impersonato da James Arness.

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È il conflitto interno che si presenta agli Stati Uniti dell'immediato dopoguerra, dove la costruzione dell'ap­parato militare-industriale denunciata da Dwight "Ike" Eisen­hower nel suo celebre discorso di commiato (17 gennaio 1961) ha cominciato da tempo a prendere forma, e dove la lunga mano dell'interventismo militare globale sta già dando - in Corea - i primi, sanguinosi frutti. Si tratta, in poche parole, di mettere ordine nei rapporti tra la Conoscenza (Carrington), la Forza (il capitano Hendry) e l'Informa­zione (l'ipertiroideo giornalista Ned Scott) in una nazione che si prepara a governare il mondo.

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Quanto spazio si può concedere agli scienziati in un simile scenario? Certo - il progetto Manhattan la dice lunga in materia - la loro volenterosa collaborazione può rivelarsi molto utile, ma questi idealisti pazzoidi sono troppo incontrollabili, sempre con la testa tra le nuvole, con quella fissazione per il libero pensiero e la libera ricerca ("non ci sono nemici per la scienza, solo fenomeni da indagare", pessima idea dirlo ad alta voce, caro Carrington). La risposta del film è chiarissima: meglio metterli sotto la paterna tutela di quei simpatici ragazzoni in uniforme e stellette, prima che combinino qualche guaio. Quanto alla stampa, beh, forse ci toccherà sentirla mugugnare di tanto in tanto, ma - di fronte alla sfida del Nemico Comune - la troveremo schierata sull'attenti sotto la bandiera: "Tutti voi che ascoltate la mia voce, dite al mondo, ditelo a tutti, dovunque si trovino... Attenzione al cielo!".

L'Archivista

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