Analisi e Curiosità

Pellicola insolita e inquietante, visivamente suggestiva, che si lascia leggere in chiavi diverse. Fu l'unico lungometraggio diretto dal designer pubblicitario Saul Bass, grafico di talento e famoso autore di titoli di testa.

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a cura di Tom's Hardware

Il regista Saul Bass attinge a piene mani nel repertorio fantastico dilatando un'allegoria sul conflittuale rapporto tra uomo e natura alle dimensioni metafisiche di un dramma universale, con un tentativo che sembra emulare le speculazioni filosofiche di 2001: Odissea nello spazio. Bass ha diretto anche sette cortometraggi di animazione e documentari tra Why Man Creates (1968) con cui vinse un Oscar. Le riprese all'interno del formicaio sono assolutamente formidabili e sono opera di Ken Middleton, futuro regista del film Bug - insetto di fuoco. Gli interni del film furono girati ai Pinewood Studios in Inghilterra mentre gli esterni furono girati in Kenya, mentre il film è ambientato nel deserto dell'Arizona negli Stati Uniti.

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Il film fu un fiasco al botteghino e rimase l'unico lungometraggio diretto da Bass. Da allora la pellicola ha conquistato un certo seguito da piccolo film di culto a causa della messa in onda in televisione a partire dal 1975, e fu anche trattato nella serie Mystery Science Theater 3000.

Alla distribuzione iniziale il film ricevette critiche in parte negative. La rivista Variety lo correlava ai film di mostri degli anni cinquanta in cui figuravano insetti giganti. Time Out London scrisse che gli effetti speciali avevano assunto la priorità sulle idee. A.H. Weiler del New York Times scrisse che «Per tutte le buone intenzioni, scientifiche e umane, Fase IV piange per avere una fase V di spiegazioni più soddisfacenti.»

Curiosità

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Dalla bozza della sceneggiatura di Mayo Simon fu tratto, dallo scrittore di fantascienza Barry Malzberg, il romanzo omonimo Fase IV. Fu pubblicato nel 1973, dieci mesi prima dell'uscita del film, e l'autore terminò la scrittura rapidamente, in meno di una settimana. Non partì dalla sceneggiatura definitiva, bensì da un semplice canovaccio, mancante anche dei dialoghi. Ebbe così l'idea di intervallare nel racconto estratti del diario di uno dei protagonisti, utilizzando tale artificio narrativo per ampliare il testo, altrimenti troppo scarno. Nel film, uscito dieci mesi dopo la pubblicazione del romanzo, si fa uso di molti brani tratti dal diario ideato dallo scrittore e interpretati da una voce narrante senza che Malzberg sia citato nei crediti finali dell'opera cinematografica.

Retrocult è la rubrica di Tom's Hardware dedicata alle opere culturali del passato. C'è un'opera precedente al 2010 che vorresti vedere in questa serie di articoli? Faccelo sapere nei commenti oppure scrivi a retrocult@tomshw.it.

Omar Serafini

Classe 1965, è laureato in Ingegneria Elettronica e in Scienze della Comunicazione, con una tesi sulla Storia e critica della filmografia di Godzilla del periodo Showa. Ha curato molti prodotti dedicati al genere kaiju eiga, e ha collaborato con Fantascienza.com, e Università dell'Insubria di Varese nell'ambito dei seminari Scienza & Fantascienza. Nel 2011 crea il podcast FantascientifiCast (Facebook - Twitter), già vincitore di diversi riconoscimenti. Potete trovare Omar su Twitter.

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