Dopesick: intervista all'autrice e al cast della serie

Abbiamo avuto il piacere di intervistare alcuni membri del cast e l'autrice del libro da cui è tratta la trama di Dopesick - Dichiarazione di dipendenza.

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a cura di Francesca Borrello

Dopesick - Dichiarazione di dipendenza è una delle nuove serie di Disney Plus, uscita il 12 novembre in occasione del Disney Plus Day. La miniserie è composta da otto episodi della durata di circa un’ora l’uno ed è ispirata al secondo libro bestseller di Beth Macy: Dopesick: Dealers, Doctors and the Drug Company that Addicted America.

La trama di Dopesick ripercorre il lavoro della giornalista che ha cercato di risalire alle radici di un problema americano esteso a livello nazionale e durate circa vent’anni: la dipendenza da oppiodi. Partendo dai laboratori e dai dipartimenti di marketing di Big Pharma, la miniserie fornisce uno sguardo inedito e critico sull’ormai diffuso metodo di cura del dolore in voga in America, che mira più ad attenuare la sofferenza senza però eliminarne la causa.

Oltre ad aver avuto la possibilità di guardare i primi episodi in anteprima abbiamo avuto anche il piacere di parlare per qualche minuto con l’autrice del libro, Beth Macy e alcuni attori di Dopesick: Michael Stuhlbarg, John Hoogenakker e Peter Sarsgaard. Dato che questa storia ci è sembrata un po’ distante dalla nostra realtà, dati i due diversi sistemi sanitari, abbiamo chiesto alla giornalista Macy di raccontarci un po’ più nel dettaglio come è nata questa storia e come lei l’abbia scoperta.

Dopesick: intervista all'autrice e al cast della serie

Come viene raccontato anche nella serie, la Purdue Pharma, l’azienda proprietaria dell’Oxycontin, ha introdotto sul mercato il medicinale nel 1996 e per lanciare il proprio prodotto ha puntato con le vendite in tutte quelle aree in cui c’erano una grossa quantità di infortuni sul lavoro. Di conseguenza la zona più gettonata fu quella degli Appalachi, dove si erano sviluppate nel tempo grandi comunità di taglialegna, agricoltori e minatori.

Dissero ai dottori che il loro nuovo medicinale, era molto più sicuro da usare rispetto ai suoi competitor, nonostante fosse in realtà molto più potente di ogni altro oppioide presente sul mercato. Di conseguenza, hanno cercato di fargli vendere l’Oxycontin al posto ad esempio del Vicodin. E ci sono decisamente riusciti, visti i numeri. Io non ho iniziato a fare reportage sull’epidemia fino a che non si è trasformata in una crisi sull’eroina attorno al 2010. La mia prima serie fatta per il giornale durante quel periodo, è stata su questi due giovani ragazzi provenienti da famiglie benestanti, la cui vita era andata a rotoli. Uno era morto per overdose e l’altro stava per finire in un carcere federale per cinque anni per il suo ruolo nella vendita dell’eroina che aveva fatto uccidere l’altro ragazzo.

Beth Macy ha poi aggiunto come effettivamente il titolo Dopesick le sia stato quasi suggerito il ragazzo incarcerato, quando le descriveva le sensazioni che ruotavano attorno all’Oxycontin. Quella è l’esatta parola che i consumatori di ossicodone usano per descrivere la straziante astinenza, i cui sintomi sembrano quelli di un'influenza qualsiasi, ma cento volte peggio. E come uno dei suoi testimoni ha raccontato all’interno del suo libro “alla fine del tuo viaggio non ti stai facendo di eroina o prendi pillole solo per sballarti. Lo fai perché così almeno non sei più in astinenza.

Quando mi disse questa parola, ho capito subito che la situazione era destinata solo a peggiorare. Nel 2012, quando è finito in prigione, erano solo due ragazzini che però avevano a che fare con un’altra cinquantina di coetanei, tutti invischiati in questa storia. E da li è stato effettivamente sempre peggio, tanto che nel 2015, quando sono usciti i dati di Deaths of Despair dell’economista vincitore del premio nobel Angus Deaton, ci siamo resi conto che per la prima volta nella storia americana, la nostra aspettativa di vita si stava riducendo. E tutto ciò dovuto principalmente a questa crisi degli oppiacei, in aggiunta all’alcolismo e ai suicidi. E questa tragedia è riconducibile alla Purdue che ha saputo ribaltare la narrativa sugli oppioidi, nonostante per secoli tutti noi eravamo consapevoli che il loro uso doveva essere limitato a casi estremi di dolore, come il cancro o verso la fine della vita. Mentre invece la Purdue aveva assicurato ai dottori che l’Oxycontin era sicuro usarlo per qualsiasi cosa: leggeri dolori alla schiena, dolori della mandibola, l’estrazione dei denti del giudizio o anche per un uso protratto nel tempo. Qualsiasi cosa era trattabile con il loro medicinale. E di colpo, invece di ragazzini che provavano alcol o che fumavano un po’ d’erba, siamo passati ad avere dei piccoli ladri che rubavano pillole direttamente dalla cassetta delle medicine dei loro genitori o dei loro nonni.

Questa crisi sembra aver colpito qualsiasi famiglia americana, tanto che sia Peter Sarsgaard sia Beth Macy sembrano aver avuto delle testimonianze sulla propria pelle riguardo questa situazione. Per l’attore infatti, questo suo collegamento personale alla vicenda, sembra essere stato uno dei motivi per cui ha scelto di entrare a far parte del cast di Dopesick:

Quando ho sentito di questo progetto per la prima volta, conoscevo solo Warren Littlefield, uno dei produttori esecutivi dello show, per un altro lavoro a cui stavamo collaborando da un po’. E quando ho saputo che anche lui stava facendo Dopesick, mi sono documentato parecchio a riguardo, anche perché avevo delle connessioni personali alla materia. Quindi ho pensato fermamente che questa fosse una storia che dovesse essere raccontata. Poi ho incontrato Danny Strong ed è stato quello che mi ha convinto totalmente.

Per Michael Stuhlbarg, che in Dopesick interpreta il capo della Purdue Pharma Richard Sackler, tutto ciò che era inerente alla serie lo ha spinto a unirsi al progetto. Ogni persona coinvolta, da Barry Levinson (uno dei registi) a Michael Keaton, a Rosario Dawson. Lo straordinario cast è perfettamente congeniale al ruolo che è stato chiesto di fare ad ognuno di loro. E proprio per l’importanza del suo personaggio, abbiamo chiesto a Michael Stuhlbar se fosse stato difficile interpretarlo e come si fosse preparato a questa sfida.

Ah si, è stato davvero difficile. Più imparavo cose su di lui e più sentivo una sorta responsabilità nel mostrare tutti quegli aspetti di lui che lo formavano. E’ un individuo estremamente complicato, realizzato e molto brillante. Sceglie tutte le sue parole in maniera minuziosa e credo che la sua famiglia abbia davvero fatto tutto ciò che era in loro potere definire la propria immagine a livello pubblico e lavorativo. Quindi credo che questo tipo di persone, che vogliono suscitare una certa percezione di se negli altri, stiano sempre molto attenti a come si presentano e a come vengono rappresentati. Noi diamo semplicemente un’occhiata a ciò che possiamo, ciò che vediamo là fuori o leggiamo magari. Ma quando si tratta di mettersi davvero nei panni di qualcuno, quella è un’esperienza totalmente diversa. Quindi ho cercato di assorbire più che posso mentre mantenevo una mentalità aperta per raccontare la storia che mi è stata data. Di solito quando interpreto dei personaggi realmente esistiti, mi informo e leggo più che posso. In questo caso particolare, c’è il video di una deposizione di Richard Sackler ed è online, chiunque può vederla. Dura poco meno di mezz’ora e ne vale veramente la pena. Mostra lui che nel 2015 risponde ad alcune domande riguardo all’Oxycontin e alla compagnia Purdue, oltre che alla natura complicata del loro business. E io ho guardato quel video molte, moltissime volte, e ho cercato di far trovare la sua strada dentro di me a quel personaggio, utilizzando ciò che avevo imparato da esso e mettendolo in tutte le parole che avevo da dire.

Dopesick ha visto quindi un grosso impegno da parte di tutti quanti i collaboratori a questa serie, in una storia che tutt’oggi va ancora avanti. Ognuno degli attori ha sentito una grande responsabilità nel raccontare questa crisi ed è proprio per l’argomento così delicato che ha toccato ogni substrato della società americana, che si sono sentiti in dovere di rendere onore a tutto ciò che i protagonisti e ciò che essi rappresentavano, avevano passato in questi anni. Ed è proprio a Beth Macy che rivolgiamo la domanda successiva, chiedendole quanto effettivamente questa storia abbia cambiato la sua vita.

Oh questa è veramente una bella domanda e decisamente una di quelle difficili. Ho avuto alcune storie di dipendenza nella mia famiglia, andando indietro di quattro generazioni. E una delle cose che ho deciso di fare quando ho deciso di trasformare i miei articoli di giornale in un libro, è stata quella di scrivere sulle persone che la stavano combattendo. Di scrivere dei dottori che hanno cercato di avvisare la Purdue Pharma di ciò che stava accadendo, delle famiglie che hanno cercato di avere delle cure per contrastarla. Di scrivere anche dei procuratori e degli agenti che hanno cercato di fermare questo crimine nelle varie comunità. Molte persone avrebbero potuto scrivere questo libro e sarebbe stato un qualcosa di totalmente diverso. Ma questa era la storia che io ho sentito che avrei potuto scrivere e questo era il modo in cui io potevo affrontarlo, raccontandolo attraverso tre diverse comunità in Virginia nel momento in cui l’epidemia è passata dagli oppioidi all’eroina. Ed è stato davvero difficile per me, perché la persona che ho seguito di più attraverso questa storia è stata uccisa, dopo essere stata abbandonata nella sua dipendenza. Ecco, quel momento è stato molto difficile per me.

Nonostante siano due situazioni ben diverse l’una dall’altra, non possiamo fare a meno di pensare che la storia raccontata in Dopesick possa in qualche modo riflettersi anche sulla nostra realtà di adesso, con una pandemia ancora in corso. La poca fiducia di molti nelle case farmaceutiche è risaputa e spesso viene posto il dubbio anche sulla scienza. Abbiamo quindi chiesto ai nostri ospiti se (e nel caso, come) pensano che Dopesick possa influenzare la situazione attuale.

Penso che ci sia una grande differenza tra il vaccino che ti protegge da un virus e un medicinale che dovrebbe servire ad alleviarti il dolore. Voglio dire, chiunque lo sa, non è una gran sorpresa che gli oppioidi creino dipendenza no? Mentre invece abbiamo avuto un certo numero di vaccini che hanno debellato una varietà di malattie. Dall’altra parte posso effettivamente capire però perchè, specialmente qui negli Stati Uniti, abbiamo un grosso problema con i vaccini, a causa di cose come l’esperimento Tuskegee.

Questo esperimento ci fu negli anni ’30 nella città dell’Alabama da cui ha preso poi il nome. Fu un esperimento clinico sulla sifilide che, prendendo in esame 400 persone nere malate con un gruppo di controllo di 200, cercava di capire gli effetti e la progressione naturale della malattia in un corpo infetto e non curato. Tuttavia, i partecipanti non erano a conoscenza del reale scopo dello studio, tanto che nonostante dal 1940 la penicillina era stata approvata come trattamento per la sifilide, la cura non venne somministrata a nessuno e l’esperimento continuò.

Quindi si, posso capire che ogni volta che veniamo manipolati, o che Big Pharma mente, la nostra fiducia viene erosa sempre di più. Però sai, si può vedere dai numeri che il vaccino sta funzionando, la sola cosa che devi fare è mettere a confronto il numero delle morti nel mondo. E chiunque pensi che ci possa essere un microchip nel vaccino, evidentemente dovrebbero buttare via il proprio cellulare perché è quello il modo in cui veniamo seguiti e tracciati.

Si ma insomma, sarebbe anche un po’ troppo dispendioso! E in America non vogliamo nemmeno pagare per il servizio sanitario a tutti, figuriamoci se mettono un microchip nel vaccino. In più c’è un’altra grande differenza qui: il medicinale di cui tratta Dopesick è stato sviluppato da una compagnia sanitaria privata. Una sola famiglia la controllava e la loro idea principale era quella di avere il maggior numero di persone con la prescrizione di questa droga che causa velocemente una dipendenza. Quindi hanno fatto in modo che l’FDA (l'ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici) abbia dato il proprio consenso, per attirare i dottori nel credere il medicinale non fosse così pericoloso come in realtà era. E siamo arrivati al punto in cui sta andando ancora avanti questa storia, negli Stati Uniti gli oppioidi vengono usati ancora moltissimo se guardiamo i numeri dell’anno scorso. L’idea di base poi è che il vaccino è gratis, lo fai una volta e hai finito. Mentre invece gran parte del marketing dell’Oxycontin era che non creava dipendenza, ma nessuno ha mai prescritto il medicinale con l’idea che lo avresti preso una sola volta e basta.

Se quindi gli attori si trovano concordi sul fatto che Dopesick non sarà una serie che influenzerà in alcun modo la percezione degli spettatori sulle cause farmaceutiche, Beth Macy è più cauta a riguardo e ci racconta di aver ricevuto più volte questa domanda, specialmente su Twitter. Pur non avendo il potere di cambiare l’idea di chi è contrario al vaccino, Macy ci assicura di aver ricevuto entrambe le dosi e di credere totalmente nella scienza.

Però vedi, è proprio questo il punto. In questa storia dell’Oxycontin non c’era assolutamente niente di scientifico convolto. Purdue si è letteralmente comprata la strada sul mercato farmaceutico, hanno usato un metodo subdolo per ottenere l’approvazione, tanto che questa persona che ha dato loro il marchio alla FDA, dopo 18 mesi era a lavorare per la Purdue Pharma, al triplo del loro salario precedente. Posso promettere che questa cosa non succederà con un vaccino? Ovviamente no, non ero nemmeno nella stessa stanza quando è stato creato, però mi sono informata molto, ho letto tutto ciò che potevo dalle persone che hanno lavorato sopra questa incredibile scoperta. Voglio dire, dobbiamo anche un po’ fidarci della scienza! Capisco che la Purdue abbia comprato tutto il suo cammino, ma allora non c’erano così tanti occhi puntati su di loro, mentre questa volta, sul vaccino, tutti gli occhi del mondo li guardano.

Non possiamo che darle ragione, dopotutto: il mondo intero si è fermato per osservare gli sviluppi di questo vaccino che ci ha permesso di ritornare a una sorta di normalità. Mentre il nostro tempo in loro compagnia sta per scadere, rivolgiamo a Beth Macy un’ultima domanda che riguarda la serie: come mai ha accettato di fare una trasposizione del suo libro Dopesick?

Beh principalmente perchè molte persone leggono libri, ed il mio è stato anche un best seller quando è uscito. Però molte più persone, specialmente i più giovani, guardano la televisione, in particolar modo Hulu. Voglio dire, non è che io abbia puntato proprio a quella fascia di audience, quando ho fatto la serie. Però lo show prende questa storia lunga 25 anni, con tutti i suoi punti di vista complicati e la rende comprensibile ed entusiasmante in una serie che dura otto ore. E io so che la gente la guarderà fino alla fine perché continua a migliorare ad ogni episodio. E alla fine di Dopesick avranno capito come siamo arrivati a questo punto, come le persone ci sono cadute in questa trama, perché lo vedranno accadere. E sapranno qual è la risposta a tutto questo.

Nonostante quindi Dopesick - Dichiarazione di dipendenza tratti di una crisi del tutto Americana e risulti a tratti ben lontana dalla nostra realtà europea e italiana, è forse una delle serie più importanti dei nostri tempi per capire come prevenire ed evitare queste situazioni che coinvolgono chiunque, a qualsiasi livello sociale.

Di conseguenza, non possiamo fare altro che consigliarvi la visione di questa serie che mostra le origini di una delle crisi farmaceutiche peggiori negli Stati Uniti. La miniserie Dopesick - Dichiarazione di dipendenza vi aspetta su Disney Plus.

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