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a cura di Manuel Enrico

La nuova vita da sovversivo di Ian torna in edicola in questi giorni con il terzo volume di Dragonero - Il ribelle, I Guardiani di Pietra. Dopo avere assistito alla nascita dei ribelli guidati da Ian e al suo doloroso ritorno nell’amata Solian, per l’ex scout è ora il momento di affrontare un’avventura che mostra quanto il nuovo Impero Erondariano sia scivolato in una pericolosa barbarie sociale.

Una piccola, doverosa precisazione. Parlando con Luca Enoch, autore della sceneggiatura de I Guardiani di Pietra, è emerso come l’evento scatenante della storia dell’albo abbia una radice storica nel nostro mondo reale. Il riferimento storico è il Pogrom di Kielce, avvenuto nel 1946. In questa circostanza, la popolazione locale si accanì su una comunità ebraica sopravvissuta alla Shoa. Se volete approfondire questo momento buio dell’animo umano, potete farlo a questo link.

Minoranze e culti oppressivi

Durante una delle sue incursioni per indebolire il potere imperiale, Ian e le sue Spade di Giustizia sono costrette a trovare rifugio in un dedalo di grotte noto come i Sassi. All’interno di questo ricovero di fortuna, i Ribelli incontrano un gruppo di perseguitati religiosi noti come Eleusi, costretti a lasciare le proprie dimore sotto pressione di uno dei sacerdoti della Signora delle Lacrime.

Gli Eleusi, infatti, sono stati costretti ad abbandonare la propria vita in seguito a ripetuti attacchi di odio e violenza, che si sono susseguiti senza alcun intervento delle autorità. Al contrario, un clima di tacita connivenza tra potere religioso e temporale, fomentato dai sacerdoti della nuova religione dell’Erondar, ha fomentato questo clima di intolleranza.

Costretti alla fuga, gli Eleusi hanno quindi trovato rifugio nei Sassi, dove la loro disperazione culmina in un piano di vendetta, reso possibile dalle conoscenze arcane degli Eleusi.

Chi sono gli Eleusi?

Gli Eleusi, come ci ricorda Luca Barbieri nel suo Cronache della Ribellione, sono una vecchia conoscenza dei lettori di Dragonero. Apparsi in uno dei primi numeri di Dragonero, Nel regno di Zephyr, gli Eleusi sono stati presentati come una comunità di sapienti erboristi e alchimisti, le cui peculiarità li ha portati ad esser spesso visti con sfiducia da parte della comunità erondariana. Il loro uso di erbe ed elisir, che ne hanno anche segnato l’aspetto, ed un abbigliamento tipico sono i segnali che li hanno resi facilmente riconoscibili, ma li hanno anche resi invisi al popolo sospettoso e ignorante, come spiegò una di loro, Eryana, ad Ian:

Gli Eleusi sono una minoranza malvista, purtroppo. L’uso che fanno dei funghi, che li rende glabri e con le labbra nere, è considerato una pratica che allontana dal favore dei Khame

Queste loro caratteristiche li avevano già portati in contrasto con la popolazione durante la precedente vita dell’Impero Erondariano, in cui il culto del Khame Morhea, religione di stato, consentiva una certa libertà di culto, pur tenendo tutto sotto attenta osservazione.

Già in quel clima tollerante, gli Eleusi erano costretti a vivere in ghetti, subendo la violenza e l’intolleranza delle popolazioni cittadine, in veri e propri eccidi noti come pusztulash. Uno dei più famigerati era stato anche rappresentato nella doppia avventura raccolta nel volume La Fine di Yastrad, che ha un legame con I Guardiani di Pietra.

Costruire il nuovo Erondar

I Guardiani di Pietra ha una funzione importante all’interno di Dragonero – Il Ribelle. Il clima acido e oppressivo sviluppatosi nell’Erondar dominato dal culto della Signora delle Lacrime ha esacerbato un’atmosfera disperata generata dalla fine della Guerra con le Regine Nere. In una situazione simile, lo sconforto della gente rischia di venire veicolato verso sfoghi ignobili, come l’accanirsi contro un nemico comune, che incarna la somma delle proprie paure e del desiderio di reagire in qualche modo, a prescindere dal come.

Come ci insegna la Storia, sono tendenzialmente le minoranze ad esser vittime di queste bombe ad orologeria sociali. Gli Eleusi, già nel mirino in passato, diventano quindi una preda facile. Nonostante la loro voglia di non andare in contrasto con il culto di stato ed in cerca di una convivenza che li porta anche ad accettare condizioni vergognose, diventano comunque un bersaglio irresistibile per questa violenza latente.

Ma quanto si può vivere in ginocchio, prima di esser così disperati da voler tentare una resistenza diversa? Gli Elesusi de I Guardini di Pietra sono costretti a veder morire amici senza poter reagire, vengono spinti a lasciare la propria vita da grida di scherno e lanci di pietre. Inevitabile che alcuni di loro decidano di voler reagire, utilizzando proprio quelle conoscenze segrete che li hanno resi odiosi agli occhi dei propri aguzzini.

Enoch è particolamente attento alla costruzione emotiva di questo albo. A ben vedere, il ruolo di Ian è quasi marginale nell’evento che leggiamo. La sua presenza è più legata al ricordo degli eventi di Yastrad, giustamente inserito in questo albo come memorandum per i lettori più affezionati e al contempo presentazione emotivamente coinvolgente per i nuovi amici di Ian. La difficoltà maggiore era far trasparire come l’improvvisa violenza degli Eleusi sia un’estrema ratio a cui queste vittime sono spinte, una decisione che non tutti condividono, come vedremo.

Il tessuto emotivo di questo albo di Dragonero - Il Ribelle è struggente, angosciante. Le prime pagine sono uno schiaffo alla sensibilità del lettore, in cui la ricerca di una sottomissione volontaria degli Eleusi si scontra con la viscida minaccia perpetuata dal sacerdote della Signora delle Lacrime. Enoch puntualmente delinea una teocrazia in cui tutto è ricondotto all’asservimento cieco ad una fede che si configura non come culto, ma come accettazione di un potere temporale tirannico. Un potere che, come vediamo nel finale dell’albo, sembra portare dei dissidi all’interno delle alte sfere della corte imperiale, in cui i due attori principali di questo nuovo ordine sociale, Leario e Roney, sembrano sempre più in rotta di collisione.

Questa visione del nuovo Erondar è anche uno dei motivi per cui Ian e le sue Spade di Giustizia hanno deciso di contrastare l’Impero Erondariano. È importante, in una serie come questa, non mostrare solo lo scontro, ma dare al lettore anche delle storie in cui si presentino le ragioni per cui gli eroi lottano, anche mettendo i protagonisti in secondo piano, come in questo caso, per lasciare che l’attenzione dei lettori venga diretta verso il popolo, verso le vittime. Di Dragonero si è sempre detto che era centrale non solo la figura del protagonista, ma l’Erondar inteso come mondo, fatto di volti e di passioni che ruotano attorno ad Ian. I Guardiani di Pietra onora questo principio, e lo fa mostrando anche i nemici di un tempo, lo conferma nel dipingere un Ian che cerca di impedire un finale tragico, ma che non impone la propria volontà, capendo come in certi momenti la disperazione sia una forza inarrestabile.

Prima si accennava ad un riferimento storico che emotivamente crea un legame tra gli Eleusi e i perseguitati ebrei. Non è un caso, credo, che i protettori degli Eleusi ricordino i Golem, figure della tradizione ebraica e divenuti celebri nella letteratura gotica del XIX secolo.

I Guardiani di Pietra, disegnare la disperazione

A dare un’ottima inquadratura emotiva de I Guardiani di Pietra, è il buon lavoro dei disegnatori di questo albo.

A Vincenzo Riccardi è affidato il presente dell’albo. Riccardi riesce a cogliere la tensione e la disperazione degli Eleusi sin dalla loro prima apparizione, ritraendoli in modo perfetto mentre vagano circospetti e timorosi per le strade della città, arrivando a fornire un impietoso e odioso ritratto della bassezza umana dei cittadini che esultano ed infieriscono sugli Eleusi in fuga. Riccardi estende questa sua ottima interpretazione emotiva anche alle scene più dinamiche, mostrando una violenza dirompente e spietata.

Il flashback su Yastrad è opera di Francesco Rizzato, che coglie i momenti della storia già nota mostrandoli da un nuovo punto di vista, arricchendolo di una tensione e di una ansiosa ricerca di salvezza che offre una nuova visione di un evento già noto, in cui il racconto visivo è accompagnato da una narrazione didascalica contenuta e suggestiva, impreziosita dal lettering di Marina Sanfelice.

A Gianluca Pagliarani va il plauso per un’altra copertina eccellente, in cui campeggiano i due Guardiani, nella loro granitica possanza. La colorazione di Paolo Francescutto è come sempre pensata per esaltare gli elementi cardine del racconto emotivo della tavola.

Dragonero - Il Ribelle torna in edicola a febbraio con il quarto numero, L’urlo della Carne.

Se volete conoscere meglio gli eventi di Yastrad, il consiglio è di recuperare il volume La fine di Yastrad