Perché Disney è in crisi? Le soluzioni del CEO Bob Iger

Recentemente si è tenuta la ciclica riunione tra gli azionisti della The Walt Disney Company ed è emersa un'inaspettata criticità.

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a cura di Giovanni Arestia

Recentemente si è tenuta la ciclica riunione tra gli azionisti della The Walt Disney Company, la multinazionale dell’intrattenimento più famosa al mondo, nonché la prima dopo il ritorno del CEO Bob Iger. Da questa sono emersi due elementi molto importanti: tutto ciò che riguarda l'azienda in generale e in particolare i parchi a tema sta vivendo un momento molto positivo, se invece di parla dello streaming allora si può dire che Disney Plus ha sicuramente visto dei giorni migliori.

Disney: i dati economici tra alti e bassi

La società, infatti, ha registrato una crescita complessiva dei ricavi dell'8% pari a 23,51 miliardi di dollari con gli utili per azione rettificati a circa 99 centesimi per il trimestre conclusosi il 31 dicembre 2022. Questo ha permesso alla The Walt Disney Company di avere una crescita ben al di sopra delle stime degli analisti che invece si attestavano intorno ai 23,37 miliardi di dollari e 78 centesimi per azione. Per quanto riguarda i parchi a tema, la società ha registrato un aumento dei ricavi del 21% pari a circa 8,7 miliardi di dollari con un reddito operativo in aumento del 25% (circa 3,1 miliardi di dollari). Queste sono indubbiamente buone notizie, ma purtroppo non è tutto oro quel che luccica perché nelle retrovie c'è Disney+ che ha raggiunto un primato che sicuramente avrebbe preferito non raggiungere

Il servizio di streaming, infatti, tra ottobre e dicembre 2022 ha perso la bellezza di 2,4 milioni di abbonati: si tratta del dato peggiore raggiunto da Disney Plus dal suo lancio iniziale avvenuto nel 2020. I dati, comunque, non sono omogenei poiché gli Stati Uniti e il Canada hanno registrato degli aumenti di circa 200mila abbonati a Disney+, Hulu di 800mila abbonati e ESPN+ di 600mila. Dove la società ha subito delle sostanziali perdite, tuttavia, è con Disney+ Hotstar offerto in India e in altre parti del sud-est asiatico che ha subito un calo di ben 3,8 milioni di abbonati alla fine del 2022. Durante il suo lungo discorso, quindi, Iger ha promesso che ci sarà "una trasformazione significativa":

"Dopo un solido primo trimestre, stiamo intraprendendo una trasformazione significativa, che massimizzerà il potenziale dei nostri team creativi a livello mondiale e dei nostri marchi e franchising, senza pari. Crediamo che il lavoro che stiamo facendo per rimodellare la nostra azienda attorno alla creatività, riducendo al contempo le spese, porterà a una crescita sostenuta e alla redditività per la nostra attività di streaming, posizionandoci meglio per affrontare le interruzioni future e le sfide economiche globali e fornire valore ai nostri azionisti. La nostra nuova struttura avrà lo scopo di restituire maggiore autorità ai nostri leader creativi e renderli responsabili delle prestazioni finanziarie dei loro contenuti. La nostra precedente struttura aveva interrotto quel collegamento e deve essere ripristinata. Andando avanti, i nostri team creativi determineranno quali contenuti stiamo realizzando, come vengono distribuiti e monetizzati e come vengono commercializzati".

La ristrutturazione aziendale per evitare la crisi

Le sue parole non si discostano di molto da ciò che è già avvenuto con Warner Bros. Discovery e altri competitor. Si assisterà, quindi, a una combinazione di importanti ristrutturazioni aziendali, licenziamenti e tagli al budget. Tra i dettagli più dolorosi di questa ristrutturazione spicca il taglio di circa 7000 posti di lavoro che rappresentano poco più del 3% della forza lavoro mondiale dell'azienda. Non è chiaro da dove verranno tagliati, considerando anche che il maggior numero di dipendenti dell'azienda è nei parchi a tema, ma è anche il settore in costante crescita economica. Sicuramente le riduzioni di personale più profonde avverranno nelle aree Entertainment e in ESPN. 

Dopotutto anche lo stesso direttore finanziario della Disney, Christine McCarthy, ha confermato che la società era già da tempo alla ricerca di risparmi sui costi per un totale di 5,5 miliardi di dollari. Nel corso di questa riunione, quindi, si è deciso anche di scomporre i vari settori della società in modo tale da capire dove conviene tagliare e dove invece investire. The Walt Disney Company, infatti, sta valutando circa 3 miliardi di dollari in futuri risparmi sui contenuti (non legati allo sport) e altri 2,5 miliardi di dollari da costi come marketing, personale, tecnologia e altre aree (attualmente da questi settori è stato risparmiato ben 1 miliardo di dollari). Con la scomposizione annunciata, si saluta Disney Media and Entertainment Distribution e al suo posto nascono Disney Entertainment, co-presieduta da Alan Bergman e Dana Walden (questa divisione includerà le risorse Disney+ e Film & TV), ESPN guidata da Jimmy Pitaro (la divisione includerà ESPN ed ESPN+) e Parchi, esperienze e prodotti guidata da Josh D'Amaro (includerà parchi a tema e la gestione dei prodotti di consumo).

Un cambiamento richiesto da tempo

Gli annunci effettuati da Iger rispondono, in parte, alle critiche che da anni vengono poste all'azienda anche dal miliardario statunitense Nelson Peltz, nonché uno dei fondatori del maggior fondo di investimento di Disney Trian. Recentemente, infatti, aveva avviato una battaglia nei confronti del consiglio di amministrazione di Disney, dichiarandosi contrario al ritorno di Iger nella dirigenza e proponendosi lui stesso come membro del consiglio di amministrazione. Queste suddivisioni e questa settorializzazione potrebbero in qualche modo calmare le acque e delineare un quadro più specifico anche in futuro.

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