Detective Comics - Il Quartiere, recensione: ritorno alle origini

Detective Comics - Il Quartiere apre il nuovo corso della storica testata di Batman: una storia di detection ricca d'azione con tinte horror.

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a cura di Domenico Bottalico

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Detective Comics - Il Quartiere raccoglie Detective Comics #1034-1039 comprensivi di alcune delle relative storie in appendice. Si tratta del primo ciclo di storie della storica testata batmaniana firmato da Mariko Tamaki coadiuvata da Dan Mora e Viktor Bogdanovic ai disegni. Sfruttando l'egida Infinite Frontier, così come accaduto negli USA, anche Panini DC Italia fa ripartire da 1 la numerazione della raccolta in volume, inoltre è bene ricordare come questi episodi sono stati già proposti sul quindicinale spillato Batman. Cronologicamente gli eventi di questo volume si collocano subito dopo la Joker War (a loro volta successivi agli eventi del volume Batman - Progetti Oscuri: recuperate la nostra recensione QUI) e vedono Batman privato dei suoi pressoché inesauribili fondi e gadget tecnologici mentre Bruce Wayne è costretto a lasciare Villa Wayne e trasferirsi nel quartiere residenziale di Fort Graye.

Detective Comics - Il Quartiere: chi ha preso di mira la Gotham bene?

Il volto di Gotham City è cambiato. Un sentimento anti-vigilanti ha portato all'elezione dell'ex-agente di polizia Christopher Nakano come Sindaco mentre la Joker War ha privato Batman del suo principale "finanziatore" ovvero quel Bruce Wayne che di colpo ha perso il controllo del suo patrimonio. Uno status quo insidioso che costringe proprio Bruce Wayne a ripensare alla sua crociata e soprattutto a trasferirsi in un brownstone nel quartiere residenziale di Fort Graye. Da lì Batman può sfruttare il sistema di vecchie gallerie fognarie, delle micro batcaverne, per raggiungere ogni punto della città senza destare sospetti mentre Bruce Wayne deve solo fare i conti i suoi vicini ovvero i nuovi ricchi di Gotham, giovani imprenditori e start-upper che non sono mai stati toccati da vicino dalle battaglie del Cavaliere Oscuro e che appoggiano quindi in toto il nuovo sindaco Nakano e la sua politica.

La situazione si complica velocemente. Batman ritrova il cadavedere della giovane Sarah Worth nelle fogne, la ragazza è una delle nuove vicine di casa di Bruce Wayne: entrambi diventano i primi sospettati non solo della polizia ma anche di Roland Worth, il padre della ragazza, nonché uomini d'affari vecchio stampo che con i suoi modi intimidatori sembra tenere in pugno persino il Sindaco Nakano.

Quando gli omicidi a Fort Graye iniziano a moltiplicarsi, Batman inizia una indagine che incrocia quella di Huntress, sulle tracce di un altro assassino, ma anche quella del Pinguino e dello stesso Worth intenzionato a farsi giustizia da solo. Mentre il cerchio si stringe, tutti gli indizi sembrano puntare incredibilmente proprio all'ufficio del sindaco e una folle ondata di raptus violenti che sembra accumunare tutte le vittime.

Detective Comics - Il Quartiere: fra vecchio e nuovo

Mariko Tamaki interpreta alla lettura il titolo della testata di cui prende le redini e confenziona in Detective Comics - Il Quartiere una solidissima storia di detection moderna con venature horror e ricca d'azione riuscendo anche a sfruttare, e a dare profondità, al nuovo status quo sia di Bruce Wayne che di Batman a seguito degli eventi della già citata Joker War. Il racconto della Tamaki mette insieme organicamente questi due spunti riconsegnandoci un Cavaliere Oscuro "solitario" e più pratico in cui alle didascalie è affidato il ruolo di condurci all'interno del processo investigativo ma anche offrirci l'inedito punto di vista di Bruce Wayne su una Gotham molto moderna e poco gotica.

In questo senso la scrittrice sfrutta il tema degli one percenter e dei nuovi, giovani, ricchi in maniera puntuale di modo da dare uno sfondo alla vicenda in cui la più classica della contrapposizione fra "vecchio" e "nuovo" è vista da una prospettiva inedita. C'è un Bruce Wayne spaesato da una parte e la violenza che improvvisamente irrompe nelle vite e negli equilibri di un quartiere "tranquillo", c'è il nuovo sindaco e la vecchia intellighenzia di Gotham che irrompe bruscamente rappresentata da Roland Worth, ci sono gli stilemi classici di una storia in cui si indaga su un omicidio con tanto di depistaggio che fanno pensare ad un nemico classico di Batman virando poi bruscamente e violentemente su uno nuovo e più subdolo e letale nemico.

In questo senso è evidente l'influenza di un certo Batman degli anni 90, ovvero quello firmato da autori come Doug Moench, Kelley Jones e Alan Grant, per la creazione dell'antagonista della storia che spinge sul carattere più grottesco e, come detto, horror della narrazione batmaniana. La Tamaki poi gestisce benissimo un cast di personaggi nuovi, ben cesellati ma che non oscurano mai il protagonista, e vecchi utilizzando alla perfezione Huntress prima come filone narrativo apparentemente parallelo e scollegato, ma in realtà semplice punto di vista rovesciato sulla riflessione sottesa al racconto, e poi come vera e propria spalla di Batman nella risoluzione della vicenda rivisitando alcuni richiami, ancora una volta, a certe storie uscite negli anni 90.

Dan Mora e Viktor Bogdanovic vi spartiscono le incombenze dal punto di vista grafico in maniera chirurgica, amalgamati dell'impeccabile lavoro ai colori di Jordie Bellarie, e spalleggiati da un Clayton Henry in gran forma che realizza le storie in appendice con protagonista Huntress. Il disegnatore costaricano dimostra ancora una volta il suo talento e la versatilità del suo stile sintesi perfetta della muscolarità della scuola americana che si rifà a Jim Lee con la dinamicità del manga soprattutto per quanto riguarda la line art. Con la costruzione della tavola libera, ma sempre assolutamente chiarissima nel suo storytelling, Dan Mora illustra la parte più spiccatamente investigativa del racconto sfruttando appieno sbordature, giochi chiaroscurali ed espressività delle figure. Quando il ritmo si alza, e la componente action diventa preponderante, subentra invece Viktor Bogdanovic le cui matite gonfie e massose (con chiari riferimenti a Greg Capullo) ben si adattano alle sequenze più fisiche del racconto. Il disegnatore svizzero organizza la tavola in maniera un po' più convenzionale utilizzando la corporeità di una figura centrale come perno per una serie di riquadri satellite a cui affidare lo storytelling. Unico appunto che si può muovere a Bogdanovic è un tentativo di sintesi della linea non sempre efficacissimo in cui ad essere sacrificati sono dettagli importanti non solo anatomici.

Il volume

Panini DC Italia confeziona un volume cartonato soft touch, formato standard 17x26 cm, da circa 200 pagine. La carta scelta è quella patinata dalla grammatura importante che esalta il tratto dei disegnatori coinvolti e soprattutto i colori di Jordi Bellaire. La rilegatura e la rifilatura delle pagine è molto buona e permette una lettura agevole anche nelle moltissime pagine a vivo realizzate sia da Dan Mora che da Viktor Bogdanovic. Buona la traduzione mentre in fase di adattamento da segnalare solo qualche passaggio meno puntuale ma nulla che infici la lettura. Oltre la lunga galleria di copertine variant, per quanto riguarda gli extra, sono presenti i bozzetti preparatori di alcuni dei personaggi firmati da Dan Mora e una nota dell'autrice Mariko Tamaki, che si aggiunge alla puntuale introduzione della editor italiana del volume che contestualizza il racconto.