L'idea che ci ossessiona dunque è che prima o poi l'essere sintetico che abbiamo creato raggiungerà la singolarità e si ribellerà, minacciando la nostra esistenza. Il primo riferimento che viene in mente è il Frankenstein di Mary Shelley, ma il libro non fa che dare forma a un archetipo molto più antico, le cui radici possono essere rintracciate addirittura nella mitologia sumera.
L'idea dell'essere artificiale come copia/opposto dell'essere umano continuerà poi attraverso i secoli incarnandosi in diversi esempi mitici, letterari e cinematografici. Tuttavia è in Metropolis di Fritz Lang che esso sarà rappresentato come un robot androide.