Christian 2, recensione: anche gli angeli hanno la pistola

Il messia romano è tornato: Christian 2 arriva su Sky e NOW con nuovi miracoli e un'inattesa battaglia tra buoni e cattivi.

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a cura di Livia Soreca

"Cosa hai visto? Cosa hai sentito? Cosa hai provato?" Sarebbero proprio queste le domande da fare a chi torna dall'altro mondo, ed è con questi grandi interrogativi che ci lascia la prima stagione di Christian, la serie di Roberto Saku Cinardi diretta da Stefano Lodovichi.

La "utopia coatta" prodotta da Sky Studios e Lucky Red sta per tornare. Christian 2 è in arrivo Sky e in streaming su NOW (scopri come abbonarti) a partire dal 24 marzo con 6 nuovi episodi. I volti di Edoardo Pesce, Silvia D'Amico, Antonio Bannò, Claudio Santamaria e molti altri tornano in una seconda stagione che riprende diversi snodi di trama lasciati in sospeso, in un viaggio tra crimine, drammaticità, commedia e mistero.

Christian 2: tra un mistero e una risata

Questa particolare serie TV nasce come un esperimento curioso ma subito convincente, con ritmi narrativi equilibrati e dialoghi stimolanti, che riesce a toccare il tema del sovrannaturale e della spiritualità con nuovi espedienti e linguaggi, tutti all'italiana. La prima stagione (qui la nostra recensione) mostra la figura di Christian, criminale della periferia romana sotto l'ala del boss Lino (Giordano De Plano). Dopo una vita trascorsa a delinquere, un evento è pronto a cambiargli la vita: l'apparizione di misteriose stigmate sulle mani dà inizio ad un percorso opposto, volto a compiere buone azioni e ad una possibile redenzione. Mentre Christian e la sua vicina Rachele affrontano questo cambiamento insieme, Matteo, emissario del Vaticano con un passato miracoloso, si fa strada tra i grandi segreti del nuovo messia romano.

Anche con la seconda stagione, la serie si conferma un prodotto ben scritto, che mette sul piatto nuove dinamiche narrative, più complesse ma sempre ben calibrate. Ancora una volta gesta di Christian attirano sempre più persone del quartiere tormentate dalla violenza di Lino, gente che ritrova una propria fede, infermi che vogliono guarire, persino morti che hanno bisogno di resuscitare. E per citare uno dei titoli della stagione precedente: "Ma mica gratis". Con un pizzico di comicità quasi grottesca, veicolata da un colorito romanaccio, si fa ancora leva sul trasformare tutto in un business: Christian è una macchina dei miracoli. Questo è un leitmotiv che riesce spesso a fare breccia nel pubblico, con un senso dell'umorismo velato e "furbo" - quasi sulle orme della saga Smetto quando voglio e simili. Dietro questa simpatica trovata, però, si nascondono spunti di riflessione molto più profondi, con un risvolto di trama davvero inatteso capace di cambiare radicalmente il tenore della serie.

Nemmeno in Christian 2 manca un lato più cupo. La violenza diventa sempre più cruda e schietta, ma a provocare un senso di inquietudine c'è anche la dimensione spirituale e mistica: eventi miracolosi, visioni particolari, figure angeliche. Non si ricorre a chissà quali espedienti tecnici per dare vita ad una dimensione sovrannaturale, anzi si tenta di proporre l'opposto: una surrealtà che sembri il più vera possibile. È così, dunque, che misteriose figure ultraterrene appaiono come comuni esseri umani in luoghi reali, che si tratti di una stanza o di una vasta campagna della periferia romana. Un ambiente in penombra o un oggetto coperto da un velo bianco riescono a suscitare turbamento nello spettatore molto più di un qualsiasi effetto speciale.

Il diavolo e l'acqua santa

La strada di Christian si intreccia più volte con quella di Matteo, un personaggio più tenebroso che qui diviene un vero coprotagonista. I due sono come il giorno e la notte, e lo stereotipo del romano coatto e burino si incontra con un uomo riservato e composto, dalla mente impenetrabile, due opposti il cui cammino è più simile di quanto si possa pensare. Nella nuova stagione si accentua ancora di più il loro essere due grandi nemesi, invischiati in una lotta tra bene e male che non sempre porta sullo schermo i risvolti aspettati. Chi è il diavolo e chi l'acqua santa? Probabilmente nessuno. Christian 2 insegna come i concetti di giusto e sbagliato, di buono e cattivo, siano più labili che mai. Si è sempre sul filo del rasoio tra fede e fanatismo, tra l'idea di guidare e la sete di comandare, in una continua giostra di peccatori che puniscono altri peccatori, con una sottile ma sapiente critica a precetti da mettere in discussione.

Edoardo Pesce e Claudio Santamaria si calano rispettivamente nei propri ruoli in modo impeccabile, donando comicità o serietà quanto basta per essere credibili. I due personaggi sono perfettamente in bilico tra la realtà e il surreale, aperti ad una spiritualità giunta quasi per magia, ma con radici profonde, e al tempo stesso rigidamente ancorati alla vita tangibile, e a sentimenti ed emozioni come l'amore, l'odio, la vendetta e il perdono.

La seconda stagione della serie di Sky non perde mai, tuttavia, la sua dimensione corale. Se è vero che Christian e Matteo diventano qui le due figure cardine, l'occhio è sempre vigile sulle condizioni disagiate dei sobborghi italiani, sulla criminalità e la delinquenza, così come sulle singole storie di personaggi secondari ma mai marginali, come Rachele e Davide, altro giovane scagnozzo nella banda di Lino. Questi si evolvono, le loro storie si amplificano e la lente dello spettatore può scavare sempre più a fondo, alla scoperta di nuove dinamiche psicologiche e interpersonali.

Christian 2: un esperimento ben riuscito

La seconda stagione di Christian riesce a fare quel piccolo passo in più che ci si aspetta. I 6 nuovi episodi scorrono velocemente e con piacere, stimolando lo spettatore ad indagare e a scoprire tutti i segreti di questo mondo spirituale perfettamente integrato nella realtà, un'apparente armonia che tende ancor più a stuzzicare quei pensieri primordiali dell'essere umano: la fede, l'aldilà, la spiritualità. Christian 2 riesce ad essere un dramedy a tutti gli effetti, con quel pizzico di leggerezza all'italiana che qui funziona senza cadute di stile. La serie si conferma un esperimento riuscito bene, con trovate convincenti, ritmi narrativi calibrati e una colonna sonora sempre sul pezzo.