DanDaDan, recensione: alieni, yokai, amore e botte

DanDaDan, il nuovo battle shonen di J-Pop, convince e diverte grazie a ottimi disegni e trovate interessanti pur con qualche stereotipo.

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a cura di Giovanni Zaccaria

Ci siamo, è il momento della recensione di DanDaDan, uno degli shonen manga più attesi dell’anno, annunciato da J-Pop Manga durante il Comicon di Napoli e subito accolto in maniera più che entusiasta dal pubblico. Il titolo infatti arriva dal celebre Shonen Jump+, ovvero la piattaforma digitale del contenitore per eccellenza di Shueisha, dalla quale escono di continuo successi di proporzioni mondiali, come ad esempio i recenti Kaiju N.8, Fire Punch e Spy x Family. E il pubblico italiano, sempre molto attento e preparato riguardo a quello che accade nel paese del Sol Levante, non poteva che reagire in maniera ultra entusiasta per l’arrivo di nuovo successo di questa portata.

E prima di addentrarci nella recensione di DanDaDan vale la pena soffermarsi sul modo con cui spesso l’Italia accoglie i grandi successi giapponesi, specialmente in ambito shonen manga. Partiamo da un presupposto: titoli come DanDaDan hanno un target di pubblico abbastanza giovane e, per essere un po’ più precisi, solitamente raggiungono il massimo della performance nella fascia di età trai 15 e i 20 anni. Che poi è anche, guarda caso, la fascia di età più curiosa, per certi versi attenta ma anche influenzabile dal passaggio delle mode e del web (diciamo dei social), dove imperversano influencer e content creator di ogni tipo.

Può accadere che i motivi che hanno portato al successo un titolo in Giappone (per periodo di uscita, tematica e aderenza sociale) non trovino esattamente terreno fertile in occidente o quantomeno punti di aderenza, viste le ovvie differenze, anche culturali. Ma con alcuni casi di particolare successo è proprio l’attenzione verso le notizie dal Giappone e la curiosità di queste generazioni a decretare l’hype e il conseguente potenziale successo di titoli come DanDaDan, che è veramente stato travolto da un’ondata di entusiasmo molto importante. Insomma è una combinazione tra marketing, attesa e moda, più che di reale contenuto.

DanDaDan: di alieni e yokai non ti fidare mai

DanDaDan in effetti ha molte caratteristiche originali che lo rendono curioso nel panorama dei battle shonen et similia. Il manga di Yukinobu Tatsu ci presenta sin dall’inizio due protagonisti abbastanza comuni nel panorama di genere, seppur con qualche peculiarità. Momo Ayase, liceale esuberante, è alla ricerca di un ragazzo che finalmente possa amarla e rispettarla nonostante le sue bizzarrie e un passato non semplicissimo, ma ovviamente colleziona più che altro illusioni e due di picche. Mentre Mr. Occult (che scopriremo chiamarsi Ken) è il classico otaku della classe, ignorato ed emarginato dai più, bullizzato dai peggiori del liceo.

I due si incontreranno dopo che la prima interviene per impedire l’ennesimo atto di bullismo ed emergono le strane passioni di entrambi che finiranno per ridurre le distanze: Momo Ayase è convinta dell’esistenza degli spettri e di tutti gli spiritelli (maggiori e minori) del folklore giapponese, mentre Mr. Occult è un nerd appassionato di complotti e ricercatore di UFO e UAP. I due, per sfida, accettano di recarsi in due luoghi particolarmente famosi rispettivamente per le apparizioni spettrali (un tunnel abbandonato) e per l’avvistamento di dischi volanti (un ospedale in disarmo).

E come finirà? Che Momo viene rapita da dei (veri) alieni, depravati e assurdi e Mr. Occult viene posseduto dal demone della Turbo Nonna, trasformandolo in una sorta di Devilman maledetto.

Entrambi manifesteranno capacità sovrannaturali (la telecinesi o la capacità di esorcizzare i demoni e dall’altra parte la capacità di sfruttare il potere demoniaco per combattere e compiere azioni impossibili) e proprio per questo motivo i due si troveranno forzatamente a dover convivere e vivere una serie di terribili e divertenti (per noi) avventure che inevitabilmente porteranno i due ad avvicinarsi.

Qual è il vero ingrediente in più?

Nella recensione di DanDaDan non si può soprassedere dal notare che di base la meccanica narrativa è quanto di più conosciuto e abusato ci sia nel genere. Ma allora cosa rende così interessante questo fumetto?

Considerando che all’interno di generi piuttosto popolari e diffusi le meccaniche narrative tendono ad essere ripetute spesso (vale per alcune tipologie di shonen quanto per i boys love, ma anche – banalmente – per i supereroi), DanDaDan riesce a colpire per la discreta originalità dell’ambientazione e per la messa in scena, davvero frenetica, piena di parolacce e un pochino più “nasty” rispetto ai propri simili. Più vicina ad opere come Chainsaw Man e in alcune parti a Jujutsu Kaisen che non ad altri titoli più “innocui” - certo, poi nel genere possiamo annoverare capolavori come Full Metal Alchemist, ma questa è un’altra storia.

Yukinobu Tatsu sa disegnare, eccome, e nonostante rispetti molti canoni estetici tipici dei manga di genere più apprezzati riesce anche ad offrirci interessanti inquadrature, effetti di distorsione simil fish-eye, punti di fuga vertiginosi e design davvero bizzarri e accattivanti. Il tutto con una dinamicità certamente necessaria nel genere ma che onestamente qui raggiunge ottimi livelli con grande efficacia.

Gli alieni non sono come li immaginiamo. Sorprendono e fanno divertire con la loro perversione di volersi impadronire degli organi genitali umani. Gli yokai (dei quali, ammetto, non ne posso davvero più, ma sono parte integrante del folklore giapponese) sono un pochino diversi dal solito, la Turbo Nonna è diabolica e sa ottenere uno spazio tutto suo.

Mr. Occult cresce come potremmo immaginare, sfruttando il potere del demone che alberga dentro di sé (ditemi se esiste una metafora più onesta della pressione sociale giapponese con tutti questi protagonisti che hanno bestie scatenate e represse al proprio interno), grazie alla collaborazione di Momo Ayase, ma più ci addentriamo nella storia e più le trovate diventano articolate e gli espedienti narrativi stuzzicanti. Senza farci mancare i soliti, abbastanza scontati, momenti più ecchi, che ben si sposano con il target di riferimento dell’opera nel proprio paese natale (e che a quanto pare ha sempre funzionato bene anche qui).

Conclusioni

Ci troviamo quindi di fronte ad un “battle shonen” che, pur reiterando ruoli e il consueto meccanismo narrativo, riesce a ricavarsi uno spazio di interesse perché utilizza un linguaggio più diretto, fondendo assieme un’ottima componente action esaltata dagli ottimi disegni dinamici di Yukinobu Tatsu e un’ambientazione che è allo stesso tempo elemento horror e parodia di genere. Sa divertire e intrattenere, pur non compiendo chissà quale acrobazia, e sa anche trovare degli spunti originali, cosa più che mai significativa in un genere che abbonda di stereotipi e copie di copie.

Nella fascia di età più giovane DanDanDan riuscirà davvero a fare breccia, per degli ottimi personaggi ben caratterizzati e un'alchimia tra di loro davvero importante. E poi, d’altronde, ad ogni generazione spetta la propria fetta di battle shonen con cui davvero tutti siamo cresciuti. E quindi benvenuti ufo e alieni arrapati o vecchie megere diaboliche e iper-cinetiche. Benvenuti Mr. Occult e Momo Ayase, la strada è tutta davanti a voi (al momento in Giappone sono usciti sei tankobon), il tempo ci dirà se avrete lasciato un segno.