Diana, una favola pop tratta da una tragedia vera

Tutti conosciamo la storia di Diana, la storia di una principessa che continua a segnare nel profondo, restando sempre vicina al suo popolo.

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a cura di Nicholas Massa

Quello che Diana ha rappresentato e rappresenta ancora oggi va ben oltre quello che fu il suo titolo di Altezza Reale, e il matrimonio con il Principe Carlo. Probabilmente fu la storia stessa alla base di tutti gli eventi conosciuti a rendere questa donna non soltanto la protagonista di una favola inesistente, alimentata principalmente dalla fantasia dei media e dalle speranze del popolo, ma una vera e propria icona pop immortale, su cui ancora oggi si riflette senza mai dimenticarne i tratti. Il 31 agosto del 1997 vede la sua scomparsa in un tragico incidente d’auto in una galleria di Parigi, nei pressi della Senna. Quell’incidente, però, non fu affatto la fine della sua storia, riflettendo una risonanza immediata che nel tempo si sarebbe propagata anche nel corso di tutta la storia umana successiva, sottolineando l’importanza di un’eredità ancora oggi tangibile per certi versi. Quella terribile notte estiva ci portò via non soltanto un personaggio pubblico, ma un’icona che tutti sentivano vicina, che tutti avevano avuto, almeno all’epoca, l’impressione di aver conosciuto da vicino, nell’intima sofferenza che quella favola le aveva procurato fin dall’inizio.

 

Perché tutto questo amore per Diana? Da cosa derivava l’attaccamento del popolo e successivo a questo personaggio appartenente alla vetusta aristocrazia inglese? Quali eventi biografici personali avevano consolidato l’immagine della cosiddetta “Principessa del Popolo” che tutti conosciamo e non ci attardiamo mai a sottolineare quando parliamo di lei? Quali vicende avevano elevato una semplice assistente all’infanzia fino al livello cui l’abbiamo lasciata quando abbiamo dovuto dirle addio?

Moltissimi sono stati i documentari incentrati sulla sua figura (ne parleremo anche sotto) fra questi ve n'è uno di recente uscita, ad esempio, dal titolo The princess, pubblicato da Sky in occasione dei 25 anni dalla scomparsa di Diana, se siete alla ricerca di nuovi lavori.

Diana chi?

Per introdurre la storia di Diana è necessario innanzitutto, un minimo, contestualizzare il corredo di elementi ad accompagnare il suo fidanzamento con il Principe Carlo. Questo contestualizzare serve anche per ampliare lo sguardo al di fuori della sola storia della Principessa, così da comprendere tutti gli elementi che concorsero alla nascita della favola apparente che tutti conoscono. Negli anni ’70 il Principe Carlo avvicinandosi ai trenta diede inizio alla ricerca di una “moglie degna” da sposare. La pressione verso questo gesto e scelta personale era soltanto l’ennesimo granello di una gigantesca pila di sabbia che il principe aveva dovuto sostenere nel corso di tutta la sua vita. Carlo, infatti, subì continue pressioni su di sé e verso il suo ruolo fin da bambino, e il fatto che fosse cresciuto in una famiglia umanamente problematica non fu di certo d’aiuto.

 

Con una madre continuamente assente e un padre agli antipodi, per quanto concerne storia e carattere, Carlo si trovò sempre da solo, facendo i conti con un’identità pronta a rimescolare le carte della sua reale indole. Venuto su principalmente timido, introverso ed emotivo, fin dal principio venne fuori un netto contrasto con il padre, generando un rapporto contrastivo insuperabile. Il Principe Filippo era da sempre stato un uomo d’azione, un maschio alpha con tutte le intenzioni di fare carriera all’interno della marina britannica. Il suo approccio alla vita era essenziale e immediato, tutto l’opposto del figlio, insomma.

Così Carlo crebbe senza troppo appoggio da parte dei genitori, dimostrando un attaccamento più intenso verso la nonna, la Regina Madre. Lei gli fu accanto nel corso dell’infanzia, per poi lasciarlo negli anni più maturi. La ricerca della moglie perfetta venne vissuta da Carlo, quindi, non come un evento direttamente legato all’amore o all’attrazione, ma come un dovere da concretizzare al più presto possibile, rispettando anche quelli che erano i canoni femminili richiesti dalla famiglia reale.

Prima di Diana, il principe s’innamorò perdutamente di Camilla Shand (successivamente Parker Bowles). Anche lei condivideva queste attenzioni sentimentali, il problema di fondo era che la famiglia reale non avrebbe mai e poi mai accettato una donna divorziata come moglie del futuro Re d’Inghilterra. Fu la regina stessa a mettere un punto sulla situazione, dichiarando che non avrebbe mai voluto essere in presenza di Camilla. Un amore impossibile quindi, messo forzatamente da parte per via del dovere suddetto, per lo stesso dovere che per tutta la vita aveva plasmato tutte le scelte e i gusti di Carlo, rendendolo l’uomo che era diventato a discapito di quello che avrebbe magari voluto realizzare seguendo semplicemente il suo personale gusto.

In tutto ciò subentra Diana. L’incontro fra i due avvenne prima nel corso del 1977, durante una battuta di caccia. All’epoca il Principe era già stato messo sotto pressione per trovare una moglie, aveva 29 anni e frequentava Sarah, la sorella della futura principessa. I due s’incontrarono di nuovo nel 1979, durante la festa per i suoi 30 anni a Buckingham Palace, ma si vocifera che la vera e propria scintilla fra i due scoppiò nel 1980, durante una festa organizzata nella tenuta di campagna di Philip de Pass. Quello fu un periodo estremamente delicato per Carlo, dato che aveva perso una delle figure a lui più vicine in quel periodo, il prozio Lord Mountbatten. Il loro era uno di quei rapporti di intima vicinanza che Carlo stesso aveva conosciuto raramente nel corso della sua vita. Era un mentore, un nonno, uno zio per lui, come in seguito venne rivelato da alcuni documenti personali.

Così in un momento di estrema fragilità personale una 19enne Diana gli offrì conforto, empatia e una spalla su cui piangere. Per molti quel preciso momento cambiò tutto nel rapporto dei due, traslandone le dinamiche verso tutto quello che sarebbe accaduto in seguito.

 

Gli incontri quindi seguitarono fino al 24 febbraio 1981 con l’ufficializzazione del loro fidanzamento direttamente da Buckingham Palace. E’ bene sottolineare che ancor prima della suddetta ufficializzazione i giornalisti e paparazzi di Londra avevano già compreso la situazione, assaltando con forza sia il posto di lavoro della giovane, sia il suo appartamento di Coleherne Court. Da quel momento tutto cambiò.

Risulta interessante notare come in quel periodo storico ci fu una mutazione anche nell’attenzione e nel modus operandi stesso della stampa londinese. La fame di dettagli verso Diana e verso la famiglia reale aprì una vera e propria pagina inedita nella storia del giornalismo inglese, un giornalismo che si faceva sempre più prepotente e senza scrupoli, pronto a piegare ogni regola del quieto vivere pur di avere le fotografie più succulente, i dettagli migliori e le copertine più attraenti. Di pari passo con questa attenzione e fame mostruosa dei media cominciarono a delinearsi sia i dettagli del matrimonio che sarebbe venuto, sia tutte le problematiche di una coppia che perfetta non era.

Diana venne immediatamente accettata come il partito perfetto dalla famiglia reale. Era vergine e soprattutto non aveva un passato. Quest’ultima cosa era l’elemento centrale e la fondamentale richiesta che la famiglia reale aveva continuato ad imporre al Principe Carlo, nella ricerca della moglie perfetta. Aveva una discendenza nobiliare vicina alla corona, e si era presentata ai vari eventi ammaliando tutti con una particolare vulnerabilità attraente che le aveva fatto gioco fin dal principio. Rispecchiando, almeno in apparenza, tutti i requisiti richiesti, tutto cominciò a prendere forma in via ufficiosa.

Diana e Carlo, due facce di una stessa medaglia

Il 29 luglio del 1981 ebbero luogo le tanto attese nozze fra il Principe Carlo e Diana. Il loro fu un matrimonio da favola con tanto di carrozza, abito principesco e folle di persone scalpitanti in attesa lungo tutte le strade di Londra e fuori Buckingham. La cerimonia avvenne nella Cattedrale di St. Paul e si tramutò ben presto nell’ennesimo evento globale attraverso cui riconfermare l’amore verso il persistere, nel presente, della famiglia reale britannica. La cerimonia, infatti, venne trasmessa in tutto il mondo, registrando circa 750 milioni di spettatori in 74 paesi. Tutto lo sfarzo e la compostezza dell’evento però, celavano i primi problemi della coppia, anche precedenti a tutto quello che seguirà.

Prima del matrimonio e della scelta di Diana, Carlo aveva vissuto il suo cosiddetto “periodo da playboy”, in cui la ricerca della donna perfetta venne anteposta a qualsiasi altra cosa. Quindi sulle pagine di ogni giornale lo si poteva scorgere con tante bellissime ragazze, eppure nessuna di loro durò tanto a lungo quanto Diana e nessuna di loro accettò di seguirlo sull’altare. Perché? Semplice, nessuna di loro riusciva a convivere con l’ombra di Camilla. Per quanto riguarda questo lato del loro matrimonio, in realtà, i punti di vista sono molteplici. Secondo Diana “erano in tre” fin dall’inizio, mentre Carlo parla di un “aggiunta successiva”, fatto sta che tutte le pressioni e la solitudine cui Diana stessa venne sottoposta in seguito al suo trasferimento a Clarence House, prima a ancora della suddetta cerimonia, misero in evidenza tutte le sue insicurezze, facendo affiorare le problematiche intime del suo essere.

La sua illusione verso un marito presente e caloroso si scontrò ben presto con la realtà di una famiglia fredda e distaccata anche all’interno. Diana quindi soffriva molto, cominciando a dimagrire senza alcun controllo. La bulimia fu il primissimo sintomo di una relazione problematica pronta a raggiungere vette che nessun altro si sarebbe immaginato in quel periodo.

Dopo le nozze ci fu la luna di miele e l’ingresso nella scena pop della coppia. Tutti erano follemente innamorati di Carlo e Diana, e ovunque andassero orde di volti indistinti sussultavano e si sbracciavano al loro arrivo. Ben presto l’amore generale cominciò a spostarsi principalmente verso la nuova Principessa del Galles, oscurando sempre di più la figura di Carlo. Le persone e i giornalisti erano maggiormente interessati a lei, a quello che faceva e diceva, a come si vestiva alle sue acconciature.

Questo contribuì ad allontanare ancora di più la coppia. Da questo punto di vista erano sia molto simili che al tempo stesso distantissimi. Sia Carlo che Diana erano bisognosi di attenzioni ma in modo del tutto differente. Carlo avrebbe voluto avere al suo fianco una donna che lo accudisse e sostenesse (come probabilmente nessuno aveva mai fatto nel corso della sua infanzia), anche Diana si aspettava un trattamento del genere, dato uno dei suoi più grandi traumi infantili: la perdita della madre.

Aveva, infatti, soltanto 7 anni quando i suoi genitori si separarono, dato che la madre decise di andarsene di casa seguendo il suo amante Peter Shand Kydd (nel libro cui Diana collaborò insieme allo scrittore Andrew Morton, dal titolo Diana. La vera storia dalle sue parole e attualmente disponibile su Prime Video, parla di quel preciso istante come di un momento indelebile nella sua mente, incastonato nella memoria attraverso il rumore dei passi sul dialetto della donna che se ne andava).

Da qui si potrebbe leggere quello che fu il suo rapporto con i media dell’epoca. Tutto ciò andò a scontrarsi direttamente con il modo stesso in cui la famiglia reale gestiva il suo rapporto sia con i giornali che con gli enti benefici reali. Quest’ultimi erano ben selezionati e sempre controllati al dettaglio, differentemente dalle successive scelte di Diana che le valsero l’attuale lettura popolare e tutta l’ammirazione che ne derivò e ancora oggi permane. La Principessa del Popolo fu un titolo attribuitole non tanto dal punto di vista ufficioso, ma da quello pop, appunto, come recita il titolo stesso, e deriva da tutti gli enti cui si dedicò Diana stessa quando ancora in vita.

All’epoca era infatti facile vederla negli ospedali a stringere le mani ai malati di HIV, o vicinissima alle vittime di guerra, comunque sempre fra le persone bisognose, così prossima da scontrarsi direttamente con tutto il distacco solito della famiglia suddetta. Il fatto di relazionarsi direttamente coi bisognosi tenendo discorsi in loro favore e investendo nei loro problemi la elevò agli occhi di tutti, costruendo l'attuale immagine che abbiamo di lei.

Una volta superata la situazione matrimoniale con Carlo e liberatasi da tutte le regole della sua famiglia, la mondanità divenne abituale per lei, stringendo amicizie con i volti più noti dell’epoca, e segnando un’intera generazione in ambito stilistico. Sempre presente sulle copertine delle riviste di moda, dopo la separazione con Carlo si aprì un mondo del tutto nuovo per Diana, adesso più matura e consapevole del suo ruolo e valore all’interno del mondo. Certo, il suo rapporto coi media fu sempre estremamente morboso e burrascoso, arrivando ad invadere molto spesso il suo spazio personale e privato e finanche ad intercettare le sue telefonate con uomini e amanti, raggiungendo il culmine di Parigi.

La risonanza di un incidente 

Accennando un secondo all’incidente di Parigi in cui Diana perse la vita, ancora oggi le sue dinamiche restano non troppo chiare. All’epoca frequentava Dodi Al-Fayed (imprenditore milionario) e sulla strada fra l’hotel Ritz e la casa, lungo la galleria del Pont de l’Alma, avvenne qualcosa che coinvolse presumibilmente il loro autista e alcuni paparazzi, al punto di perdere il controllo del veicolo causando un incidente mortale.

Le dinamiche del tutto restano ancora oggi fumose. Inizialmente si puntò il dito verso l’autista, al quale trovarono un alto tasso alcolico nel sangue, poi verso i paparazzi che avrebbero esagerato con le moto nel seguirli, e poi si speculò su nemici di Dodi o di Diana stessa. Fatto sta che quel giorno il mondo perse una figura fondamentale all’interno della cultura odierna, al punto che anche la sua morte ebbe una risonanza mondiale. Tutti piangevano Diana, tutti le resero omaggio fuori da Buckingham prima e dopo il funerale, con gli occhi puntati verso una Regina e quella che avrebbe dovuto, o meno, essere la sua reazione in merito.

Tutto questo interesse e amore per Diana ha continuato ad ardere nel corso degli anni anche inseguito alla sua scomparsa, sia in ambito documentaristico, che televisivo, che cinematografico. Basti pensare al recentissimo Spencer, film di Pablo Larrain, in cui il regista sceglie di rappresentare un momento preciso e intimo in cui catturare l’essenza stessa di una Diana soffocata che cerca una via d’uscita (la trama si sviluppa nel corso del Natale del 1991 a Sandringham, e offre uno spaccato intimo della sua protagonista, perfettamente contornata da un contesto estremamente prolisso nel suo freddo e continuo silenzio, con una Kristen Stewart da Oscar), oppure al leggendario The Queen di Stephen Frears (disponibile su Prime Video), ancora oggi studiato alle università specializzate in cinema (la storia qui si sviluppa partendo proprio dalla scomparsa di Diana stessa, mettendo sotto la lente quella che fu la reazione del mondo in relazione a tutto ciò e la risposta che la Regina d’Inghilterra e la famiglia reale, si trovarono a dover tirar fuori in merito).

Da tenere in estrema considerazione abbiamo anche The Princess, il documentario in arrivo su Sky Documentaries, prodotto da Lightbox in collaborazione con HBO, Sky e Altitude Films, in cui si offre un analisi documentaristico-intimista della Principessa del Galles, poi icona immortale (questo documentario aprì il Biografilm Festival, raccontando la storia di Diana attraverso un approccio intimo, servendosi anche di documenti e materiali d'archivio, in una narrazione che si centralizza sia sui fatti intorno alla sua vita, che sulle reazioni e ricordi del popolo che all'epoca assistette agli eventi che tutti sappiamo. La regia di Ed Perkins offre un vero spaccato narrativo che si fa ben presto partecipazione attiva agli eventi, avvolgendo lo spettatore con una serie di espedienti narrativi che giocano col tempo, riflettendo anche sulle dinamiche culturali in voga nel corso di quegli anni)

 

Restando in tema documentari non si può non citare Diana in Her Own Words, una raccolta d’informazioni direttamente dalla bocca di Diana, registrate con l’aiuto di un vocal coach per poi essere rilegate nel progetto, una visione diretta quindi, anche se parziale, bisogna ricordarlo.

Per una storia più inclusiva vi rimandiamo invece a The Royal House of Windsor, docuserie in cui vengono affrontate nel dettaglio, le dinamiche della famiglia nel tempo fino a giungere a Diana stessa e dopo. Parlando, invece, dell'incidente su cui si continua a speculare ancora oggi, vi consigliamo un recentissimo documentario sempre targato Sky, sempre in uscita per i 25 anni della sua scomparsa su Crime+Investigation, dal titolo DIANA - L’ULTIMA VERITÀ (in questo documentario, diretto da Mark Williams-Thomas, ex-membro del corpo di polizia come ispettore ed ex giornalista d'inchiesta, vengono analizzate le dinamiche di questo terribile evento, prendendo in esame tutti i dettagli precedenti e i vari segreti, conosciuti o meno, dietro alla figura di Diana).

Questi sono soltanto alcuni esempi dell’impatto che questa donna ebbe sul mondo nel corso della sua vita. La sua è stata un’esistenza travagliata sicuramente, ma comunque memorabile. Anche in seguito alla perdita del titolo nobiliare Diana è riuscita a costruirsi addosso un vero e proprio modello, confermando la sua importanza a livello globale e culturale. Il suo fu un contributo e un interesse diretto sempre in direzione del popolo, che si trattasse di malati di lebbra o Aids, o della lotta contro le armi e la tossico dipendenza, è stato anche il suo impegno in tal senso (tutti ricordano quando nel 1997 attraversò a piedi un campo minato in Angola) a renderla l’icona che tutti conosciamo.