Crudelia, recensione del live-action Disney

Abbiamo visto in anteprima Crudelia, il live-action dedicato all'iconica villain de La Carica dei 101: ecco la nostra recensione.

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a cura di Mabelle Sasso

Arriva al cinema e quasi in contemporanea su Disney+ il film Crudelia di Craig Gillespie con Emma Stone, Emma Thompson, Joel Fry, Paul Walter Hauser, Emily Beecham, Kirby Howell-Baptiste e Mark Strong. Il film ambientato a Londra durante gli anni ‘70 rivisita in chiave patinata e punk le origini e la giovinezza della celebre cattiva Disney, amante della moda e delle pellicce nonché nemesi dei cani dalmata Peggy e Pongo. Il film sarà disponibile nelle sale italiane, qualora aperte, a partire dal 26 maggio e, successivamente, sulla piattaforma streaming Disney+ (potete abbonarvi cliccando qui) con accesso VIP a partire dal 28 maggio. Per tutte le informazioni su come fare per vedere Crudelia in streaming vi rimandiamo al nostro articolo: Crudelia: come vedere il nuovo film Disney. Abbiamo avuto l'opportunità di partecipare sia alla conferenza stampa con il cast sia all’anteprima per la stampa di questo lungometraggio, con la fortuna di poter assistere alla proiezione direttamente in sala, anticipandone così l’uscita nei cinema italiani. Quali sono state quindi le nostre impressioni di questo nuovo live-action Disney?

Crudelia: la trama

Crudelia racconta la giovinezza ribelle di Estella (Emma Stone) nella Londra degli anni Settanta. Divenuta orfana in seguito a un tragico incidente, Estella cresce arrabattandosi come può insieme agli inseparabili Jasper (Joel Fry) e Horace (Paul Walter Hauser), conosciuti come Gaspare e Orazio nel classico animato Disney. I tre si destreggiano tra un furto e un altro, mentre Estella sogna il suo grande momento per sfondare nel mondo della moda.

La vita della ragazza cambia quando una sua creazione attira l'attenzione della Baronessa von Hellman (Emma Thompson), vera e propria leggenda vivente dell’alta moda londinese, dallo stile chic e sofisticato. In breve tempo la giovane Estella diviene la pupilla della Baronessa, ma questo rapporto di mentore/allievo non è destinato a durare, poiché una serie di eventi e rivelazioni portano Estella ad abbracciare il suo lato più oscuro e malvagio. Intenzionata ad ogni costo e con ogni mezzo a ottenere ciò che le spetta, Estella si trasformerà in Cruella, una figura prorompente, spregiudicata e vendicativa.

Crudelia però non è solo una origin story reimmaginata: il film intrattiene a dovere e si diverte a giocare con diversi generi, come ad esempio gli heist movie e le storie di vendetta. In questo senso però il film non riesce ad avere una direzione e una vocazione univoca, e tende a dilungarsi su se stesso appesantendo un po’ la visione nella fase finale del secondo atto.

Rivisitare e reinventare un personaggio

Come portare sullo schermo nel 2021 la genesi di un personaggio psicopatico il cui topos è l’amore per le pellicce ed è stato reso immortale nell’immaginario comune per il tentativo di voler uccidere 101 cuccioli di dalmata, al fine di confezionare uno stravagante soprabito maculato?

https://youtu.be/ON2_e1HB1JM

Rendere accettabile ed empatico un personaggio che nel suo film originale trasudava un temperamento dispotico anche verso i suoi tirapiedi è stata quindi una grande sfida per Aline Brosh McKenna, Kelly Marcel, Steve Zissis (che hanno curato il soggetto), Dana Fox e Tony McNamara (alla sceneggiatura). Il gruppo di scrittori ha deciso così di immaginare una origin story che guidasse il personaggio e lo spettatore in una lenta ma costante discesa verso l’inferno, tralasciando però gli aspetti più datati e controversi legati alla rappresentazione originale della controparte animata del 1961, e costruendo attorno a Estella/Cruella una rete familiare di affetti che agiscono in modo complementare e sono parte integrante della vicenda.

Jasper e Horace, nella loro versione in carne e ossa, assumono un ruolo di complici quasi alla pari dell’antieroina. Questa promozione sul campo non solo nobilita il loro ruolo all’interno della vicenda, ma trasforma il duo (soprattutto Jasper) in una vera e propria bussola morale per la protagonista.

Tra le aggiunte azzeccate di questo film dobbiamo menzionare Artie (John McCrea), personaggio minore, ma il cui ruolo di supporto aggiunge profondità a questa nuova versione di Crudelia. Artie è il proprietario di una boutique di abiti vintage che Cruella percepisce fin da subito come uno spirito a lei affine. In lui la giovane stilista trova un aiuto essenziale per mettere in atto i suoi piani di rivalsa personale.

Trattandosi di una origin story, la pellicola ha l’importante compito di mettere in campo alcuni elementi e situazioni che sono presenti in La Carica dei 101, come ad esempio l’introduzione di Roger (il Rudy della versione italiana animata) e Anita, l’ossessione per i cani dalmata, la tenuta dei De Vil (De Mon) o il ricreare anzi tempo alcune scene iconiche presenti nel film animato. Nello spianare la strada a La Carica dei 101 il film non si attiene sempre al 100% al materiale originale, sfruttando a suo vantaggio alcuni elementi sottintesi o non approfonditi dal cartone animato; altre volte devia radicalmente dal suo materiale originale nel tentativo di non realizzare un prodotto non del tutto subordinato alla controparte animata.

Dal punto di vista visivo, la storia è supportata egregiamente sia da una palette di colori freddi sui quali il contrasto di banco e nero trionfa e accentua la drammaticità del personaggio. A questo elemento di fotografia si aggiunge anche il fattore “wow” degli splendidi costumi, che omaggiano sia l’haute couture raffinata della Baronessa, che lo stile punk e ribelle di Cruella. Un modo per sottolineare il contrasto storico generazionale che stava avvenendo nella Londra degli anni ‘70.

La moda al centro di tutto

Uno degli elementi più brillanti di Crudelia sono i costumi, sempre al centro della vicenda, al pari delle proprie controparti umane. I costumi simboleggiano il contrasto tra due universi in collisione, il vecchio mondo popolato dall’aristocrazia della moda contro le controculture urbane che permeavano le strade di Londra negli anni ‘70.

Se da una parte abbiamo quindi il milieu della Baronessa, caratterizzato da sontuosi abiti ispirati a Dior, Balenciaga, Givenchy e altre leggende della moda, dall’altro abbiamo uno sguardo verso il futuro con creazioni ispirate a Vivien Westwood e Alexander McQueen. Con queste premesse, siamo quindi sicuri che la visione di Crudelia sarà una gioia per gli occhi degli appassionati di moda.

Quando Cruella non è la villain

Fin dall'inizio del film Cruella non viene presentata come un personaggio positivo: una bambina con problemi di socializzazione, che diviene una ladra, per poi diventare, infine, una personalità squilibrata. Per controbilanciare un personaggio simile occorre quindi un avversario ancor più cattivo ed è qui che entra in gioco Emma Thompson con la sua Baronessa.

Questo personaggio, che ad una prima occhiata potrebbe sembrare la versione malvagia di Miranda Priestley de Il Diavolo Veste Prada, diviene mentore, guida e antagonista di Cruella. Il senso del film è quindi condensato in questo personaggio, vero veicolo per l’intera vicenda e la genesi di Crudelia De Mon. La Baronessa von Hellman riesce a essere non solo un personaggio perfido e spietato, ma in tutti i suoi manierismi iperbolici e le sue pretese risulta in un certo senso anche garbatamente esilarante.

Una colonna sonora molto invadente

Il film si avvale anche di una colonna sonora concepita per essere anch’essa uno degli elementi fondanti dell’estetica di questa pellicola. Il ruolo della colonna sonora gioca su più livelli, sia come parte integrante del contesto storico, sia come commento ed elemento di lettura ulteriore alle determinate scene. Questo risultato si ottiene con l’inclusione di canzoni atte a illustrare le due casistiche sopra esposte. Parliamo quindi di musica con funzione non diegetica, ovvero da intendersi come elemento amplificatore e descrittivo ma che non proviene dall’interno della scena; nel linguaggio del cinema ci si riferisce a questo evento con un termine preciso: needle drop.

Ecco quindi comparire all’interno della colonna sonora brani come She’s a Rainbow dei Rolling Stones, Stone Cold Crazy dei Queen, Hush dei Deep Purple e moltissime altre hit di classic rock e qualche timida inclusione punk.

Si potrebbe obiettare che il contesto non sia musicalmente rappresentato in modo sempre corretto e che forse la percentuale di musica punk presente all’interno del Crudelia, essendo questo film inteso per essere un tributo al punk britannico, è davvero una quantità ridotta. Tuttavia possiamo chiudere un occhio su questi aspetti stilistici, in quanto la scelta delle canzoni, a eccezione di un paio di casi forse un po’ didascalici, è davvero buona e ricercata. A ogni modo, nonostante la bontà della scelta dei brani della colonna sonora, riteniamo che il problema maggiore sia un risultato invadente della playlist confezionata ad arte, al punto da distrarre dal focus della narrazione.

In conclusione

Crudelia è un film che intrattiene, supportato da un buon cast e splendidi costumi, e che è in grado di narrare in modo moderno le origini di uno dei cattivi Disney più amati, tralasciandone gli aspetti più datati. Senza voler soffermarci troppo sul trovare a tutti i costi le differenze con la versione animata, ma concentrandoci su pregi e difetti del live-action, Crudelia non è scevro da qualche difetto, come ad esempio la presenza eccessiva del needle drop come espediente narrativo o un dilungarsi prima di dare vita al terzo atto con cui il film ha la sua conclusione. A bilanciare queste mancanze troviamo però un’ambientazione vivace e in fermento come la Londra degli anni ‘70: questo luogo con le sue atmosfere fascinose diviene il palcoscenico perfetto per mostrare una sfida all’ultimo sfarzosissimo abito di due villain in lotta tra loro.