Assurdo, allucinato, affascinante

I videogiochi in Realtà Virtuale sono tornati di moda e ci sono molte speranze per il futuro. Ma quasi 20 anni fa David Cronenberg ne delineava le potenzialità in un film fantascientifico che mette in scena inquietudini profonde e difficili da ignorare.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

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Con Existenz Cronenberg ha fatto evolvere l'estetica del suo lavoro precedente, Crash, mettendo al centro della scena la carne. Una carne deformata, ferita, alterata nella natura e nello scopo. È abbastanza facile riconoscere il regista osservando come si è evoluta in quasi 20 anni la sua visione artistica.

Il messaggio generale di Existenz - presumibilmente un'avvertenza riguardo alla possibile dipendenza da videogioco che allontana i giocatori dalla realtà - non è proprio nuovo. Infatti le stesse idea furono presentate in un modo più convincente e controverso qualche anno fa nella collaborazione tra James Cameron e Katherine Bigelow, Strange Days

(James Berardinelli, Reelreviews).

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I primi oggetti che creano l'estetica di Existenz compaiono nella presunta realtà, e sono il gamepad e la pistola. Il primo potrebbe è un organo pulsante che ha una specie di joystick: va toccato e carezzato, un'azione che suscita un certo ribrezzo nello spettatore, e si collega al corpo del giocatore (direttamente al sistema nervoso) tramite un cavo che sembra in tutto e per tutto un cordone ombelicale.

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E poi c'è la pistola fatta di carne e ossa, letteralmente, e probabilmente anche sangue. E scopriremo che non ha sparato un proiettile ma un dente umano. E tutto questo accade prima ancora che, almeno in apparenza, si entri nel mondo virtuale. In realtà con l'arma Cronenberg  comincia a instillare il dubbio nello spettatore, ma la scena è creata per eliminare ogni certezza - così come accade a chi entra nel mondo di Existenz.

Il pubblico generale lo troverà probabilmente insensato e caotico, mentre i fan di Cronenberg ci discuteranno sopra (James Berardinelli, Reelreviews).

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Vedremo poi una stazione di servizio nel cuore della notte, il cui gestore è attrezzato per interventi chirurgici. Una casa nel bosco e un ristorante cinese con piatti davvero molto particolari. Vedremo personaggi secondari agire in modo assurdo, ma solo perché il software è difettoso. Cronenberg accumula elementi estetici e simbolici, cercando sempre di mantenere lo spettatore a un passo dalla comprensione ma senza mai permettergli di arrivare fino in fondo.

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Cronenberg tuttavia non si accontenta di mostrarci oggetti che molti di noi definirebbero rivoltanti.

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Il regista ci sfida a resistere di più, a guardare i personaggi che mangiano quelle cose, animate o inanimate che siano. Seduti in ristoranti che potrebbero essere stati progettati da un Bosch ibridato con un Giger.