Camerette, recensione: that's life

Camerette è il graphic novel d'esordi del giovane autore romano Frita e del neonato editore tarantino Ottocervo.

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a cura di Domenico Bottalico

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Camerette non è solo il titolo del graphic novel d'esordio del giovane autore romano Frita (al secolo Francesco Rita, classe 1988, e artista poliedrico con esperienze anche nel campo del cinema e della musica) ma anche del neonato editore tarantino Ottocervo che, con personalità e sicurezza, si affaccia sul mercato sgomitando e cercando di ricavarsi così uno spazio in una fetta incredibilmente affollata e di tutt'altro che facile interpretazione.

Camerette, that's life

Arianna tradisce Fausto, Fausto tradisce Arianna. Poco importa che di mezzo ci vada la piccola Susi. I tradimenti dei due sono vacui ed entrambi ne sono coscienti, Arianna sa che Davide ha altre donne anche più giovani di lui come Camilla appena maggiorenne e in aperto conflitto con la madre. Quelli di Arianna e Fausto non sono gli unici tradimenti, molto anni prima anche Luigi ha tradito sua moglie anche se a casa ad aspettarlo c'è il piccolo Danilo.

Molto anni dopo invece Camilla, Giò e Teo formano un trio inseparabile o quasi. Le loro scelte di vita infatti li hanno portati dalla spensieratezza della scuola a scelta tutt'altro che facili o felici. La ragazza è affascinata da uomini troppo maturi mentre Giò ha deciso di "cambiare" aria e Teo è chiuso oramai in sé stesso insoddisfatto.

Proprio quando Camilla viene cacciata di casa, non trovando riscontro nell'amante Davide, incontra per caso Giò uscendo in fretta e furia da lavoro. Fare da babysitter alla piccola Susi infatti non è male, il problema è l'atmosfera tesa fra Arianna e Fausto che, accompagnato da Danilo, ha iniziato a prendersi le sue cose per andare via di casa.

Camerette, serendipità malinconica

Per il suo esordio, Frita non sceglie di certo un percorso narrativo facile. Camerette infatti si configura inizialmente con una antologia in cui, nei diversi capitoli, si alternano diversi personaggi con le loro vicissitudini collocate in diversi momenti. Superando però i primi capitoli, le connessioni dirette e soprattutto indirette fra i vari personaggi iniziano a palesarsi lungo un ipotetico filo conduttore fatto di incontri, sentimenti, aspettative e fallimenti in relazioni sempre precarie e mai stabili anche se partite, e cementate, dalle migliori intenzioni.

Un racconto corale dal taglio cinematografico seguendo però quella verve tutta italiana di registi come Paolo Virzì o Paolo Genovese interpreti di quei dramedy che scavano a fondo nelle relazioni grazie a personaggi interessanti e mai banali seppur archetipici come quelli di Frita. Al netto di questo in Camerette c'è tanto fumetto dal punto di vista narrativo e strutturale attingendo a piene mani dalla scuola indipendente anglosassone e da quella francese, con Boulet soprattutto che ha influenzato poi quella italiana degli ultimi 10 anni di produzione a fumetti, collocandosi idealmente nel calderone ampissimo dello slice of life come genere.

Tuttavia l'autore romano non cade nell'insidioso tranello del racconto meramente autobiografico, seppure è indubbio che richiami autobiografici ci siano, ma mantiene nell'arco del suo racconto quella urgenza che contraddistingue alcuni lavori di Silvia Ziche e soprattutto la prima produzione di Gipi. Nella girandola di vita vissuta, presente e passata, in cui nulla è casuale e tutto ritorna, Frita infatti incornicia immagini potenti (la casa come luogo fisico ma soprattutto come luogo emozionale) lasciando all'ultimissimo dialogo il compito di chiudere il proverbiale cerchio in un finale malinconico e solitario.

La velocità di lettura di Camerette è inversamente proporzionale alla difficoltà che il lettore potrebbe avere nel cogliere una serie di sfumature e rimandi alla prima lettura. Questa forse potrebbe essere, insieme ad una struttura che sovrappone diversi piani temporali senza dare coordinate dirette al lettore, il primo appunto che si potrebbe fare all'autore.

Il secondo appunto è invece legato ad uno stile grafico che, a bruciapelo, potrebbe far desistere i lettori più esigenti e quelli più avvezzi ad uno stile più realistico o "ricercato". Il tratto tondo e l'alto grado di stilizzazione di Frita infatti avvicinano lo stile grafico di Camerette ancora una volta ad una certa produzione indipendente anglosassone. Le linee continue, il minimalismo espressivo-anatomico e i colori stesi in ampie campiture materiche con sfumature ridotte al minimo (con tono su tono) contribuiscono a rendere i personaggi del volume estremamente universali e accessibili a qualsiasi tipo di lettore.

In questo senso è interessante anche soffermarsi sulla ripartizione della tavola utilizzata dall'autore romano. La struttura è infatti tutta improntata su una orizzontalità che fa da contraltare ad una impostazione della pagina divisa mai in non più di 3/4 riquadri. Non si può parlare però di una vera e propria "gabbia" perché i riquadri sono a pagina viva lasciando al "bianco" una peculiare forza espressiva (dal bianco arrivano anche molti dei balloon) e riflessiva (per il lettore ovviamente).

Nota finale merita anche l'esordio di Ottocervo. L'editore sceglie un fumetto non semplice con cui esordire che, pur strizzando l'occhio ad una certa commercialità, reca seco una profondità narrativa-strutturale inusuale soprattutto in un mercato in cui si tende a raccogliere subito quanto più possibile anziché seminare pazientemente. È altrettanto fuori discussione che con Camerette, l'editore si collochi nella scia di quelle case editrici (Cononino ancor prima che BAO Publishing, giusto per citare due nomi noti ai più) propense a pubblicare un tipo di fumetto più intimista, personale e ricercato. Una scelta lodevole che deve essere corroborata con altri prodotti pregevoli come questo d'esordio.

Il volume

Ottocervo fa quindi il suo esordio sul mercato con un volume brossurato con alette dimensioni 17x22 cm circa. Una scelta dal punto di vista della confezione che sembra rimarcare ancora una volta la fetta di mercato in cui l'editore vuole incunearsi e supportato da una cura carto-tecnica ineccepibile. La veste grafica è minimale ma efficace nel "descrivere" il contenuto del volume, le alette vengono ben sfruttate non solo per la breve biografia dell'autore ma anche per una sinossi che aggiunge ancor più curiosità se unita a quella canonica presente in quarta di copertina.

La brossura è solida e, unita all'ottima rifilatura delle pagine, permette una lettura agevole senza apertura inconsulte del volume e senza stress sulla costina. La carta utilizzata è quella opaca, spessa e porosa che ben si adatta al tratto dell'autore per una resa ottimale. L'unico appunto che si può muovere all'edizione è l'assenza di extra fatta eccezione per una playlist a fine volume con una selezione di brani, assolutamente non scontati, con cui si può accompagnare la lettura del volume.