Candy: Morte in Texas, recensione: una miniserie priva di mordente

Candy: Morte in Texas, disponibile su Disney Plus, è una miniserie composta da cinque episodi dalla durata di quarantacinque minuti ciascuno

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a cura di Nicholas Mercurio

Candy: Morte in Texas, disponibile su Disney Plus, è una miniserie composta da cinque episodi dalla durata di quarantacinque minuti ciascuno di genere true crime drama con protagonista Jessica Biel e diretta da Micheal Uppendhal. Si tratta di un racconto agghiacciante, brutale e ricco di punti interrogativi ma privo di mordente.

La storia vera dietro a Candy: Morte in Texas

Tratta da un fatto verificatosi negli anni ’80 a Collin County, una pacifica cittadina del Texas, la miniserie racconta dell’omicidio della maestra di scuola media Betty Gore per mano di Candy Montgomery, una casalinga tutta casa e chiesa che era rispettata da chiunque nella comunità. Incriminata ma considerata innocente per legittima difesa dalla giuria, Candy si è poi trasferita cambiando nome e divorziando dal marito per i suoi tradimenti, alcuni dei quali proprio con il marito della compianta Betty Gore, che in tutto questo ha lasciato orfana una bambina di otto anni.

Nonostante siano passati molti anni da allora, le reali motivazioni dietro all’omicidio non si conoscono, poiché le prove, scomparse dalla scena del crimine, non hanno fornito i dettagli necessari per costringere la giuria a ordinare il fermo di Candy Montgomery. Pur essendo sua vicina nonché sua vecchia amica, la casalinga era invidiosa di Betty Gore per la sua vita perfetta, anche se quest’ultima, una volta scoperto che Candy e suo marito si vedevano di nascosto consumando rapporti sessuali, decise di punirla a suo modo, facendosi giustizia da sola. Stando agli articoli sui giornali del tempo dopo le dichiarazioni di Candy Montgomery, Betty Gore tentò di uccidere la vicina di casa con un’ascia, e Candy si difese per impedire di farle del male.

Al netto di questo, le quarantuno pugnalate inferne al corpo già martoriato della povera Betty Gore non convinsero la giuria a condannare la casalinga texana, che da questa vicenda ne uscì pulita, cominciando una nuova vita altrove. Per chi non lo sapesse, Candy Wheeler (questo il suo nome da nubile) è ancora in vita e vive in Georgia, e negli ultimi quarantacinque anni ha lavorato come terapista per la salute mentale. Se non fosse ironico, sarebbe inquietante.

Le vicende di Candy: Morte in Texas

A interpretare Candy Montgomery è Jessica Biel (The Sinner e Settimo Cielo), mentre a impersonare Betty Gore è Melanie Lynskey (Don’t Look Up di Adam McKay), due star che hanno bisogno di presentazioni. Siamo nel 1980, nel bel mezzo dell’acquisizione dei Lakers da parte del magnante Jerry Buss e di aspre lotte sociali. Candy Montgomery è una madre di famiglia che cura la casa e si occupa dell’educazione dei figli, facendo loro da mangiare, accompagnandoli a scuola e assistendo suo marito Pat (Timothy Simons) nei vari patemi quotidiani.

È una famiglia benestante, che partecipa alle attività della comunità, dando sempre consigli preziosi e supporto a chi è difficoltà. Candy, essendo religiosa, canta nel coro della chiesa insieme a Betty Gore, la sua vicina di casa nonché amica, che frequenta spesso perché i loro figli giocano assieme nel cortiletto adiacente alle loro abitazioni. In comune, inoltre, hanno le stesse passioni e addirittura la stessa opinione politica, e si augurano una società più coesa, lungimirante e unita. Il loro rapporto, che è legato inizialmente da una profonda amicizia, si deteriora però con il tempo a causa di Betty Gore, che si allontana spontaneamente dai pettegolezzi ritrovando l’intimità con suo marito Alan (Pablo Schreiber), che lavora come ingegnere, passando più tempo in ufficio che a casa. Sentendosi sola, Betty scopre che la comunità continua a vederla positivamente, e che l’amica Candy la attende per passare insieme altri momenti indimenticabili.

Durante il periodo in cui Betty si è allontanata, però, Candy ha riscoperto la sua intimità, tirando fuori lati di sé che non ricordava affatto. È una ventisettenne madre di quattro figli, ed è sposata ormai da otto anni: è cresciuta troppo in fretta, negandosi le frivolezze della gioventù e la spensieratezza, accantonando di conseguenza ogni suo desiderio per trascorrere il resto della sua vita con l’uomo di cui si è innamorata. Questo, però, quanto l’ha cambiata? E può ancora accettarlo? Prendendosi più libertà e trasgredendo, comincia a vedere il suo mondo in maniera negativa. Si distacca, pur rimanendo vicino ai suoi figli, e comincia a partecipare a eventi di vario genere, stringendo un’amicizia speciale con Alan che poi sfocia in un rapporto intimo. Non se ne innamora, ovvio, ma con lui passa interi pomeriggi, desiderandolo ma mantenendo comunque una certa distanza, in modo tale da non affezionarsi più del dovuto. È però semplice a dirsi e che a farsi, perché i loro rapporto clandestino, scoperto successivamente da Betty, potrebbe addirittura minare le fondamenta stessa della comunità.

Per quanto la storia e le premesse siano interessanti, la narrazione incespica proprio laddove dovrebbe stupire, presentando difatti una proposta estremamente piatta. Gli avvenimenti si susseguono rapidamente, eppure tutto si esaurisce in pochi secondi a causa della troppa carne al fuoco messa sulla brace. Il racconto, ispirandosi a una storia vera, avrebbe dovuto essere trattato con maggiore cura e attenzione. È proprio la scrittura a risultare striminzita, poco ispirata e inconsistente, nonché noiosa e poco coinvolgente, lasciando allo spettatore molto poco su cui riflettere. Complice dei dialoghi esageratamente lunghi e poco incisivi, il momento più importante della serie risulta acerbo e poco appassionante.

Al netto delle buonissime interpretazioni di Jessica Biel e Melanie Lynskey, pensiamo che dedicare soltanto cinque episodi per descrivere delle vicende così delicate siano davvero troppo brevi, nonché privi di anima. Andare subito al dunque, quindi, è stata una scelta sbagliata, perché ha prestato il fianco a innumerevoli criticità del racconto, che, oltre a dimostrarsi debole, è anche piuttosto poco coinvolgente. In più di un’occasione, infatti, è stato complesso seguire passo per passo ogni vicissitudine, perché la produzione ha fatto di tutto per impegnarsi a rendere la narrazione priva degli elementi tipici del genere cui appartiene. La tensione compare solamente alla fine, ma questo non basta per risollevare una miniserie che, oltre a essere poco incisiva, risulta estremamente priva delle idee giuste.

In conclusione

Candy: Morte in Texas è un’operazione interessante ma sviluppata male, trattata con superficialità e proposta con altrettanta poca cura da parte del regista. Cinque episodi, in tal senso, sono troppo pochi per descrivere due personalità come quelle di Candy e Betty, che si trovano in conflitto, ma non danno mai la sensazione di esserlo per davvero se non soltanto alla fine del racconto.

In un periodo di grandi uscite su tutte le piattaforme, una miniserie del genere arriva senza offrire nulla che non fosse già visto. Un'altra classica occasione mancata.

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