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Cøpenhagen: il gioco. La recensione di un viaggio astratto

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Giochi in scatola

Cøpenhagen: il gioco. La recensione di un viaggio astratto

di Fabio Paglianti lunedì 28 Ottobre 2019 14:38
  • 4 min
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€ 74,50
Cøpenhagen
Autore
Asger Harding Granerud, Daniel Skjold Pedersen
Editore
DEVIR
N° Giocatori
2 - 4
Età consigliata
8+
Durata Media
20-40 minuti
Più informazioni su
  • giochi astratti
  • Giochi strategici
  • Giochi in scatola
  • Devir

Cøpenhagen, capitale danese, è famosa per svariati motivi, ma il suo luogo simbolo, più rappresentativo è sicuramente la Sirenetta – monumento allo scrittore di fiabe Hans Christian Andersen. Uno dei suoi altri aspetti più rappresentativi è il porto commerciale, insieme a quello di Malmö, uno dei più importanti del Nord-Europa. Caratteristiche, d’altra parte, sono le sue case costituite da ampie facciate in legno colorato arricchite da enormi finestre.

Il gioco Cøpenhagen si ispira proprio a queste caratteristiche abitazioni, ispirandosi ai recenti successi di Azul, Sagrada o Patchwork. Lo scopo del gioco è costruire la miglior facciata di una casa sul porto della città, superando tutti gli avversari e sfruttando il maggior numero di finestre possibili.

Copenhagen

Vinduer

L’obiettivo è quindi di completare sulla facciata della nostra plancia – una replica di un’abitazione locale – il maggior numero di file o colonne della facciata stessa. Per riuscirci, ogni giocatore – a turno – deve scegliere quale delle due azioni possibili vuole fare. La prima opzione consiste nel pescare, dalla opportuna plancia di gioco, due carte colorate consecutive. La seconda opzione permette invece di costruire la facciata della propria palazzina, usando le tessere presenti nel gioco, raffiguranti parti di facciata che ricordano i pezzi da gioco di Tetris. E con Tetris, parliamo proprio del popolarissimo gioco anni 80 dove, in una sorta di pozzo, cadono pezzi di diversa forma da incastrare proprio per formare linee orizzontali.

La prima opzione di gioco permette di pescare carte per raccogliere carte dello stesso colore, raffiguranti una facciata con all’interno diverse forme geometriche che ricordano i pezzi dello storico Tetris. A differenza del gioco originale, queste forme geometriche hanno una lunghezza differente, da due a cinque quadratini, e forme diverse dall’originale.

Nel mazzo di carte tra cui pescare sono presenti cinque colori differenti (azzurro, giallo, rosso, verde e viola) e ogni singola carta di colore differente contiene al suo interno quattro varianti dei suddetti pezzi. Ogni pezzo ha un numero differente di finestre disegnate al suo interno – particolare molto importante nella fase di calcolo del punteggio. La fase di pesca – quindi – consiste nel cercare di raccogliere dal tavolo le carte del colore giusto.

Copenhagen

Farver

Ma qual è il colore giusto? A priori, non esiste, perché dipende dalla strategia di gioco che ogni giocatore vorrà applicare per vincere la partita. Nel momento in cui un giocatore si ritrova in mano con un numero variabile (da due a cinque) di carte di colore uguale può comprare dal mercato delle tessere sul tavolo – sfruttando la seconda meccanica di gioco – il pezzo corrispondente al numero di carte e al colore delle stesse. In sostanza, con due carte gialle, si compra una tessera gialla da due. Con quattro carte viola, si compra la tessera viola da quattro e via così. Ovviamente, ogni tessera, ha una quantità di copie limitate sul tavolo e ogni giocatore deve essere un bravo calcolatore per capire quando conquistare una tessera da due o aspettare e puntare a quella da cinque!

Raccolta la tessera corrispondente alla nostra mano, tocca alla nostra anima da bravo muratore collocarla sulla nostra plancia di gioco – raffigurante la nostra palazzina – con lo stesso principio del Tetris. Nessuna tessera può essere sovrapposta a un’altra, non può uscire dai bordi del palazzo stesso e deve sempre essere sistemata come se calasse dall’altro, attratta dalla gravità, verso il punto più basso.

Copenhagen

Ai miei tempi non si lavorava così

Sistemata la tessera, ogni giocatore deve controllare se ha completato una fila orizzontale o una colonna verticale della propria palazzina. Se ci fosse riuscito, guadagna subito dei punti. Oltretutto, se – nel completare uno dei due obiettivi – è riuscito a farlo usando solo finestre, riceve altri punti supplementari.

Per migliorare l’esperienza di gioco, non mancano i classici bonus per ravvivare le opzioni del mastro costruttore. Ogni giocatore, infatti, può comperare fino a quattro differenti potenziatori quando riesce – nel corso della fase di piazzamento tessere – a coprire uno stemma sulla facciata o a completare una fila o una colonna – in corrispondenza a uno degli stemmi esterno alla facciata. In questo modo, si guadagna la possibilità di acquistare un nuovo bonus (non è possibile comprare un bonus già in nostro possesso), riattivare un bonus precedentemente usato o prendere dal tavolo di gioco i preziosi pezzi bianchi da un quadratino – utilissimi per completare situazioni di gioco spinose.

I bonus – in sostanza – permettono di “imbrogliare” su tutte le regole precedentemente espresse: si possono pescare tre carte invece di due. O giocare, nel proprio turno, sia la mano di pescata sia di costruzione, per esempio. Saper scegliere anche quale bonus comprare, è una scelta tattica decisiva per l’esito della partita.

Ma qual è il miglior costruttore di Cøpenhagen? In pratica, il primo a raggiungere venti punti grazie alla sue facciate o – nel caso finisca prima il mazzo delle carte e si concluda istantaneamente la partita – il giocatore con più punti in quel momento.

Copenhagen

Overraskelse

Nella scatola base del gioco è presente anche una mini-espansione al gioco originale. In questo, alcuni dei pezzi ad incastro monocolore sono sostituiti da altrettanti bi-/tri-colore. Questo variante aggiunge la possibilità di giocare – quindi – combinazioni di carte multicolore al posto della classica mano di carte monocolore. In questo modo, la meccanica di gioco varia ulteriormente ma non in modo estremamente determinante. Una piccola variante, ma funziona bene.

Copenhagen

Materiali

Escludendo i quattro segnapunti – realizzati in legno e di colori differenti, raffiguranti la Sirenetta di Hans Christian Andersen, simbolo della città – il resto dei componenti è completamente realizzato in cartone colorato, molto spesso e decisamente resistente. L’aspetto migliore della componentistica è la semplicità con cui “costruisce” un piccolo porticciolo per creare – con soli due parti opportunatamente sagomate – il segnapunti e la plancia per le carte da gioco. Chiudo il corredo, il mazzo di carte – di buona qualità ma forse un po’ troppo lucide e quindi difficili da mischiare alle prime battute.

Un bundle spartano ma che assolve allo scopo senza fronzoli. Quello che manca, come variante del gioco, è la possibilità di partire con facciate differenti tra un giocatore e l’altro: una piccola opzione che poteva dare qualche pizzico di varietà in più.

Copenhagen

Gioco indicato per

Chiunque, davvero. Chi ha amato Patchwork, adorerà senza ombra di dubbio anche Cøpenhagen, senza remore. Assolutamente consigliato per gli amanti degli astratti come Azul, è un gioco veloce e che diverte per la varietà di mosse possibili.

Conclusioni

Un mix di giochi, molto ben amalgamato. Tattica e tempismo sono l’ottimo duo che accompagna ogni partita con il gioco dedicato alla capitale danese, ottimamente assemblato – giocando su uno stile di giochi che sta guadagnando ogni mese sempre più terreno nel grande pubblico. Seppur non permetta le ultime “sanguinose” mosse a fine turno tipiche di Azul, avvicinandosi alla fine della partita, Cøpenhagen costringe i giocatori a diventare molto avari e calcolatori non solo per le proprie tattiche ma anche per le mosse avversarie. Ad ogni modo, un ottimo prodotto, senza difetti evidenti e con grandi potenzialità.

Copenhagen

di Fabio Paglianti
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Cøpenhagen

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La semplicità di Cøpenhagen cattura i giocatori già dal primo turno, con un regolamento molto semplice e originale. Partite veloci e sempre diverse, adatte sia a un pubblico giovane sia agli amanti degli astratti strategici. Trasportabile e consigliato anche come introduttivo al genere per chiunque dagli otto anni di età in su.

Pro

  • Si impara in cinque minuti
  • Adatto a qualunque tipo di giocatore

Contro

  • Si ha la sensazione di giocare quasi “da soli”
  • Aggiungere plance differenti avrebbe dato uno slancio al gioco
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