DeLorean LEGO o reale? Entrambe è meglio!

Cultura Pop intervista Giorgio Rambaldi, uno dei proprietari italiani di una vera DeLorean, fotografata accanto alla controparte LEGO.

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a cura di Francesco Frangioja

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A pochi giorni dall'arrivo sugli scaffali del set LEGO Creator Expert #10300 Macchina del tempo Ritorno al futuro, Cultura Pop ha avuto l'opportunità di intervistare Giorgio Rambaldi, uno dei proprietari italiani di una vera DeLorean, che ci ha raggiunti con la sua bellissima, perfetta DeLo (come affettuosamente la chiama lui) del 1982 per darci modo di fotografarla accanto alla sua controparte in mattoncini LEGO. Vediamo com'è andata!

Ciao Giorgio, benvenuto sulle pagine di Cultura Pop. Raccontaci qualcosa di te. 

Ciao, e grazie per avermi invitato! Dunque, non è facile riassumermi, perché ho da sempre tantissimi interessi… ma ci provo! Sono classe 1983, nato e cresciuto a Milano, anche se sono mezzo meneghino e mezzo bolognese.Sono da sempre appassionato di cinema, per merito dei miei genitori Marco e Silvia che mi fecero vedere il primo film al cinema a soli tre anni. La mia “vena nerd” però si estende anche a fumetti e romanzi.Pratico uno sport non molto conosciuto in Italia, ma molto diffuso all’estero: il Floorball, noto anche come Unihockey, ovvero una versione indoor dell’hockey ghiaccio che si pratica senza pattini.Mi sono laureato in Ingegneria Aerospaziale al Politecnico di Milano, anche se l’ingegnere l’ho fatto per pochi anni. Dal 2016 infatti seguo il mondo del fintech (Bitcoin & Co.) e, avendo da quel momento sviluppato una maggiore flessibilità di gestione del mio tempo, mi dedico molto al mio sport, che interpreto come un lavoro: alleno i ragazzini della mia squadra, il Floorball Club Milano, lavoro per la Federazione Italiana, ed in generale seguo progetti di sviluppo di questa disciplina sportiva.Ah, quasi dimenticavo: nel - poco - tempo libero che mi rimane, costruisco set LEGO! [ride]

Come nasce la tua passione per le auto e per la DeLorean in particolare? 

Diciamo che il processo è stato inverso e – come ho scoperto in seguito – comune ad altri proprietari di DeLorean. Ovvero sono partito dall’amore per i film degli anni ’80, ed in particolare per Ritorno al Futuro, e da lì sono arrivato all’amore per la DeLorean.Una volta diventato proprietario di una DeLorean, ho scoperto la storia vera della macchina, che tecnicamente si chiama “DMC12”, i dettagli costruttivi e progettuali, la figura di John Z. DeLorean, ed ecco che è sbocciato anche la passione per le auto ed il mondo motoristico.Non nascondo che in futuro – “ah, il futuro, quanto potrei parlarti del futuro” – mi piacerebbe avere una piccola collezione di auto d’epoca.Per ora mi ‘accontento’ della mia DeLorean e dell’amata auto di famiglia, una Opel Astra del ’95 su cui ho imparato a guidare, e che viene ormai considerata “una di noi Rambaldi”.

Quando hai deciso che saresti diventato il proprietario di una DeLorean?

Idealmente potrei rispondere “all’età di cinque anni”, quando vidi per la prima volta Ritorno al Futuro. Ma in effetti in quel periodo volevo diventare proprietario anche di K.I.T.T., della Ecto1 e di almeno un’altra decina di veicoli interessanti. [ride]Diciamo che crescendo l’idea è rimasta sempre lì, latente, fino a quando la disponibilità economica per il sogno si è concretizzata, intorno alla fine del 2019. Nel periodo del primo lockdown, con più tempo a disposizione dato che lo sport era fermo, ho deciso di fare uno studio più serio della fattibilità di questo sogno (capire se la manutenzione era gestibile, quali costi specifici andavano affrontati, quale la burocrazia, e dove e come recuperare una DeLorean), per decidere se si poteva effettivamente fare, o se era il caso di togliersi questa folle idea dalla testa e dedicarsi ad altro.Ovviamente, visto che siamo qui oggi, sapete che alla fine di quella che potremmo chiamare “una attenta due diligence”, ho deciso di andare fino in fondo!

Vuoi raccontarci come hai trovato e poi comprato la tua DeLorean?

Certo! Devo dire che si è trattato di una buona combinazione di impegno e fortuna.Lo step zero del processo di cui parlavo prima è stato quello di iscrivermi al Club Italiano DeLorean, scoperto quasi per caso cercando informazioni online. Qui ho reperito un buon numero di spunti, dettagli sui pezzi di ricambio, gli aspetti da valutare nelle DMC12 in vendita, ed anche i contatti di importatori dall’America. Ci ho dato dentro per settimane, ed ecco che a un certo punto, mentre stavo facendo telefonate a destra e a manca, valutando annunci in USA, studiando i manuali consigliatimi, proprio uno dei membri del Club – Alberto Zambon, che saluto – mi fa sapere che è interessato a vendere la sua auto.Una DeLorean quindi già immatricolata italiana (grandissima gioia, dopo alcuni “racconti dell’orrore” circa la procedura burocratica necessaria e le sue lungaggini) e tra l’altro nota all’interno del Club per essere più affidabile della media.In pratica il cerchio si è chiuso, perché alla fine l’auto è saltata fuori proprio dal luogo in cui fin dall’inizio ho chiesto informazioni. 

Quali sono le particolarità della tua DeLorean, i suoi tratti distintivi?

Che stranamente si accende al primo colpo. [ride]Scherzi a parte, come dicevo prima, la mia DeLorean è per fortuna relativamente “nata bene”.È stata assemblata alla fine del 1982, tra le ultime prodotte, quando gli operai della DeLorean Motor Company ci avevano preso un po’ di più la mano rispetto all’inizio. La fabbrica infatti sorgeva a Dunmurry, in Irlanda del Nord, e fu costruita lì per via delle agevolazioni fiscali fornite dal governo inglese a John DeLorean, il quale avrebbe così rivitalizzato una delle zone all’epoca più depresse d’Europa. Gli operai perciò erano ex-disoccupati irlandesi che non avevano mai lavorato prima in una fabbrica automobilistica, e questo è un elemento che si riflette in molte delle prime vetture inizialmente prodotte, assemblate non proprio impeccabilmente. Problemi a cui si aggiungono poi alcuni dei difetti congeniti delle DeLorean, come l’impianto elettrico “debole” e l’iniezione K-Jtronic molto delicata.Essendo una ’83 ha il cofano piatto e la scritta ‘DeLorean’ in rilievo, a differenza della primissima versione che recava sportellino della benzina e nervature, e della seconda che recava le nervature soltanto.Come a tutte le auto di famiglia – una tradizione iniziata da mio padre Marco – è stato dato un nome: Jennifer, come la fidanzata di Marty McFly.

Quando ci siamo sentiti la prima volta, ci hai raccontato che la tua DeLorean è “targa oro ASI”. Vuoi spiegarci cosa significa e cosa hai dovuto fare per conseguire l’ambito riconoscimento?

Dunque, spieghiamo prima che cos’è l’ASI: si tratta dell’Automotoclub Storico Italiano, ente che tutela il patrimonio storico motoristico in Italia e cura manifestazioni ed eventi legati alle moto ed auto d’epoca.Il Certificato d'identità ASI, più comunemente conosciuto come Targa Oro, è tra i massimi riconoscimenti che un'auto d'epoca può ottenere ed è il più importante rilasciato dall'ASI.Per ottenerlo il veicolo deve passare una serie di controlli e requisiti che richiedono la massima originalità e conformità d'origine.A questo punto non posso che ringraziare pubblicamente la Scuderia San Martino, Automobilclub a cui sono iscritto, che mi ha seguito nell’intera procedura di omologazione della mia vettura, ed il mio meccanico di fiducia, Giuseppe “Giuppi” Bori di Carmagnola (TO), che mi ha aiutato a portare l’auto dalla condizione già ottima in cui si trovava quando l’ho acquistata fino alla perfezione quasi assoluta.E’ inoltre sicuramente merito suo se non sono finora mai rimasto a bordo strada, come ahimé capita sovente ai possessori di DeLorean!

Sappiamo che fai parte del CID, il Club Italiano DeLorean. Vuoi parlarcene? 

Come accennavo prima, il CID è il Club che racchiude la quasi totalità dei possessori italiani di DeLorean, circa una trentina, insieme ad alcuni appassionati.E’ sicuramente il posto giusto in cui scoprire i dettagli più nascosti della macchina, anche perché molti l’hanno in parte o completamente restaurata da soli, dopo aver comprato dei modelli che magari erano rimasti vent’anni in qualche fienile americano ad ammuffire.Nel Club ho anche stretto delle buone amicizie, e non posso non salutare Daniel, André, Max ed il mio mentore assoluto Adriano, medico torinese esperto di auto d’epoca che mi ha seguito passo a passo sia prima che dopo l’acquisto, per insegnarmi tutti i trucchi del veicolo, come si comporta in determinate situazioni di guida e quali migliorie conservative era il caso di apportare.Ovviamente saluto anche il Presidente del CID, Giacomo Scarcella, perché altrimenti mi fa radiare dal Club. [Ride]

Sappiamo anche che anche tu sei un AFOL come lo siamo noi e come lo sono molti dei nostri lettori. Come è nata la tua passione per i mattoncini e quali sono i tuoi temi/set preferiti?

I mattoncini LEGO mi accompagnano fin da quando sono nato. Il ricordo di un distributore di benzina Duplo è di fatto uno dei primi ricordi in assoluto che ho. E da lì non mi sono mai fermato: il regalo fisso a compleanni e Natali erano i set LEGO, e ho persino schivato una qualsiasi forma di “dark age” (seppure i set di fine anni ’90 hanno messo a dura prova il mio amore per il mattoncino danese). Rebrickable dice che supero ormai i 300mila mattoncini posseduti, e tra le mie serie preferite ci sono sicuramente i modulari – ho l’intera collezione disposta nella city del mio “bunker Lego” – insieme ai temi Spazio e alle astronavi UCS di Guerre Stellari (sono pur sempre un Ingegnere Aerospaziale!). Ho anche tutte le automobili Creator, e apprezzo tantissimo i set “cinematografici”, come la casa di Stranger Things, e ovviamente questa nuova e fantastica DeLorean del set LEGO Creator Expert #10300 Macchina del tempo Ritorno al futuro. Conto di comprarne almeno tre, da esporre nelle tre versioni, e quasi certamente una quarta da “moccare” nella riproduzione fedele di una DMC12 uscita di fabbrica.


Terminata l'intervista vera e propria ci siamo dedicati agli scatti veri e propri, per i quali devo ringraziare l'amico Andrea Chiapella, con cui ho avuto il privilegio di scrivere il libro "Bolidi in mattoncini LEGO" (» Clicca qui per vedere la scheda del libro). Immaginate il nostro stupore nell'ammirare le due versioni, reale e in mattoncini, di un'auto tanto iconica.

Abbiamo così scoperto che il nostro Giorgio, quando porta la sua DeLo agli eventi deve ogni volta sostituire le regolari targhe italiane necessarie per circolare, con quelle cinematografiche e che nel vano bagagli posto sotto al cofano anteriore, nasconde (la replica del)l'hoverboard di Marty (che abbiamo testato) e una copia dell'Almanacco dei risultati sportivi che in Ritorno al Futuro II consente a Biff di diventare ricco.

Per arrivare preparati a questo incontro, visto che la Macchina del tempo non è propriamente semplicissima da utilizzare, ci siamo documentati per bene grazie alla nostra copia di Back to the Future DeLorean Time Machine: Doc Brown's Owner's Workshop ManualClicca qui per vedere la scheda del libro), il Manuale d'uso dell'incredibile invenzione di Doc Brown!