Dottor Strange nel Multiverso della Follia: cameo ragionati o fan service?

Dottor Strange nel Multiverso della Follia e il pericolo dei cameo, saranno puro fan service o valido meccanismo narrativo?

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a cura di Manuel Enrico

Spider-Man: No Way Home viene giustamente identificato come il punto di origine degli eventi che animeranno Dottor Strange nel Multiverso della Follia, il prossimo capitolo del Marvel Cinematic Universe. È indubbio che l’incantesimo tentato da Stephen Strange per aiutare il giovane Parker sia la fonte della frattura del multiverso, un azzardo che lo stregone si ritroverà ora a dover affrontare. Questo intrigante elemento viene accompagnata da un altro aspetto di Spider-Man: No Way Home che potrebbe trovare maggior spazio in Dottor Strange nel Multiverso della Follia: i cameo.

D’altronde, se si è liberi di sfruttare il concetto à la Star Trek di infinite dimensioni, in infinite dimensioni, giocare con le realtà diventa una tentazione decisamente irresistibile. Un primo assaggio lo abbiamo avuto già in WandaVision, dove abbiamo visto il Quicksilver ‘mutante’ interpretato da Evan Peters sostituirsi a quello del Marvel Cinematic Universe, Aaron Taylor-Johnson, passato a miglior vita in Avengers: Age of Ultron. Esperimento narrativo ben inserito all’interno dell’economia della serie dedicata a i due Vendicatori, ma che possiamo considerare un divertissement più che un effetto multiverso. Anche il concetto di varianti introdotto in Loki preserva una natura specifica, evitando la trappola del fanservice che ha invece animato l’ultima avventura cinematografica del Tessiragnatele.

ATTENZIONE: quanto segue potrebbe contenere spoiler su Spider-Man: No Way Home e Dottor Strange nel Multiverso della Follia

Dottor Strange nel Multiverso della Follia e il pericolo dei cameo

Spider-Man: No Way Home, a mente fredda e cuore placato, lascia emergere la sua natura di fan service travestito da esplosione del multiverso. Cinicamente possiamo considerare il film John Watts, o meglio la sceneggiatura di Chris McKenna, come un turning point nelle possibilità narrative dell’MCU, considerato come non sia solamente il primo esempio dei pericoli del multiverso (‘il multiverso è un concetto di cui sappiamo ancora spaventosamente poco’ sosteneva Strange), ma trasforma questo concept caro alla dimensione fumettistica della Casa delle Idee in una sorta di carta bianca narrativa. McKenna e Watts sfruttano il multiverso per coinvolgere villain e interpreti dei precedenti Arrampicamuri cinematografici, dando agli spettatori una meravigliosa esperienza emotiva basata sul fan service più estremo, ma segnando anche un pericoloso precedente: col multiverso si può spiegare tutto.

Gestire un concetto come il multiverso è, come facilmente intuibile, incredibilmente complesso. Lo dimostra Dottor Strange nel Multiverso della Follia, che sin dalla sua presentazione è stato accompagnato dalle più disparate ipotesi su come si sarebbe messo a buon uso questa chance. A pilotare queste congetture è stato sempre il favore del pubblico, il tam tam sui social che cercava di crearsi percorsi narrativi entro cui far rientrare la presenza dei propri beniamini. Vedremo il Superior Iron Man interpretato da Tom Cruise? Ci saranno i mutanti capeggiati da Wolverine? Finalmente John Krasinski vestirà i panni di Gommolo? Domande che, da Veri Credenti, fanno ovviamente parte del gioco, ma che ci si augura vengano prese con le dovute precauzioni dai Marvel Studios, che con il multiverso si giocano una carta pericolosa per gli equilibri della Fase Quattro del Marvel Cinematic Universe, dopo averla già resa centrale in colonne portanti come Loki o progetti futuri come Ant-Man and the Wasp: Quantumania.  

Dovessimo ragionare solo in termini di utilizzo ragionato del multiverso, Dottor Strange nel Multiverso delal Follia sarebbe solo l’ultimo dei prodotti dell’MCU a fondarsi su questo elemento, preceduto persino dalla serie animata Marvel’s What if…?, che sappiamo avere una certa affinità con il film di Raimi. Se da un lato possiamo esser incuriosirti da come questo multiverso frammentato sarà trattato nell’inquietante avventura di Strange, dall’altro sembra lecito domandarsi se non ci troveremo davanti a un eccesso di cameo, motivati non tanto dalla linearità della trama, quanto piuttosto da una voglia di stuzzicare i fan con volti noti.

Nonostante il film di Sam Raimi sia previsto nelle sale italiane il prossimo 4 maggio, la tradizionale riservatezza con cui le pellicole del Marvel Cinematic Universe sono accuratamente protette ha concesso di far emozionare i fan dei personaggi della Casa delle Idee con alcune clamorose rivelazioni. L’ultimo trailer di Dottor Strange nel Multiverso della Follia ha mostrato un cameo eccellente, quello di Charles Xavier nella sua versione anziana interpretata da Patrick Stewart, che ha subito scatenato l’hype. Difficile non pensare agli Illuminati, il gruppo di autonominati menti superiori che si posti al di sopra della comunità metaumana nel Marvel Universe. E ovviamente, i conoscitori dei pregressi fumettistici di questa formazione d’elite hanno subito cominciato a teorizzare quali membri potrebbero comparire, da Namor a un Iron Man ‘variante’, dall’atteso Reed Richards a Black Bolt. Una comprensibile curiosità, che deve però ricordarsi che gli eventuali cameo in Dottor Strange nel Multiverso della Follia devono mostrare di avere appreso la lezione di Spider-Man: No Way Home: tutto deve esser al servizio della storia.

Da puro fan service a meccanismo narrativo

Pur essendo animato da una forte componente di fan service, infatti, la trama di Spider-Man: No Way Home ha l’indubbio merito da aver inserito i cameo di villain ed eroi all’interno di un meccanismo narrativo che li rende ingranaggi essenziali della storia, con la sola esclusione del Flint Marko di Thomas Haden Church. Doc Oc, Goblin e Lizard sono il cardine emotivo su cui si basa la decisione etica del Parker di Holland, che viene impreziosita dal confronto con le sue ‘varianti’, che contribuiscono con la loro esperienza a dare al Tessiragnatele dell’MCU una sicurezza che ne preserva l’animo puro, genuino. Merito di una sceneggiatura che trova un equilibrio tra regalia al pubblico e solidità del racconto, rendendo questi cameo ragionati e sinergici alla trama.

Se in Spider-Man: No Way Home si è costruito questo incastro di presenze eccellenti in modo convincente, in Dottor Strange nel Multiverso della Follia i cameo corrono il rischio di perdere questo focus. Pur sapendo che il giudizio potrà esse dato solo dopo la visione del film, ma possiamo lanciarci in qualche ipotesi, soprattutto considerando che il roster principale di personaggi è già noto, visto che al fianco di Strange vedremo Wong, Scarlet Witch, America Chavez e due ‘varianti’ dello Stregone Supremo, già viste in Marvel’s What if…?. La presenza di altri personaggi di dimensioni diversi del multiverso, quindi, rischia di tramutarsi in un puro fan service, riducendoli a dei semplici cameo che non diano ulteriore spessore alla trama ma che si presentino come una strizzatina d’occhio ai fan dei comics, un contentino.

Va anche riconosciuta un’altra possibilità: i cameo di Dottor Strange nel Multiverso della Follia potrebbero essere degli ottimi starting point. Se anziché rivedere vecchi volti noti non spendibili all’interno del Marvel Cinematic Universe avessimo l’occasione di incontrare personaggi che saranno inseriti nelle future produzioni dei Marvel Studios, l’avventura di Strange potrebbe rivelarsi il punto nodale della Fase Quattro, dell’MCU. Il 4 maggio  è ancora lontano, l’attenzione dei fan del Marvel Cinematic Univers ora si concentra sulla prossima serie in arrivo su Disney+, Moon Knight, ma la sensazione è che, per parafrasare il buon Strange,  Dottor Strange nel Multiverso della Follia sia ancora un film ‘di cui sappiamo spaventosamente poco’.

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